Canova a Roma

Un racconto di Maria Vittoria Marini Clarelli

Una delle primissime opere che conosciamo di Canova è la scultura che rappresenta Dedalo e Icaro.
L’artista aveva iniziato a lavorarci nel 1777, a soli 20 anni, per terminarla due anni dopo e guadagnare ben cento zecchini. Ottenuta su commissione dal procuratore di San Marco, Pietro Vettor Pisani, la scultura, che oggi si trova al Museo Correr di Venezia, aveva riscontato grande ammirazione fin da quando venne esposta al pubblico per alcuni giorni alla festa dell’Ascensione.

Con questi primi compensi il giovane Canova lasciò la sua cittadina natale alla volta di Roma, sicuro che solo lì avrebbe trovato l'ambiente ideale per l'ispirazione della sua arte

Quando Canova giunse a Roma, nel 1779, al soglio pontificio c'era Papa Pio VI Braschi e la città era un centro d’eccellenza per l’arte contemporanea. 
Il Neoclassicismo era all'apice delle sue glorie e la modernità era espressa nel recupero degli ideali dell’Antico (Neoclassicismo).
Il giovane Canova dedicava fin da subito le sue visite alle collezioni d’arte antica più importanti della città: quella dei musei Vaticani, aperti al pubblico solo dal 1771, e quella dei musei Capitolini. Nel giro di breve tempo, lo scultore entrava nella cerchia artistica di collezionisti e antiquari più prestigiosa di Roma. 

L’antico, avrebbe detto Canova, bisognava mandarselo in sangue


All’inizio della sua permanenza romana Canova fu ospite a Palazzo Venezia dell’Ambasciatore veneto Girolamo Zulian, grande mecenate di artisti veneti nell'Urbe. Sarà proprio Zulian che conferirà a Canova le prime commissioni romane, tra cui Teseo sul Minotauro (1781) e Psiche (1793). 
La fama dell’artista crebbe rapidamente e nuove e impegnative commissioni arrivarono da ogni parte d’Europa. Da Roma, Canova lavorerà per sovrani, principi, papi ed imperatori di tutto il mondo. 

Proprio perché fu consacrata a Roma, custode per eccellenza dell’antico e del bello, la sua fama si diffuse così velocemente e resse tanto a lungo: pochissimi artisti ne hanno goduta altrettanta in vita. 
Maria Vittoria Marini Clarelli

Quando i francesi occuparono Roma, nel 1798, l’artista si recò a Possagno dove rimase un paio di anni dedicandosi soprattutto alla pittura a tempera. 
Nel 1800, placati i disordini, Canova decise di tornare a Roma per proseguire il suo lavoro. Lo accompagnò il fratellastro Giovanni Battista Sartori, che gli sarà fedele segretario per tutta la vita. 

In questo servizio girato nell’ambito della mostra Canova. Eterna Bellezza, Maria Vittoria Marini Clarelli (Sovrintendente Capitolina su Canova), racconta dell’arrivo a Roma del giovane scultore e dell'impatto che ebbe il suo lavoro sull'arte e la storia della città. 

LA MOSTRA
Canova. Eterna Bellezza
Museo di Roma Palazzo Braschi, Roma
19 maggio - 21 giugno 2020