I Cento anni di Emilio Scanavino

Paolo Valmarana incontra l'artista

Ricorrono quest'anno, il 28 febbraio, i cento anni di nascita di Emilio Scanavino (1922-1986), esponente delle poetiche Informali del secondo dopoguerra italiano, che Rai Cultura vuole ricordare con un prezioso filmato trasmesso nell'aprile del 1961, per la rubrica culturale "Arti e Scienze", curata da Carlo Mazzarella e Paolo Valmarana.

Per me la pittura è condizione. E per condizione intendo il mio modo di vivere, le mie aspirazioni … Ieri il pittore andava all’aperto, dipingeva col cavalletto e faceva il paesaggio. Direi che oggi son cambiate molte cose e il pittore ha necessità di guardarsi di più dentro, di sentire la vita direttamente, meditando certe emozioni, che non son più, diciamo così, panoramiche, ma sono interiori
Emilio Scanavino, 1961

Con il titolo, "Una visita a Emilio Scanavino", il giovane critico cinematografico Valmarana presentava un incontro dai toni cordiali con l'artista, consapevole che nessuno prima di lui s'era spinto fin dentro lo studio della periferia milanese dove lavorava il pittore. È forse questo, infatti, il primo documento filmato su Scanavino che presenta, oltre alla persona e alle parole, anche la "gestualità" creativa dell'artista in un momento decisivo della sua carriera. 
La Visita infatti, girata nel 1961, restituisce un pittore oramai "noto" nel panorama della critica italiana e straniera, anche per aver allestito una sala tutta sua alla 30° Biennale di Venezia (1960), dove presentava “Come fuoco nella cenere”, opera matura dalla quale iniziava a declinare un proprio linguaggio più personale.

Emilio Scanavino, Come fuoco nella cenere, 1960 © Archivio Scanavino

Questo riuscito esperimento divulgativo di una "certa arte", che il prezioso filmato su Scanavino presenta al pubblico  televisivo, appartiene a quelle rare incursioni della tivù pubblica dell'epoca, su terreni "scivolosi" come l'arte contemporanea.  Nei primi anni Sessanta infatti, mentre iniziava la "Pop Art" che costituirà grande attrazione per tutti i media moderni, gli autori Rai dell'epoca approcciavano timidamente le poetiche Informali e della materia, attraverso qualche servizio su mostre dedicate a Burri, Fontana, Afro, Tàpies o Fautrier. 

La "Visita" a Scanavino, tuttavia, rappresenta qualcosa di più. Valmarana, qui autore e intervistatore audace e preparato, inscena l'apparente colloquio confidenziale con l'artista mostrato, fin da subito, di spalle e "in piedi", davanti al foglio aggredito con segni, poi cancellati

L'autore, che era anche critico cinematografico e soprattutto conoscitore di documentari, qui adotta un espediente tipico del "Cinema processuale" sull'arte degli anni Cinquanta. Come dimenticare la cinepresa del fotografo Hans Namuth, posta davanti a un "work in progress" di Pollock (Jackson Pollock, 1950-'51), per svelare la clamorosa tecnica del dripping
Nella iniziale mise en scène, Valmarana accenna così al processo creativo dell'artista, sottolineando la postura e "la gestualità" dell'artista, per avvertire lo spettatore, ignaro della differenza tra un pittore convenzionale e un contemporaneo, che era in corso qualcosa di nuovo, come appunto dichiara nella presentazione, qualcosa di "non figurativo".

Io riconosco in un'opera di Pollock l'uomo, sento dentro una presenza umana … In certi quadri figurativi, trovo che l'uomo non esiste
Emilio Scanavino, 1961  

Nato a Genova, dove frequenta il Liceo Artistico assecondando la precoce e particolare inclinazione alla materia, Scanavino si trasferisce a Milano per iscriversi alla facoltà di architettura, abbandonata per lo scoppio delle Seconda Guerra Mondiale.
Negli anni Cinquanta, dopo un fecondo soggiorno nella Parigi di poeti e pittori esistenzialisti, e nella Londra di Francis Bacon che lasciava un impronta profonda nell'artista italiano, Scanavino procedeva da una figurazione vagamente allusiva dell'Espressionismo di Van Gogh, a un linguaggio più segnico, sottile, inquieto e drammatico. 
Lontano da ogni moda imperante, il pittore si fa strada con esposizioni importanti, anche all'estero, sostenuto da grandi nomi della critica del tempo che lo definisce, "un poeta dell’inquietudine contemporanea". Con grande coerenza, per tutta la vita, Scanavino approfondisce una ricerca vitalistica di matrice esistenziale, composta di cifre, alfabeti, grovigli, segni e geometrie, come messaggi scaturiti dalla sfera dell’inconscio. Come scriveva Guido Ballo nel 1966:

