Il volto inedito di Savonarola

Al Museo di San Marco il percorso tra le memorie del frate domenicano

Figura profondamente radicata nella città di Firenze e nella storia rinascimentale, accesa da aspre dispute teologiche, Girolamo Savonarola, nato a Ferrara nel 1452, fu eletto priore nel Convento di San Marco il 16 maggio 1491, luogo da cui fu catturato la sera dell’8 aprile 1498, per poi finire giustiziato in Piazza della Signoria il 23 maggio di quell’anno. 
Un busto in terracotta policroma del celebre predicatore domenicano, attribuito a Marco della Robbia, poi Fra Mattia (1468-1534), e risalente alla fine del XV - inizio del XVI secolo è stato recentemente inserito nelle collezioni del Museo di San Marco. Un’opera dichiarata d’importante interesse dal Ministero della Cultura che si aggiunge alle raccolte del celebre museo fiorentino, per essere collocata nell’ambiente che costituiva la cappella del Savonarola.
La terracotta, concessa in comodato d’uso al Museo di San Marco dall’avvocato Alessandro Kiniger, attuale proprietario, proviene dalla collezione di Giovanni Malfer (1882 - 1973), fondatore del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, che al principio del secolo scorso aveva soggiornato a lungo nel capoluogo toscano. 

Il Museo di San Marco si arricchisce di una nuova e sorprendente opera, che rende ancora più presente la figura carismatica di Girolamo Savonarola, il quale, dopo il Beato Angelico, è di certo il personaggio storico che più si lega a questo luogo così amato dai fiorentini e dal pubblico internazionale..
Stefano Casciu, direttore regionale Musei della Toscana

L’opera si caratterizza per una  forte incisività e per il realismo con il quale sono restituite le fattezza del frate, ed  è stata nserita in un nuovo allestimento che ha interessato tutte le salette dedicate tradizionalmente nel museo al predicatore domenicano, che aiuta a rendere più lineare, leggibile e chiaro il ruolo che questo celebre personaggio storico ebbe nel convento di San Marco, e nella città di Firenze, sino alla sua cattura e al tragico epilogo in Piazza della Signoria, evocato dal dipinto che ha cristallizzato nell’iconografia e nell’immaginario di tutti il momento della sua esecuzione e del rogo che ne seguì.
A questa novità, si aggiunge anche la nuova illuminazione della celebre Annunciazione del Beato Angelico, simbolo del Museo e della pittura del primo Rinascimento fiorentino che accoglie il pubblico in cima alle scale del primo piano,


Beato Angelico: L'Annunciazione, 1440 – 50, Museo di San Marco

L’iconografia classica di Girolamo Savonarola è scolpita nell’immaginario di tutti in un ritratto di profilo su fondo scuro: cappuccio nero calato sul capo, naso adunco, labbra prominenti, guance infossate, sguardo altero. Sintesi perfetta di rigore morale è questa la più iconica tra le immagini che raffigurano il frate. Il ritratto fu realizzato dal grande pittore domenicano Fra Bartolomeo (1473-1517), che conosceva bene Savonarola essendo entrato in convento come seguace dopo le sue predicazioni. Il busto in terracotta visbile ora nelle collezioni del Museo di San Marco cosituisce, pertanto, una novità importante e consente un confronto stringente con altre immagini elaborate negii anni successivi alla sua morte.  

 E' l’unica effige a tutto tondo di epoca rinascimentale ad oggi conosciuta del predicatore domenicano [... ] e dunque si tratta di un esemplare di assoluta rarità e rilevanza. Il carattere dimesso e di intimità conventuale rientra perfettamente nei dettami della produzione artistica ispirata direttamente dal domenicano ferrarese, contraddistinta da forte e semplice austerità formale, che doveva in primo luogo suscitare la commozione dei devoti. 
Giancarlo Gentilini, storico dell'arte

L’8 aprile 1498 Fra Mattia resistette con le armi all’arresto del Savonarola, insieme ai fratelli Paolo, Luca Bartolomeo e Francesco Iacopo. Il Vasari attesta che lui e quest’ultimo fratello erano «frati in San Marco, stati vestiti dal reverendo Fra Girolamo Savonarola» e attribuisce loro le numerose medaglie, alcune esposte a San Marco, con l’effige del frate e le sue profezie sul verso. 
L’insolito ritratto frontale - caratterizzato da un carattere antieroico e di assoluta intimità - sembra destinato a un pubblico assolutamente fidato di confratelli e di seguaci. La scultura è modellata con tratti vigorosi ed essenziali, col capo incappucciato e quasi imprigionato nella nera veste monastica, e lo sguardo assorto in una severa ma serena contemplazione.  

Sull’opera rivelata è stato incentrato il riallestimento delle tre stanze note come “Celle del Savonarola”, poste in fondo al corridoio sud del dormitorio. Qui, secondo la tradizione, visse il Savonarola durante il suo priorato. Accanto al busto è stato trasferito dal piano terra del museo il celebre dipinto con il ritratto di profilo del predicatore eseguito da Fra Bartolomeo. Inoltre torna di nuovo visibile dopo lunghissimo tempo anche il manoscritto dei sermoni firmati dal domenicano ferrarese.
“Dopo il rinnovamento della sala del Beato Angelico – spiega il direttore del museo di San Marco, Angelo Tartuferi – ci siamo concentrati sull’altro grande protagonista della storia del convento. Questo riallestimento ripropone molti aspetti di quello realizzato per l’apertura al pubblico del museo il 1° ottobre 1869 e riaccenderà l’attenzione dei visitatori odierni su questo personaggio affascinante e quantomai controverso. 

A margine della presentazione del nuovo allestimento, inoltre, è esposta  una selezione di dieci incisioni di collezione privata, la cui datazione va dalla metà del Cinquecento alla fine dell’Ottocento, che rappresentano solo alcuni esempi della vasta diffusione dell’immagine del Savonarola in pubblicazioni di varia natura: biografie, scritti eretici, opuscoli denigratori o celebrativi.