Casa Museo Venanzo Crocetti

La ricerca della forma estetica pura nella scultura

A Roma, fuori dai percorsi turistici del centro storico, sulla via Cassia al numero 492 si trova un complesso monumentale poco conosciuto che si estende su 3000 mq: fu eretto dallo scultore Venanzo Crocetti (1913-2003). Qui visse e lavorò l’artista dal 1951 fino alla sua morte e oggi il complesso ospita non solo la sua Fondazione ma anche la sua casa e il grande museo con 171 bronzi, 11 marmi, oltre ad alcune opere in gesso e disegni.


Venanzo Crocetti al lavoro nel suo studio con la scultura Lotta di animali, 1968

L’artista nacque in povertà a Giulianova, un paesino dell’Abruzzo e rimase orfano a 12 anni.  Nel 1928, a quindici anni, già si distingueva per la sua bravura nel disegno e il suo talento fu notato quando, in vacanza dallo zio paterno a Porto Recanati, incontrò Biagio Biagetti, pittore e anche Direttore del Laboratorio dei Restauri d’Arte del Vaticano a Roma, il quale offrì a Crocetti un impiego come apprendista restauratore. Nella capitale il ragazzo coltivò la sua vena artistica nel tempo libero, si iscrisse a corsi serali all’Accademia Libera del Nudo artistico e avviò così una carriera che in pochi anni lo portò a vincere il primo premio di scultura per giovani artisti all’Accademia di San Luca (1931), a esporre alla Mostra internazionale d’Arte Sacra (1934) e a partecipare a due Biennali di Venezia nel 1936 e 1938.

Fu proprio alla Biennale del 1938 che vinse il Gran Premio della scultura e da lì la carriera dell’artista susseguì in rapida ascesa, con diverse committenze pubbliche; Marcello Piacentini lo coinvolse per la decorazione interna della cappella universitaria de “La Sapienza”, ricevette inoltre l’incarico per la cappella di Sant’Agnese nella Basilica di Sant’Eugenio e gli venne commissionata la realizzazione di un “Monumento ai Caduti di Tutte le Guerre” a Teramo.
 

Diventò un grande maestro della scultura italiana del Novecento, le sue opere oggi occupano una sala permanente al Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo e si trovano in ben ventuno città e parchi del Giappone, in 3 collezioni in Svizzera, a Shanghai e a Parigi e in altre sparse in una trentina di città Italiane.


Negli anni Settanta Crocetti ha realizzato il grande gruppo equestre ''Il giovane Cavaliere della Pace'', che e' stato esposto a Hiroshima, al Palazzo dell'Onu a New York, all'Ermitage a Pietroburgo, al Museo Tretyakov a Mosca e al Parlamento Europeo a Strasburgo. Nel 1991 Il Cavaliere della Pace viene collocato definitivamente sulle colline di Colignì a Ginevra, Svizzera

Le sue fonti d’ispirazione erano molteplici: agli inizi della sua carriera si appassionò allo studio anatomico degli animali e visitava spesso il Giardino Zoologico di Roma per studiare gli animali dal vivo. Durante la sua carriera eseguì anche molti ritratti, busti e figure intere, soprattutto donne, colte con naturalezza mentre sono assorte in un’azione: la bagnante che si asciuga i capelli, la ballerina che si riposa, la zingara che riflette.  

Venanzo Crocetti La Zingara che riflette, 1937


 L’opera “La ragazza che si asciuga i capelli” di Venanzo Crocetti è collocata dal 2016 al Vittoriale degli Italiani, Gardone Riviera.

Crocetti vinse anche il concorso bandito dalla Città del Vaticano nel 1947 per la realizzazione di una delle porte della Basilica di San Pietro, ma passarono diciassette anni, durante i quali la sua idea originaria fu modificata molte volte, prima che papa Paolo VI benedicesse l’installazione dell’opera nel 1965.


Venanzo Crocetti col Papa Paolo VI nel 1965 in occasione dell'inaugurazione della Porta San Pietro

Crocetti frequentava dunque gli ambienti cattolici e negli anni le committenze religiose dell’artista si intensificarono; l’arte sacra ha un ampio spazio nella carriera dell’artista, uomo profondamente convinto della sua fede. L’artista morì i 3 febbraio 2003 e riposa oggi in un’urna conservata in una piccola cappella da lui stesso disegnata, decorata e allestita all’interno del suo museo.

Venanzo Crocetti in vita fu celebrato dalla critica ma non alla pari di altri scultori a lui contemporanei come Manzù e Arturo Martini, al quale proprio Crocetti successe alla Cattedra di scultura all’Accademia delle Belle Arti  di Venezia. Chi ha conosciuto il maestro avanza l’ipotesi che la scarsa notorietà sia dovuta al suo carattere  difficile e alla sua totale dedizione al lavoro che svolgeva senza distrazioni e senza coltivare relazioni nel  mondo dell’arte. Dopo la sua morte è stato pressoché dimenticato, a torto, dalla critica. Le sue opere meritano maggiore notorietà nella storia dell’arte. 


Si ringrazia la Fondazione Venanzo Crocetti per la gentile collaborazione.