Ed è sempre la lotta tra il finito e l'infinito, tra il relativo e l'assoluto, tra l'immobilità e il divenire nel tempo

Altra esperienza importante che incise nella poetica di Scanavino, fu il lavoro presso la manifattura ceramica di Tullio Mazzotti ad Albisola, dove entrava già a fine anni Quaranta. Fin da subito, l'artista traduce il forte rapporto con la terra, nel desiderio di creare ceramiche, opere che appartengono a una ricerca per nulla marginale, rispetto alla più conosciuta e indagata attività pittorica. Per l'artista infatti, questa esperienza completa l’excursus sui linguaggi creativi, le tecniche e i materiali; la scultura diventa il luogo concreto del fare e sperimentare manuale. 

Emilio Scanavino alla Biennale di Venezia, 1966

Emilio Scanavino, travalica i confini dell'Italia prima di ogni altro artista dell'epoca e stringe rapporti di amicizia e scambi proficui, con numerosi artisti della scena dell'avanguardia Informale e "gestuale". A Milano, gravitava attorno al gruppo degli Spazialisti di Lucio Fontana, ma non aderiva mai, ufficialmente, ai manifesti.
La precarietà della condizione umana, il travaglio perenne che l’artista esprime con linee, impronte, matasse simboliche, graffi come cicatrici, lo portano ad esporre accanto a un gruppo di pittori radicali, come gli Espressionisti nordici del gruppo Cobra (Guillame Corneille, Asger Jorn), che si riveleranno molto importanti per l'artista. Scanavino inoltre, fu l’unico artista italiano presente alla rassegna "This is Tomorrow", allestita alla Whitechapel Art Gallery di Londra, nel 1956, dove emergevano le prime figure Pop inglesi, di valenza ancora molto Dadaista
La "visita a Scanavino", infine, presenta una breve incursione dell'editore, collezionista e gallerista, Carlo Cardazzo, qui intervistato da Valmarana nella sua Galleria del Naviglio a Milano, dove era in corso una mostra sull'artista. 

Carlo Cardazzo è stato un figura chiave per la promozione dell'opera di Scanavino in Italia e all'estero

Attivo con i suoi spazi espositivi tra Milano e Venezia, Cardazzo aveva presentato, al Naviglio, il primo Ambiente Spaziale di Fontana  (1949), e la prima personale europea di Jackson Pollock.
Nel 1958, allestiva a Milano un confronto tra la pittura italiana e quella internazionale; nella mostra, "Incontro America-Italia", Cardazzo invita i suoi artisti di punta, Capogrossi, Fontana, Crippa e Scanavino, a dialogare con gli Espressionisti d'oltreoceano, come Kline, Rothko e Sam Francis.
Fruttuosa anche l'amicizia di Scanavino con il giovane critico Enrico Crispolti, uno dei massimi studiosi dell’Informale italiano ed europeo, con cui terrà un importante carteggio, oggi pubblicato, che restituisce l’attualità della poetica del segno e della materia, nel confronto tra il linguaggio di Scanavino e quello di Wols, Bacon e Paolozzi.


Emilio Scanavino, 1977

Verso la fine degli anni Sessanta, Scanavino evidenzia l’importanza dell’elemento geometrico, come architettura della sua opera. Nascono le lunette, il cerchio, le finestre, segni e simboli di un mondo interiore fatto di forze drammatiche e contrapposte che, dopo essersi ripetute in modo ossessivo, ora diventano più chiare, quasi "oggettive", senza illusioni. 

FOTO DI COPERTINA
Emilio Scanavino alla Biennale di Venezia, 1966

APPROFONDIMENTO E INFO
Archivio Scanavino