Palazzo Interiano Pallavicino

Gli affreschi dei Calvi

Palazzo Interiano Pallavicino, è uno dei tre edifici collocati in Piazza Fontane Marose inseriti nella lista dei quarantadue siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità 

Piazza Fontane Marose deve il proprio nome a una fontana collocata anticamente nel vertice settentrionale, distrutta intorno alla metà dell'Ottocento a seguito della ricostruzione della zona retrostante del Portello. 

Sulla facciata di Palazzo Interiano Pallavicino restano murate, ancora oggi, tre lapidi in marmo che attestano la costruzione nel 1206, la pulizia nel 1427 e il completo rifacimento del monumento nel 1559

La storia del palazzo inizia nel 1565. Allora, i primi proprietari, Paolo Battista e Niccolò Interiano, facenti parte di una delle famiglie codificate dalla costituzione della Repubblica (1528) e membri della vecchia nobiltà cittadina, acquisirono il lotto e chiamarono l’architetto ticinese Francesco Casella a costruire la sontuosa dimora. 

I due fratelli, rimasti privi di discendenza, decisero di devolvere una cospicua parte del patrimonio familiare all’edificazione di un’opera pia nell’area a nord ovest del palazzo, denominata Conservatorio Interiano. Questo, aveva scopo sociale di aiutare quindici ragazze orfane nella crescita e ancora oggi, a secoli di distanza, continua nella sua missione in una nuova sede 

Nel 1664, Palazzo Interiano passò di proprietà a Gio Batta Negrone prima e alla famiglia Centurione poi, che rilevò l’ala del palazzo dedicata al Conservatorio. 
Successivamente, a fine Settecento, il palazzo fu acquistato dai Grimaldi e nel 1826, ai Vivaldi Pasqua che avviarono cospicue modifiche architettoniche all'edificio. 
Nel 1836, a causa dei debiti del duca Pietro Vivaldi Pasqua, il palazzo passò in mano alla famiglia dei Pallavicino, ancora oggi proprietaria del sito, che nel 1878 lo ampliò con l’acquisizione del contiguo Palazzo Grimaldi Cebà. 

Nonostante le cospicue modifiche effettuate nel palazzo nel corso dei secoli, l’impianto architettonico del corpo principale dell’edificio oggi rimane invariato rispetto alla descrizione che ne fece Pietro Paolo Rubens nel suo libro Palazzi di Genova  del 1622

Il palazzo, come altri edifici d'epoca genovesi, è caratterizzato da due piani nobili, contraddistinti da due loggiati che aprono gli ambienti verso lo spazio esterno. 



Il giardino, costruito a terrazzamenti, si sviluppa in verticale e in due parti principali. In basso, gli elementi più interessanti sono il loggiato esterno, il mosaico a risseu (tipico mosaico acciottolato di sagrati, chiese, giardini, ville e palazzi liguri) con il simbolo della famiglia Pallavicino e il ninfeo. 
La parte superiore del giardino, acquisita nel 1798, cresce sulla collina dove ha sede Villetta di Negro sopra la quale si intravede il Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone (1971). 

Il palazzo fu affrescato in buona parte dalla famiglia Calvi verso la fine del Cinquecento su commissione dei fratelli Interiano. La nota famiglia di pittori genovesi, realizzò le decorazioni dell’atrio, dei piani nobili e delle due facciate

In particolare, il prospetto esterno del lato sud, rivolto verso Piazza Fontane Marose, una finta partizione architettonica presenta, inserite tra le colonne, alcune nicchie con figure allegoriche femminili di Virtù, tra cui Giustizia e Fortezza al piano terra e Prudenza e Temperanza al primo piano. Nella facciata del lato nord, rivolta verso il giardino, sono invece raffigurati Diana ed Endimione. 



Se le pitture delle facciate sono oggi molto rovinate e in parte illeggibili, ben altro effetto è dato dalle decorazioni interne che iniziano con l'atrio di ingresso al pian terreno. 
Qui, Pantaleo e Benedetto Calvi, seguendo le direttive della committenza dei fratelli Interiano, realizzano un’interessante scena di battaglia tratta dalla Bibbia il cui soggetto non è ancora stato individuato con certezza dagli storici dell’arte. Si dibatte infatti se sia qui raffigurata la Disfatta di Saul, la Sconfitta di Senaccherib contro Zaccaria oppure un’altra scena tratta dai Testi Sacri. 



L’affresco, che si completa ai lati con alcune figure allegoriche e scene bibliche realizzate nell’Ottocento dai decoratori Paolo Boccardo e Giuseppe Leoncini su commissione di Pietro Vivaldi Pasqua, è una testimonianza diretta dell’influenza che il Concilio di Trento ebbe su alcune decorazioni ad affresco a Genova. 



La reazione, nata per porre argine alla diffusione del luteranesimo, si manifestò in questo caso con la scelta di abbandonare le scene mitologiche e di antichità classica presenti in altri palazzi, in favore di soggetti maggiormente vicini alle dottrine della Controriforma. 



Completano la decorazione dell’atrio alcune statue realizzate nell'Ottocento, e commissionate dai Pallavicino, scolpite dai principali scultori neoclassici attivi in quel periodo a Genova. Salvatore Revelli firma infatti i busti femminili di Teresa Corsi Pallavicino e di Maria Spinola Pallavicino e le statue di Elena e Paride nelle nicchie laterali. Santo Varni effigia i busti maschili di Alessandro Amerigo Pallavicino e Stefano Lodovico II Pallavicino. 



