Palazzo Ottavio Imperiale

Noto come Palazzo del Melograno

Palazzo Ottavio Imperiale, noto come Palazzo del Melograno per via della pianta che cresce sul portale dell’edificio, è situato nel cuore della Genova medievale, a Campetto, uno dei pochi punti di respiro tra l’alternanza degli stretti vicoli che intessono la tela delle strade pedonali nel centro storico

Nella fase di rinnovamento urbano cinquecentesco, a Campetto furono edificati due palazzi che, ancor prima della loro conclusione, vennero inseriti nella lista dei Rolli del 1588, a testimonianza dell’importanza del progetto nel panorama culturale cittadino. Entrambi gli edifici, erano di proprietà della ricca famiglia degli Imperiale che non badò a spese per la costruzione delle dimore. 
Palazzo Ottavio Imperiale, venne eretto su progetto del pressoché sconosciuto Jacopo De Aggio (forse allievo del più noto Bartolomeo Bianco), che sfruttò al meglio i circa 50.000 scudi d’oro investiti dal proprietario per realizzare un imponente edificio che si espande in altezza. L'importanza del Palazzo, fu suggellata anche dall’inserimento nello scritto del Rubens, Palazzi di Genova (1622).


Orazio Gentileschi, Danae, 1622-23 ca., olio su tela, 162X228,5cm., Paul Getty Museum, Los Angeles © Photo by Tristan Fewings/Getty Images for Sotheby's

Passato in mano alla famiglia Sauli, intorno al 1614, l’edificio venne decorato attraverso l’allestimento di una quadreria che comprese alcune delle opere più straordinarie del Barocco italiano, realizzate da artisti del calibro di Orazio Gentileschi, autore, per Giovanni Antonio Sauli, della meravigliosa Danae
Oltre alla quadreria, i Sauli decisero di ampliare il proprio corredo attraverso una maestosa statua commissionata da Teresa Spinola Sauli allo scultore genovese Filippo Parodi in occasione del matrimonio del figlio Lorenzo. 


Filippo Parodi, Ercole vincitore con i Pomi delle Esperidi, Palazzo Imperiale

Il gruppo marmoreo costituiva, in origine, la fontana posta all'ingresso del cortile interno e rappresentava Ercole vincitore con i Pomi delle Esperidi. Nonostante la statua sia oggi in parte rovinata, è ben visibile l'abilità dell'artista nell'esaltare la forza di Ercole mentre schiaccia la testa del drago Ladone. Parodi ha ripreso iconografica di un modello già utilizzato da Rubens in un dipinto di analogo soggetto, oggi conservato a Torino. 

Parodi metamorfizza la materia seguendo da vicino gli esiti più alti della produzione di Bernini a Roma

Le proporzioni del corpo di Ercole vincitore, nonostante le grandi dimensioni, sono armoniche e i particolari anatomici ben definiti, il tutto senza trascurare la sinuosità di una linea equilibrata che accorda i movimenti del protagonista. 
Palazzo Melograno conserva una interessante decorazione ad affresco in alcuni degli ambienti del piano nobile.

Nel Seicento, Domenico Piola dipinge la bellissima galleria che si affaccia sul cortile interno, nota come la Galleria dei Pianeti

Piola allestisce una decorazione pienamente Barocca raffigurando, in ogni volticella, un’allegoria astrologica,  iconografia molto particolare che potrebbe essere stata dipinta come motivo augurale per il matrimonio di Lorenzo Sauli. 



Completano la decorazione, le figure allegoriche delle Arti, tema ricorrente nei soggetti commissionati dalle famiglie genovesi che, in molti casi, volevano mostrarsi garanti e valorizzatori di Pittura, Musica, Architettura e Scultura. Proprio la Scultura, trae dalla pietra lo stemma della famiglia Sauli.



A seguito della morte di Lorenzo Sauli, nel 1684, la proprietà del sito passò per via ereditaria alla famiglia De Mari che si occupò di terminare la decorazione del piano, chiamando ad affrescare le restanti volte il savonese Bartolomeo Guidobono e il bolognese Giacomo Antonio Boni. 
Guidobono concluse l’altro lato della galleria con una decorazione di gusto Rococò, dove le finte sculture danzano tra le pareti e la volta, cercando un effetto sorpresa in grado di colpire gli ospiti del palazzo. Boni è invece il pittore della Gloria di Ansaldo De Mari, che sotto Federico II d’Asburgo, aveva ricoperto il ruolo di ammiraglio della flotta imperiale.

Le Virtù e le Divinità marine ne ricordano il ruolo, mentre il personaggio, ben caratterizzato dal pennello dell’artista, viene portato in volo da alcuni putti in una vera esaltazione familiare

La scena si ripete in un salotto attiguo, dove i De Mari sono rappresentati come protettori della Liguria, la cui allegoria è resa riconoscibile dall’occhio della vigilanza e dal timone, simbolo della marineria.



Palazzo Ottavio Imperiale, o del Melograno, è un luogo di storia che testimonia l’importanza delle ricche famiglie aristocratiche nella società genovese, capaci di promuovere lo sviluppo culturale della città. Dalle ingenti spese sostenute dall’Imperiale, desiderosi di edificare dimore degne di essere scelte dalla Repubblica come luogo di ospitaggio durante il Cinquecento, alle mirabolanti decorazioni commissionate dai Sauli sotto forma di dipinti, affreschi e statue e infine, al desiderio dei De Mari di rappresentare la gloria della propria casata in opere d’arte immortali. 

Ideazione, contenuti e presentazione video Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Riprese, regia, montaggio e fotografie Lorenzo Zeppa