Lea Vergine, se ne va una pioniera

L'altra metà dell'arte

Quando arriva, dopo molti mesi di rinvii, il momento in cui non si può più differire la stesura di un’introduzione che è cimento e certame, si fumano quaranta ‘serraglio’ al giorno, ci si chiude in casa sperando di ammalarsi, si pasteggia ad ansiolitici, si legge Gian Battista Vico, si raccolgono gli sparsi appunti, le larve, le scalette, messe giù con la speranza che – tanto – poi – al momento – basterà – cucirli – insieme – perché – ormai – tutto – è – nella – testa, si mendica l’attenzione di qualche figura amica e le si legge il risultato di tutto questo
Lea Vergine, 1980

Queste parole di Lea Vergine, sono l'incipit  di un libro importantissimo per la storia dell’arte contemporanea, L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940, Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche (Mazzotta editore, 1980, rieditato nel 2005), della cui mostra omonima, da lei curata - presso Palazzo Reale di Milano - qui proponiamo un'originale intervista dell'epoca. In piedi, davanti a Lea Vergine, a porre le giuste domande, c'è un'altra donna di spiccato valore intellettuale, la cui scomparsa avvenuta nello stesso periodo dell'intervistata, ha destato meno scalpore presso i media. Si tratta di Anna Zanoli (1934-2020), storica dell'arte longhiana e regista Rai fin dagli anni Sessanta, autrice di programmi e tematiche pionieristiche, oggi patrimonio dei nostri archivi televisivi. 
Evento curato in maniera personalissima, con L'altra metà dell'avanguardia Lea Vergine ha messo in luce la funzione delle donne nell'arte della prima metà del Novecento, apportando un contributo unico e fondamentale nell'approccio critico e nella scoperta dell'opera artistica femminile.

Nella foto Lea Vergine nella sua casa nel 1996. Foto di Donatello Brogioni/Contrasto

L'arte non è necessaria, è il superfluo. E quello che ci serve per essere un po' felici o meno infelici è il superfluo. Non può utilizzarla, l'arte, nella vita. 'Arte e vita' sì, nel senso che ti ci dedichi a quella cosa, ma non è che l'arte ti possa aiutare
Lea Vergine

Lea Vergine (1938-2020), di battesimo Lea Buoncristiano, era nata a  Napoli dove aveva conosciuto il secondo marito Enzo Mari (1932-2020), sposato nel 1978 a Milano.  Fin dagli anni Settanta, Vergine (era il cognome del primo marito), collabora con importanti testate (Il Manifesto, Il Corriere della Sera) e molti periodici. 
Come critica d'arte e donna, Lea Vergine si è distinta per rigore, anticonformismo e originalità; il suo sguardo acuto e ironico, la sua figura esile e raffinata, l'hanno accompagnata per decenni nel dialogo con la cultura nazionale e internazionale. Con mostre e saggi ha percorso la contemporaneità e ha offerto l’occasione di riflettere su comportamenti, passioni, riti e  mode. Nei suoi libri ha svelato le trame complesse delle azioni umane e interagendo con la cultura del passato ha riportato al presente temi scottanti, lasciando intravedere i futuri sviluppi. 
Il lavoro intellettuale di Lea Vergine, nasce sempre dalla ricerca sul campo. Critica militante, testimone diretta della nascita e crescita della Body Art, uno dei più controversi movimenti artistici del Novecento, Lea Vergine è stata la prima a intuire e teorizzare la nuova corrente performativa con il libro Il corpo come linguaggio (1974), testo che riscuote subito un successo internazionale. A seguire le sue moltissime e originali mostre, oggi patrimonio della storia dell'arte. Lea Vergine è stata commissario per la Biennale di Venezia (1990) e ha curato importanti convegni quali, Arte: utopia o regressione? (San Marino, 1991), e La scena del rischio (Galleria d’Arte Moderna di Torino, 1996).

Tra le sue numerose mostre
L’altra metà dell’Avanguardia (Milano, Roma, Stoccolma, 1980-1981); Arte programmata e cinetica (1953-1963). L'ultima avanguardia. (Milano, 1983-1984); Gina Pane. Partitions. Opere multimedia 1984-85 (Milano, 1985-86); Omaggio a Carol Rama (Milano 1985); Geometrie dionisiache (Milano, 1988); Quando i rifiuti diventano arte. Trash rubbish mongo (Trento e Rovereto 1997-1998); Il Bello e le bestie (Trento e Rovereto, 2004-2005); D’Ombra, (Siena, Nuoro, 2006-2007); Un altro tempo. Dal Decadentismo al Modern style (Trento e Rovereto 2012-2013)

Non mi sono mai sentita un critico, piuttosto una persona che scriveva di cose che non erano e potevano essere
Lea Vergine

Tra le sue numerose pubblicazioni
Il corpo come linguaggio (1974); Attraverso l'Arte/Pratica Politica (1976); Dall'Informale alla Body Art. Dieci voci dell'arte contemporanea: 1960/1970 (1976); L'arte ritrovata (1982); L'arte in gioco (1988); Gli ultimi eccentrici (1990); L'arte in trincea. Lessico delle tendenze artistiche 1969-1990 (1996); Ininterrotti transiti (2001); Schegge. Ester Coen intervista Lea Vergine sull'arte e la critica contemporanea (2001); L'altra meta dell'avanguardia 1910-1940 (2005); Parole sull'arte 1965-2007 (2008). Capri 1905-1940. Frammenti postumi (2011); Un altro tempo. Dal Decadentismo al Modern style (2012); La vita, forse l'arte ( 2013)