Il Novecento secondo Roberto Casamonti

La collezione visibile a Palazzo Bartolini Salimbeni di Firenze

Il XX secolo in arte non è stato un secolo breve, come si dice sia stato per i fenomeni sociali che lo hanno caratterizzato, ma, al contrario, un secolo ricco di tensioni e ideazioni di linguaggio, oltretutto epoca memorabile per aver abbattuto alcune barriere e sfumato i confini tra arte visiva, architettura, poesia, teatro, design, cinema e altre discipline. Era doveroso per me tenere conto dei fenomeni che, oltre ad avermi conquistato, mostravano anche alcuni primati di singolarità che in arte hanno pur sempre il loro peso.
Roberto Casamonti 

Con il secondo allestimento che si snoda in sei sale e annovera quasi ottanta opere, si è completato il racconto della scena artistica del Novecento filtrato dalla visione, dalla sensibilità, dal gusto di Roberto Casamonti, gallerista di fama internazionale.
Grande esperto d'arte, Casamonti ha costruito un personale osservatorio sul complesso e articolato panorama visivo del Ventesimo secolo, attraverso una collezione di centottantasette opere e centotrentotto artisti, raccolta in cinquant'anni di appassionata ricerca.

Ho pensato di voler condividere con la città di Firenze, alla quale sono da sempre affettivamente legato, la mia collezione per poter fare in modo che i valori di cui l’arte è portatrice possano essere condizioni non esclusive ma pubblicamente condivise.
Roberto Casamonti 

Ospitata a Palazzo Bartolini Salimbeni di Firenze, architettura cinquecentesca progettata da Baccio d’Agnolo, la collezione Casamonti è stata aperta al pubblico nel 2018, con la direzione della storica dell’arte Sonia Zampini, proponendo una selezione di opere relative alla prima parte del Novecento, dall'inizio del secolo fino agli anni Sessanta, che documentano i linguaggi delle avanguardie storiche, come il futurismo, la metafisica, il surrealismo, l'astrattismo. 
Dal 2019 il percorso espositivo è proseguito con una nuova sezione, Da Boetti a Schifano e Da Mirò a Basquiat, che si inoltra nell'ultima parte del Novecento e offre un’esaustiva panoramica sulle scuole e i movimenti artistici attivi in Europa e negli Stati Uniti dal 1960 ai nostri giorni. 

Questa seconda selezione  - risponde anzitutto a criteri qualitativi strettamente inerenti le mie passioni e le mie valutazioni a fronte di numerosi parametri: una certa attrazione magnetica esercitata su di me dall’opera di un determinato artista, la durata del valore estetico di un’opera nella mia percezione che, col passare degli anni, è accresciuta anziché diminuita; o quando una forma di bellezza da me considerata tale ha avuto la forza d’urto provocatoria che ha sfidato i miei gusti e le mie concezioni in materia d’arte. Naturalmente nelle mie decisioni ha contato anche l’autorevolezza di qualche storia artistica che ho constatato essere obiettivamente fondata.
Roberto Casamonti

In mostra vi sono, tra le altre, opere di Boetti, Pistoletto, Merz, Kounellis, Paolini, Calzolari, Penone e Pascali, “alcuni tra i più autorevoli protagonisti di quella koiné linguistica definita Arte Povera, venuta alla ribalta, in quanto movimento condiviso da un congruo numero di artisti, a partire dal 1967.”
Racconta il curatore dell'esposizione Bruno Corà: “Di alcuni di loro Casamonti ha acquisito e destinato alla Collezione più di un’opera. È il caso di Pistoletto e soprattutto di Boetti, che dopo Fontana è l’artista a cui egli ha dedicato più energie, passione e attenzione”. Nella collezione anche testimonianze della Scuola di Piazza del Popolo, della Pop Art, del Graffitismo, della Transavanguardia, del Nouveau Réalisme, di Fluxus, con presenze internazionali contemporanee tra le quali Anselm Kiefer, Anish Kapoor, Tony Cragg, Keith Haring, Basquiat, Gilbert&George, Marina Abramovich e Bill Viola.

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