Di mano di Jacopo da Puntorme

Di mano di Jacopo da Puntorme

In mostra il tratto inconfondibile del grande manierista

Di mano di Jacopo da Puntorme

Il tratto, ora ammatassato, ora steso e parallelo, parla dello stato dell’animo, del veloce o lento rincorrere un pensiero di una immagine, da parte di un artista la cui creatività resta un monumento ineguagliato d’uno degli apex più fulgidi della nostra arte.
Mario Scalini, curatore della mostra

L’Istituto centrale per la grafica di Roma dedica una mostra al grande artista manierista toscano Jacopo Carrucci  (1494 – 1556) artista noto come Pontormo dal luogo di nascita, la cui fama al tempo rivaleggiò con quella dei grandissimi, da Raffaello ad Andrea del Sarto, da Bronzino a Vasari.
L’esposizione Di mano di Jacopo da Puntorme (a cura di Mario Scalini, direttore dell’Istituto centrale per la grafica, Alessandro Cecchi, direttore Casa Buonarroti, Giorgio Marini, responsabile del Gabinetto Disegni e Stampe dell’Istituto centrale per la grafica) presenta una serie di fogli di straordinaria importanza, la maggior parte dei quali svelati al pubblico per la prima volta, raccolti nel Fondo Corsini, la cui origine risale ai raffinati interessi collezionistici del Cardinale Neri Maria Corsini (1685-1770).  

Disegnatore grandissimo, il maestro ha lasciato un'imponente mole di lavori grafici. Giorgio Vasari riferisce di «molti disegni, cartoni e modelli di terra bellissimi» presenti nella casa dell’artista alla sua morte, confluiti in un corpus ricco di quasi quattrocento fogli, di cui almeno la metà conservati nelle raccolte grafiche delle Gallerie degli Uffizi grazie alla passione collezionistica del cardinal Leopoldo de’ Medici. Il lascito Corsini, raccolto dai principi fiorentini e poi portato a Roma, ha il privilegio di annoverare una cinquantina di disegni del grande manierista, un numero significativo di carte e immagini che fanno di questo "deposito" il più cospicuo dopo quello consevato presso gli Uffizi di Firenze.

La messe di disegni non va tanto tenuta per testimonianza di creazioni, magari poi non portate a fine, quanto come esercizio grafico finalizzato alla creazione d’un proprio libro di modelli, approdo sicuro nella forma e nella modulazione stilistica per lo sviluppo coerente di una personalità artistica intesa in senso platonico come autoportante e autopromoventesi.

Considerata l’intrinseca fragilità dei manufatti - a tal punto da sconsigliarne il prestito - questo importantissimo nucleo di disegni, quasi tutti bifaccia, è poco noto anche agli specialisti. Si tratta di capolavori che riferiscono dell'attività creativa più intima dell'artista, una sorta di archivio personale di bottega che riportato all'attenzione degli studiosi costituisce una documentazione utile per capire in profondità la realtà del mondo artistico alla svolta tra primo Rinascimento e Maniera.
Nell’ambito della vasta produzione grafica del Pontormo, i disegni del Fondo Corsini dell’Istituto centrale per la grafica di Roma si distinguono per aver fatto parte, nella maggior parte, di un taccuino come indicano le medesime dimensioni (poco più di 210 mm di altezza per 150 mm di larghezza) e la prevalente tecnica impiegata (matita rossa su carta preparata in colore rosa).
Costituiscono pertanto, una preziosa testimonianza della prassi operativa del Carucci e degli artisti del Quattro e Cinquecento, di raccogliere immagini di cui avvalersi all’occorrenza, un prezioso repertorio di studi dal vero, prime idee, oppure studi preparatori.

Nel nucleo di provenienza corsiniana emergono con evidenza due differenti applicazioni: il disegno funzionale e il disegno autonomo. In entrambi i casi il mezzo impiegato è la pietra rossa naturale, integrata talvolta con tracce di pietra nera e lumeggiature a gesso mentre la carta prediletta è vergata, sottile, color avorio.



