L'Adorazione dei Magi di Joos van Cleve

Chiesa di San Donato

Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento a Bruges, nelle Fiandre, si trova una numerosa colonia di genovesi. Sono commercianti, banchieri, uomini d’affari, veri e propri business men nel senso contemporaneo del termine, con interessi che spaziano dall’argento, alle spezie, fino ai tessuti 

Oltre a commerciare in materie prime e lavorare ad investimenti bancari, ai genovesi interessa l’arte e in particolare, proprio quella fiamminga che in Italia è di gran moda. Tra questi si trova anche Stefano Raggio, che sin dal 1500 e per più di dieci anni, i documenti indicano attivo negli affari all’interno della Nazione genovese in Fiandra.
Fu così che Genova si riempì di capolavori nordici, che andavano a decorare le cappelle delle famiglie più ricche nelle chiese della città e del suo territorio.


Joos van Cleve, Trittico dell’Adorazione dei Magi, 1515 circa, olio su tavola, Chiesa di San Donato, Genova
 
Dall'incontro fra Stefano Raggio e il giovane pittore Joos van Cleve, nascono alcune sontuose committenze. La più monumentale è quella per il Trittico della Adorazione dei Magi, realizzato attorno al 1515 e a seguire, pochi anni dopo, il bel Ritratto dello stesso Stefano (acquistato nel 2001 dalla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola). 
Raggio, con il tipico fiuto dell’uomo d’affari, vede nell'emergente Van Cleve l’interprete ideale per le sue idee celebrative, una forma di autoaffermazione che nel trittico assumerà forma e significato di ruolo e posizione sociale. Il suo ritratto infatti, campeggia nell'anta sinistra, inginocchiato, con vesti tipicamente fiamminghe, un lungo mantello dal bavero di pelliccia che lascia intravedere le maniche rosse dell’abito. Raggio inoltre, è accompagnato dal suo santo, Stefano come lui, mentre sull’inginocchiatoio trova posto lo stemma di famiglia. 

Nella scena centrale esplode il linguaggio strepitoso di Van Cleve, un trionfo di colori, forme e abilità mimetica che rendono la grande tavola palpitante di realtà

L'occhio corre sulle ricche vesti dei Magi, sui tessuti preziosi realizzati con maestria, sulle pissidi che racchiudono l’oro, l’incenso e la mirra, capolavori di arte orafa del centro Europa, e ancora, sui marmi e le lastre di pietra che fanno da contorno alla scena. 
Non fu solo Stefano Raggio a ritenere eccezionale quest’opera. 



La sua qualità non è infatti sfuggita, in tempi più recenti, anche a chi aveva intenti bene meno nobili. Nel 1974, l’opera fu rubata e fortunatamente ritrovata, ma era ormai stata smembrata in diverse tavole. Un’operazione dissennata, che ha portato questo capolavoro dell’arte fiamminga ad aver bisogno di frequenti restauri e di un continuo monitoraggio. 
Resta da dire infine, che da cinquecento anni L'Adorazione dei Magi di Van Cleve a San Donato, ha ancora la forza di soggiogare l’osservatore e di evocare, attraverso le immagini, il potere economico e la lungimiranza dei genovesi del Cinquecento, veri uomini d’impresa che seppero tenere in pugno la finanza internazionale, senza perdere di vista gli investimenti culturali.

Ideazione, contenuti e presentazione video, Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Riprese, regia e montaggio Lorenzo Zeppa
Fotografie Fabio Bussalino