Nicolò Traverso è invece l’autore del meraviglioso Antinoo, scultura acquistata direttamente dalla famiglia Pallavicino nel 1872 e posta in una nicchia sul pianerottolo di accesso allo scalone di salita ai piani nobili.
Salendo al primo piano nobile, la decorazione ad affresco procede nelle scale e nei ballatoi con grottesche che fanno da contorno a nuove scene bibliche riferite, in particolare, alle figure di Saul e David, affreschi realizzati probabilmente dalla famiglia Calvi, ma con pesanti ridipinture ottocentesche opera di Federico Peschiera.



Nel primo piano nobile, il loggiato si apre sul giardino retrostante. Il soffitto è contraddistinto da una volta a due campate con dipinti cinquecenteschi raffiguranti due Storie di David nei riquadri ottagonali al centro delle due volticelle. Nel primo, l’Incontro tra David e Golia, nel secondo al Trionfo di David che dopo aver mozzato la testa del gigante viene accolto a festa a Gerusalemme. Intorno alle scene principali sono collocate altre otto Storie di David e quattro Virtù: Prudenza, Fortezza, Temperanza e Giustizia. 


Fanciullo con erma di Satiro, Pietro Costa, 1874

Sul fondo della loggia è posizionata un’altra statua in gusto neoclassico, il Fanciullo con erma di Satiro, opera del ligure Pietro Costa.
Il primo piano nobile con i suoi appartamenti, era in origine adibito ad abitazione del più piccolo dei due fratelli Interiano, Niccolò e fu proprio lui a commissionare ancora una volta, alla famiglia Calvi, la decorazione del salone principale, raffigurante Storie di Giosuè. La composizione della volta, estremamente interessante e innovativa, si sviluppa con un ottagono centrale intorno al quale sono disposte coppie di riquadri trapezoidali che fungono da raccordo con lo spazio occupato dai pennacchi e dalle vele. Nell’ottagono centrale viene presentata la scena di Giosuè che ferma il sole durante la battaglia di Gabaon mentre intorno sono descritti episodi tratti dai libri biblici dell’Esodo e del Deuteronomio.
Dallo stesso salone si accede poi a tre stanze laterali, affrescate a fine Cinquecento e raffiguranti scene tratte dalla Bibbia in composizioni più tradizionali con un riquadro principale al centro contornato da quattro episodi minori. 
Una saletta rivolta verso il giardino è dedicata all’eroina biblica Susanna, mentre nella stanza a fianco le pitture raccontano la storia di Ester. La stanza dal lato opposto del salone presenta al centro il soggetto di Mosè che fa scaturire l’acqua dalla rupe.
Il secondo piano nobile, abitato in un  primo momento da Paolo Battista Interiano, dal punto di vista architettonico ha una struttura simile al quella del primo. Il piano si apre con un bellissimo loggiato che si struttura con due riquadri ottagonali sulla volta, affrescati dai Calvi. 



In questo caso il soggetto protagonista è il figlio successore di Davide, Salomone, rappresentato nell’Incontro con la regina di Saba e nell’Adorazione degli idoli. Intorno sono descritti altri episodi della vita del re e altre quattro figure allegoriche: Scultura, Eloquenza, Astronomia e Pittura. Il secondo ottagono, le figure dell’Astronomia e della Pittura, sono attribuibili alla mano di un altro artista, Giovan Battista Carlone, che venne probabilmente chiamato dalla famiglia Centurione a riparare un danno sulle precedenti pitture di fine Cinquecento.



Dal loggiato, varcata l’antisala che ospita quattro capolavori marmorei dello scultore Barocco Filippo Parodi (Le Quattro Stagioni), si accede al meraviglioso salone, vero e proprio centro del palazzo. 



Dell’originaria decorazione ad affresco, oggi rimane solo il grande riquadro centrale dedicato alla Battaglia tra Costantino e Massenzio, con cui si concludono i cicli pittorici dedicati all’affermazione della fede cristiana, in origine, filo conduttore dell’intera parete. 

Nelle due parete opposte, due splendidi arazzi fiamminghi della metà del Cinquecento dedicati ai mesi di Settembre e Ottobre

Appartenuti in origine ad Andrea Doria, i due arazzi fanno parte di un ciclo più grande smembrato nell’Ottocento, di cui esistono ancora vari pezzi, tre dei quali ancora proprietà della famiglia Doria Pamphilj. 



Meritano menzione due statue lignee, la Gloria e la Verità, firmate dal più importante scultore ligure su legno del Settecento, Anton Maria Maragliano. 

Una saletta laterale del secondo piano, affrescata nel Cinquecento dai Calvi, fu dedicata alla figura di Scipione ed è l’unico ciclo non collegato alle tematiche bibliche 

Gli altri salotti del secondo piano nobile sono stati rifatti nell'Ottocento e tra questi, il più interessante, è sicuramente il Salotto dei Lapislazzuli, così chiamato per la cospicua presenza della preziosa pietra in alcuni arredi che ornano l’ambiente.

Oggi Palazzo Interiano Pallavicino è sede della Fondazione Pallavicino, protagonista della vita culturale della città di Genova ed ente preposto alla valorizzazione di un’importante collezione di opere d’arte proprietà della stessa famiglia. 
Oltre alle già citate sculture, il palazzo ospita infatti capolavori pittorici di arte Barocca di alcuni dei principali pittori della scuola genovese e non solo, come Bernardo Strozzi, Domenico Fiasella e Giovanni Crivelli.

Ideazione e contenuti, Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Presentazione video Claudia Lopez Hernandez
Riprese, regia, montaggio e fotografie Lorenzo Zeppa