Il Sacro Catino

Museo della Cattedrale di San Lorenzo

In epoca medievale il culto delle reliquie e il continuo tentativo di ritrovare e impadronirsi sempre di nuovi e più mirabolanti manufatti e testimonianze del divino, raggiunse il suo apice

Anche Genova non fece eccezione e ancora oggi, nel Museo del Tesoro della Cattedrale, si conserva uno degli oggetti più importanti e misteriosi portati dall’Oriente. 
È il 1101: Guglielmo Embriaco alla testa di un contingente genovese assedia e cattura la città di Cesarea, un luogo portuale fatto costruire da Erode il Grande. Ed è lì che si impadronisce di un manufatto unico al mondo, il piatto in cui Cristo avrebbe mangiato durante l’Ultima Cena. Ma riportato a Genova, il Sacro Catino sembra scomparire dalla storia per quasi due secoli, quando ricompare tra le pagine della Cronaca civitatis ianuensis, scritta dal vescovo di Genova, Jacopo da Varagine. Nasce il mito. 
Accostato al Sacro Graal, si pensava che questo meraviglioso oggetto fosse stato realizzato scolpendo un unico e gigantesco smeraldo


Il Sacro Catino, Museo del Tesoro di San Lorenzo, Genova

Fin dal Quattrocento molti provarono a impadronirsene: dal Maresciallo Boucicault a Carlo V, fino a Napoleone, l’unico che vi riuscì. Il Catino ritornò dalla Francia frantumato in 10 pezzi e subito venne considerato, dagli studiosi, un manufatto più tardo, databile al IX secolo dopo Cristo. 
Solo l’ultimo restauro del 2017, presso l’Opificio delle Pietre Dure di Roma, ha permesso di vederlo nuovamente splendere, nella sua meravigliosa trasparenza e di conoscerne anche gli ultimi e straordinari segreti. 

Il Sacro Catino aveva in serbo alcune sorprese. Le analisi hanno rivelato che il vetro soffiato di cui è composto sarebbe assimilabile, per fattura e qualità dei materiali, proprio a un manufatto realizzato attorno al primo secolo avanti Cristo

Un oggetto, quindi, che potenzialmente avrebbe potuto essere in quella stanza di Gerusalemme 2000 e più anni fa, al centro della Cena più famosa di tutta la storia.


Ideazione, contenuti e presentazione video Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Riprese, regia e montaggio Lorenzo Zeppa
Fotografie Fabio Bussalino