L'Immacolata di Pierre Puget

Oratorio di San Filippo Neri

L’elemento artistico di principale rilievo all’interno dell’Oratorio di San Filippo Neri a Genova, è senza dubbio la statua marmorea dell’Immacolata di Pierre Puget

Tra un tripudio di affreschi e di stucchi dorati in stile rococò, il bianco del marmo dell’Immacolata di Pierre Puget, si stacca dal contesto brillando di luce propria sopra all’altare.


Pierre Puget, L'Immacolata, 1670 ca., Oratorio San Filippo Neri, Genova

La statua, una delle opere più importanti dell’intera carriera dell’artista marsigliese, realizzata intorno al 1670, venne inizialmente pensata per la decorazione della cappella privata del Palazzo Stefano Lomellini in Strada Nuovissima, l’attuale via Cairoli, e doveva quindi rappresentare inizialmente il fiore all’occhiello di uno dei Palazzi dei Rolli più prestigiosi della città. Soltanto nel corso del Settecento, l’opera venne donata all’Oratorio dalla stessa famiglia Lomellini ed ancora oggi, seppure abbia perso il suo ruolo d’inscindibilità rispetto all’originario luogo di collocazione, è di una potenza assoluta.


Pierre Puget, L'Immacolata, 1670 ca., Oratorio San Filippo Neri, Genova 

L’abilità del Puget è quella di riuscire a creare un movimento a spirale che eleva verso il cielo Maria che a braccia conserte, raccolta in preghiera, mentre guarda a terra, incrocia lo sguardo dell’osservatore rivolto verso il suo viso puro e intatto. I putti sottostanti sospingono la Vergine reggendo i simboli delle Litanie lauretane, spesso riferite al culto dell’Immacolata. La raffinatezza della veste e la purezza della donna si fondono perfettamente creando un’armonia compositiva eccezionale.

Il marmo plasmato alla perfezione da Puget, con estrema semplicità crea l’espressione dolce e calma della donna


Pierre Puget, L'Immacolata, 1670 ca., Oratorio San Filippo Neri, Genova, dettaglio 

Puget giunge a Genova dopo aver appreso a Roma la tecnica barocca del Bernini e di Pietro da Cortona. Il suo arrivo in Liguria corrisponde quindi all’inizio di una nuova fase scultorea che darà il via a una scuola di scalpellini. Questa diventerà un punto di riferimento in Europa grazie all’allievo di Puget, Filippo Parodi, che a partire dal tardo Seicento riprenderà in molti casi proprio questa scultura per le sue creazioni.

Ideazione e contenuti Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Presentazione video Beatrice Zulian
Riprese, regia e montaggio Lorenzo Zeppa
Fotografie Fabio Bussalino