L'arte ai tempi del Covid-19: Emilio Isgrò

L'arte ai tempi del Covid-19: Emilio Isgrò

Italia

L'arte ai tempi del Covid-19: Emilio Isgrò
Mentre nella maggior parte del mondo i musei e gli spazi dell'arte sono chiusi e dobbiamo limitare al minimo i nostri spostamenti fisici, gli spazi mentali sono liberi e infiniti, come è infinito anche lo spazio in rete.
Usiamo quindi la rete per arrivare nei luoghi di lavoro e nelle menti di alcuni artisti contemporanei, da Oriente a Occidente.
Come vivono questo capitolo drammatico della nostra storia? Su cosa stanno lavorando?
Rai Cultura ha chiesto agli artisti di offrire una testimonianza attraverso le immagini e le parole.

Emilio Isgrò ha partecipato all'iniziativa proponendo l'opera Beatrice trasmutata, 2019 (acrilico su libro su tavola 83 x 119 cm)

Quando la solitudine viene imposta a tutti gli uomini da un virus così insidioso, è chiaro che l’artista, che alla solitudine è abituato, si può ritrovare fraternamente vicino agli altri esseri umani. Non con il distacco che a volte l’arte esprime, ma con la vicinanza che è propria dell’arte migliore. È nei momenti di solitudine che si crea. Cerchiamo quindi di cavare, da un male così terribile, un bene che almeno ci compensi: la possibilità di riflettere e di pensare.
Emilio Isgrò

  

Emilio Isgrò, nato a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1937, ha esordito nel 1956 con la raccolta di poesie Fiere del Sud.  La passione per la letteratura, e per il teatro si è intrecciata, sin dall'inizio del suo percorso, con la ricerca artistica  e pittorica e nel 1964 ha realizzato le prime cancellature su enciclopedie  e libri contribuendo alla nascita e agli sviluppi della poesia visiva e dell'arte concettuale.
L'invenzione di un linguaggio, rigorosamente monocromatico, fondato sul segno associato per convenzione ad una negazione, non ha mai avuto, nella poetica dell'artista siciliano, il  segnificato di un atto distruttivo, di azzeramento di contenuti, ma  ha istituito, piuttosto, una personale modalità di  riflessione sulle forme della rappresentazione.
Secondo Isgrò, ribaltata nel suo significato:

 La cancellatura è come lo zero in matematica, chiamato a formare da solo, tutti i numeri e tutti i valori.


Una pratica atistica che  ha trovato corrispondenze con le più avanzate ricerche contemporanee. Come ha commentato Germano Celant:

La sottrazione della scrittura, che si traduce ora in immagine, ha forti analogie con la scoperta del silenzio di John Cage o con lo sguardo rivolto all’insignificante e all’invisibile che è stato professato da Fluxus, da Walter De Maria a George Brecht: una mobilitazione dell’attenzione.
 


Emilio Isgrò è stato presente alla Biennale di Venezia nel 1972, e ancora nel 1978, 1986 e 1993.
Tra le  opere e i progetti dell'artista si ricordano: Dichiaro di non essere Emilio Isgrò,1971; L'ora italiana, in memoria delle vittime della strage alla stazione ferroviaria,1986; Seme d’arancia, donato alla città natale Barcellona di Sicilia come simbolo di rinascita sociale e civile per i paesi del Mediterraneo,1998; Le api della Torah, progetto in cui l'artista sviluppa il "ciclo degli insetti", già presenti nei suoi lavori degli anni Settanta,1991; La Costituzione cancellata, 2010; Monumento all’Inferno, 2018.