Studio per il ritratto di Piero de' Medici, 1519 sanguigna (pietra rossa) su carta vergata avorio mm 280 x 195, ICG

 La mostra propone tutti e ventinove i fogli con i disegni di Pontormo posseduti dall'Istituto, la cui tecnica esecutiva è principalmente la “sanguigna”, usata a volte in combinazione con la “pietra nera” o con le “lumeggiature a gesso”. I disegni presenti sui versi di alcuni di questi fogli (in totale sono diciotto), che riportano studi di figura, sono esposti in facsimile, poiché sottili a tal punto da non tollerare un'esposizione verticale a bandiera. In definitiva, tra gli originali esposti nelle bacheche (recto) e i facsimile del verso alle pareti, sono quarantasette le opere di Pontormo che si presentano, delle quali ventitré riferibili al cosiddetto Taccuino Corsini, di cui in mostra si propone una ricostruzione filologica. Sola eccezione il disegno con la Madonna col Bambino e San Giovannino (1514-1515), che non fa parte del Fondo Corsini, e fu acquistato nel 1913 da Federico Hermanin, allora direttore del Gabinetto Nazionale delle Stampe.

Su un lato dei fogli sono evidenti anche le cosiddette 'stazioni' per le cuciture delle pagine in un unico insieme. Si tratta principalmente di studi per figure, quindi di un repertorio di immagini, di prime idee, di studi dal vero, o anche di studi preparatori come, quello per la Pala Pucci di San Michele Visdomini a Firenze, di cui servirsi all'occorrenza. 
Altri fogli sciolti di grande qualità sono invece riferibili a studi per composizioni mai realizzate, come il San Cristoforo o gli studi per il Ritratto di Piero de’ Medici. In taluni casi il disegno assume il valore di un documento, di testimonianza di un’opera che non c’è più come la lunetta ad affresco con Santa Cecilia per l’omonima confraternita a Fiesole, distrutta nel 1730. Ricordata dal Vasari, ne conosciamo la composizione grazie al veloce disegno preparatorio a matita rossa, quadrettato, databile su basi stilistiche agli anni 1519-1520 e conservato nella collezione romana.

Spiccano nella raccolta romana, inoltre, il San Gerolamo, un gruppo di sedici studi di nudi virili, databili agli anni 1517-1520, anni cruciali per la formazione dell’artista, e non riconducibili a opere pittoriche. Consistente il nucleo di disegni relativi alla commissione per la cappella funeraria di Francesco di Giovanni Pucci realizzata tra il 1517 e il 1518 nella chiesa di San Michele Visdomini. Una Sacra conversazione caratterizzata da una nuova tensione psicologica dove l'artista abbandona la tradizionale composizione della pala d'altare e crea quel complesso gioco delle parti tra i personaggi raffigurati, propria della poetica del Pontormo maturo. 


Madonna col Bambino e santi, studio compositivo per la Pala Pucci, dal Taccuino, 1516 - ante 1518 pietra nera e tracce di gesso su carta preparata a sanguigna lavis, 219 x 155 mm, ICG 

Si delinea nel Taccuino un diario visivo che con lungimiranza visionaria anticipa, in prospettiva storica, le esplorazioni degli aspetti più profondi e inconsci cui approderanno le avanguardie artistiche del Novecento. Pontormo esprime, nello schizzo libero, una tipologia di disegno potenzialmente poco esplorata nel Rinascimento, sempre mantenendola in dialettico rapporto con il processo affrontato nel bozzetto.

Con il tempo, scrive Giorgio Marini, Pontormo abbandonerà la spontaneità della matita rossa per passare gradualmente alla delicatezza dei disegni più addolciti dall’impiego di matite nere morbide e dall’uso dello sfumino, che prevarranno nel suo stile tardo. Ma se muterà il tratto grafico, in parallelo con l’evoluzione stilistica delle sue opere pittoriche, sempre Pontormo sosterrà il valore nobilitante del disegno, esplicitamente affermato in una celebre lettera a Benedetto Varchi, che nel 1548 lo sollecitò a esprimersi sulla questione del Paragone tra pittura e scultura: "La cosa in sé è tanto difficile che non la si può disputare né risolvere, perché una cosa sola c’è che è nobile, che è el suo fondamento, e questo si è el disegno"


San Cristoforo, 1519 - 1522 sanguigna (pietra rossa) e tracce di gesso su carta vergata avorio mm 410x261 ICG

Di mano di Jacopo da Puntorme.
Disegni di Jacopo da Pontorme nelle collezioni dell’Istituto centrale per la grafica
Roma, Istituto centrale per la grafica
15 dicembre.2021 - 20 marzo.2022

In copertina: Studio preparatorio per la lunetta con Santa Cecilia, 1516-18/1519, sanguigna (pietra rossa) e lumeggiature a gesso su carta vergata avorio
Fondo Corsini, Istituto centrale per la grafica