Intervista a Luzzati su Rodari

La storia di tutte le storie, 1978

Gianni ha insegnato a tutti noi come lavorare con i bambini, cosa si può tirare fuori dai bambini. Quello che io ho imparato da lui, è lo scambio del dare e avere, siamo tutti alla pari con i bambini, solo che noi sappiamo qualcosa di più perché abbiamo delle esperienze, i bambini invece hanno una freschezza che noi abbiamo perso
Emanuele Luzzati

In questo breve estratto (Trenta  minuti   giovani,  1978), una viva testimonianza di Luzzati su La storia di tutte le storie (1976), il racconto di un viaggio che Arlecchino, Pulcinella, Colombina e Balanzone compiono alla ricerca de L’Uomo che non c’è
Considerato il capolavoro teatrale di Gianni Rodari (1920-1980), il testo venne scritto in collaborazione con un gruppo di artisti di primissimo piano, tra cui Luzzati, Gianni Fenzi, Angelo Corti, Mara Baronti, Sebastiano Tringali e altri. 
Il gruppo creò le premesse di questo esperimento teatrale improvvisando con i bambini delle scuole elementari di La Spezia, all’interno del Centro Allende (1977), un laboratorio teatrale nel quale Luzzati fu coinvolto a creare maschere e scene di cui qui racconta interessanti aneddoti. 

La storia di tutte le storie' non si può considerare un testo teatrale finito, ma piuttosto la materia prima per l’immaginazione di un regista, o di una compagnia di teatro, o di un gruppo di ragazzi messi in grado di usarne liberamente le parole
Gianni Rodari

Di Rodari, Luzzati illustrò alcuni libri famosissimi, tra i quali Castello di carte, Filastrocche lunghe e corte, Atalanta, Il libro dei perché, Filastrocche da cantare e Fiabe lunghe un sorriso.
Luzzati, Gianini e Rodari, si incontravano nel 1962, in occasione della realizzazione del corto animato, Il castello di carte, tratto da una fiaba dello scrittore. 
I versi di Rodari furono così trasposti al cinema attraverso l’uso di un segno grafico molto semplice ed elementare, arricchito da una variopinta tavolozza cromatica. Ad interpretare la filastrocca rodariana, la viva voce ironica e garbata di un giovane Paolo Poli, la cui vena poetica e surreale ben si adattava al testo un po’ irriverente del film.
Ciò che accomunava il lavoro di Rodari e Luzzati era un rapporto “serio”, inteso alla pari con il mondo dell’infanzia (vedi anche Il paese di Giocagiò).

Una caratteristica di Lele che i ragazzi capiscono, è il suo rifiuto di stabilire gerarchie tra impegni “importanti” e impegni meno “importanti”, tra cose grandi per grandi e cose piccole per bambini. Non ci sono per lui lavori di serie A e lavori di serie B. 
Gianni Rodari