Museo Marino Marini
Un artista e la sua eredità
Marino Marini, uno tra i più importanti artisti italiani del Novecento, nacque a Pistoia centoventi anni fa, il 27 febbraio del 1901. In un primo momento Marini è attratto soprattutto dal disegno e dalla pittura, una passione che lo spinge a iscriversi, sedicenne, all'Accademia di Belle Arti a Firenze. L’interesse per la scultura matura soltanto tre anni più tardi.
Alcune opere dell'artista al Museo Marino Marini a Firenze. Foto Massimo Pacifico
L’artista ha 28 anni quando Arturo Martini gli chiede di occupare la cattedra di scultura presso la scuola d’arte di Villa Reale di Monza; quello stesso anno, nel 1929, realizza la sua prima importante scultura, "Popolo", e viene notato dal pubblico e dalla critica.
Negli anni a seguire ottiene i primi riconoscimenti e alla II Quadriennale di Roma nel 1935 vince il primo premio per la scultura.
Intorno alla metà degli anni Trenta Marino Marini realizza le sue prime versioni delle figure cavallo-cavaliere. "Il Cavaliere di legno", datato 1936-1937, è uno degli antecedenti più emblematici di questa serie apparentemente infinita. L’idea della statua equestre diventa quasi un’ossessione dello scultore che continua la sua ricerca realizzando diverse opere su questo tema: dalle prime visioni armoniose e realistiche giunge a una trasfigurazione astratta nella rappresentazione del rapporto tra uomo e natura in chiave metaforica.
Marino Marini con la moglie Mercedes Pedrazzini, chiamata Marina Marini.
Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale e fino al 1943 Marini rimane in Italia, poi si reca in esilio in Svizzera insieme con la moglie. Qui frequenta altri scultori, tra i quali Giacometti e Germaine Richier, ma gli orrori della guerra incidono la sua psiche.
Negli anni seguenti alla fine della guerra l’umanità ferita è colta da Marini nella serie “Miracoli”, variazioni sulle figure di un cavallo che si accascia al suolo mentre il cavaliere è disteso in groppa all’animale stremato.
Contrapposta all’orrore, l’esplorazione del nudo femminile diventa un tema ricorrente per lo scultore: partendo dalla figura de “la Pomona”, dea dell’abbondanza e simbolo di fecondità, questa ricerca si protrae negli anni producendo la realizzazione di numerosi lavori.
Nel 1946 Marini torna in Italia e l’anno seguente partecipa alla Biennale di Venezia, dove incontra e stringe amicizia con Henry Moore e con il mercante d’arte americano Curt Valentin, il quale lo invita negli Stati Uniti per organizzare una serie di mostre che lo renderanno celebre.
Da allora si susseguono premi, e mostre, monografiche e antologiche. Nel 1976 gli viene dedicata una sala permanente alla Nuova Pinacoteca di Monaco di Baviera. Nel 1979 si inaugura il Centro di documentazione dell’opera di Marino Marini.
Lo scultore muore il 6 agosto 1980 a Pistoia.
Museo Marino Marini a Firenze
Se oggi il Museo Marino Marini esiste, lo dobbiamo alla moglie dello scultore Mercedes Pedrazzini, chiamata Marina Marini tanto era profonda la simbiosi tra i due, che ha vissuto con l’artista dal 1938 fino alla sua morte, dedicandosi poi a preservarne e tenerne vivo il ricordo. “Marina” non ha soltanto dato vita alla Fondazione Marino Marini per assicurare la conservazione, la tutela e la valorizzazione dell’opera e dell’eredità artistica del marito, ma ha anche organizzato sue mostre in tutto il mondo.
Il Museo Marino Marini presenta nel suo percorso l’intera carriera dell’artista con circa 180 opere; se oggi è diventato un punto di riferimento per i fiorentini e non solo, lo dobbiamo invece alla sua Presidente, Patrizia Asproni (intervistata da Rai Cultura in questo servizio), che nel 2019 ha visto crescere l’affluenza del pubblico del 44 %.
Patrizia Asproni, Presidente Museo Marino Marini
Come sottolinea la presidente: Il Museo Marino Marini è l’unico museo di arte contemporanea a Firenze, città designata come culla del Rinascimento.
Patrizia Asproni è un’appassionata manager culturale ed è stata alla guida della Fondazione Torino Musei e direttrice beni culturali del gruppo Giunti, per citare solo alcuni dei suoi precedenti incarichi; oggi è anche Presidente di Confcultura, l’associazione che raggruppa i musei gestiti da enti o fondazioni private.