Il Museo dell'Arte Salvata

Il Museo dell'Arte Salvata

Nell'Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano i ritrovamenti più recenti

Il Museo dell'Arte Salvata

Proteggere il patrimonio culturale è la missione che ci è stata affidata, e ad essa per nulla al mondo vorremmo sottrarci. È una difesa necessaria oggi, come lo è stata in ogni tempo.
La tutela del patrimonio, rimessa all’articolo 9 della Costituzione, nella storia d’Italia ha avuto i più vari paladini. Ha coinvolto sovrani, pontefici e intellettuali. Dal 1969 il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale è fra i tenaci custodi delle nostre opere. Ammontano a più di tre milioni i beni riguadagnati e ciò che appare in questa esposizione è solo una parte del “bottino” rientrato con uno degli ultimi recuperi. 
Roberto Riccardi, Generale di Brigata, Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Un porto per accogliere le opere d'arte trafugate, disperse, vendute o esportate illegalmente e poi, finalmente, riportate a casa. Un approdo temporaneo per far conoscere la bellezza offesa, dai furti ma anche dalle catastrofi naturali, di tanti capolavori sottratti al patrimonio nazionale e raccontarne la storia prima del definitivo ritorno nel contesto di appartenenza. 
Apre le porte il Museo dell'Arte Salvata, sotto l’egida del Ministero della Cultura e grazie al sostegno della Direzione generale Musei: un museo dinamico, che esporrà nuclei di reperti sempre diversi accolti nella prestigiosa Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano, istituzione che comprende anche gli spazi di Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e Crypta Balbi.


Oggetti in mostra tra cui una Testa votiva in terracotta di produzione etrusco-laziale. IV sec. a.C.

L’allestimento del nuovo Museo, composto da teche e pannelli modulabili a seconda delle necessità delle opere, permetterà ogni volta di cambiare la disposizione all’interno dell’Aula che diventerà uno spazio espositivo ad hoc per accogliere sempre nuovi tesori rendendoli fruibili dal grande pubblico.
L’incessante recupero di opere d’arte permetterà un turnover regolare: mentre i pezzi esposti saranno collocati nei musei di pertinenza, nuove opere recuperate saranno esposte al fine di rendere continuo l’aggiornamento sul magistrale lavoro di recupero costantemente in corso.

LA PRIMA MOSTRA
In occasione dell’apertura al pubblico del Museo, sono esposti i recenti ritrovamenti frutto delle attività di contrasto al traffico illecito di beni culturali svolta dal Reparto Operativo TPC, oggetti fatti rientrare dagli Stati Uniti d’America in un arco temporale compreso fra dicembre 2021 e giugno 2022: un corpus imponente di opere con numerosi pezzi di archeologia di varie civiltà.

Sono reperti che risalgono a diverse attività investigative condotte dai “Carabinieri dell’Arte” in collaborazione con le Autorità statunitensi, sequestrati presso direzioni museali, case d’asta e collezioni private in varie località d’oltreoceano. Avevano sopportato la consueta trafila dei traffici illeciti di settore: scavi clandestini, ricettazione, esportazione illecita. La restituzione all’Italia è avvenuta il 15 dicembre 2021 presso il Consolato generale di New York, ove alcuni pezzi sono rimasti in mostra per qualche mese. Le opere, al termine dell’esposizione temporanea, grazie al coordinamento con la Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio e al direttore generale dei musei dello Stato Massimo Osanna, saranno collocate tra il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il Museo Nazionale Archeologico Cerite all’interno del Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia e lo stesso Museo Nazionale Romano.

Auspico che il nuovo Museo accolga grandi progetti di mostre, fungendo da una parte da "porto sicuro", per quelle opere che da qui ripartiranno per una collocazione definitiva, lontano da tutto ciò che può arrecar loro danno; dall’altra da "setaccio", a separare per poi ricollocare al giusto posto, le stesse che saranno sottoposte a indagini per verificarne il grado di autenticità e provenienza: tutto questo per coglierne appieno l’importanza archeologica, storica e artistica dei tesori ritrovati ed esposti per la prima volta al pubblico al Museo Nazionale Romano, nel Museo dell’Arte Salvata. 
Stéphane Verger, Direttore del Museo Nazionale Romano.

Tra le opere esposte spiccano i reperti più antichi che risalgono all’epoca orientalizzante (VII sec. a.C.): provengono per lo più dall’Etruria meridionale ma anche dal Lazio, come la Giara (pithos) in ceramica d’impasto rosso sovra-dipinto in bianco (“white on red”) di produzione etrusca (Cerveteri) con scena mitologica dell’accecamento di Polifemo e animali (cavalli, felini) del terzo quarto del VII sec. a.C. (il coperchio è di pertinenza dubbia) e il Cratere cerimoniale con quattro anse sormontate da coppette in ceramica d’impasto rosso sovra-dipinto in bianco (“white on red”) di produzione nord laziale (Crustumerium) con uccelli acquatici (VII sec. a.C.).


Cratere a forma di calderone (lebes) apulo a figure rosse con scena di banchetto (symposion) con il gioco del kottabos. Verso la metà del IV sec. a.C.

Alla seconda metà dal VI sec. a.C. risalgono le anfore con scene figurate: alcune sono attiche e illustrano l’evoluzione stilistica di questo periodo, altre sono etrusche e coprono lo stesso arco cronologico come l’Anforetta etrusca a figure nere con guerrieri affrontati sulla pancia e occhioni sulla spalla (fine del VI sec. a.C.)   
Le necropoli etrusche hanno restituito un’enorme quantità di ceramiche del VI e del V sec. a.C. Forse provengono proprio dall’Etruria gli esemplari recuperati dal Comando TPC negli Stati Uniti, anche se le origini precise sono sconosciute, come per l’opera esposta Coppa (kylix) attica a figure rosse con Dioniso (all’interno) e satiri con menadi (all’esterno) di inizio V sec. a.C. 

Tra la seconda metà del V e la prima metà del IV sec. a.C. si sviluppano in Magna Grecia delle produzioni a vernice nera e figure rosse: in mostra il Cratere a forma di calderone (lebes) con scena di banchetto (symposion) con il gioco del kottabos (verso la metà del IV sec. a.C.) e il Piatto con due anse a figure rosse sovra-dipinte con maschera centrale sovra-dipinta e scena di guerra tra Greci e Amazzone (amazzonomachia) della seconda metà del IV sec. a.C., entrambi di produzione apula.
Da una grande stipe votiva, in un santuario non identificato dell’Etruria meridionale o del Lazio, proviene la Testa votiva in terracotta di produzione etrusco-laziale del IV sec. a.C., sulla quale si osservano alcune tracce di policromia che fanno rivivere i volti antichi.


Grande vaso da banchetto (stamnos) a figure rosse di produzione falisca con menade in corsa. Ultimo quarto del IV sec. a.C.
 
MUSEO DELL’ARTE SALVATA, ISOLA DI CULTURA
L’edificio, situato nell’angolo occidentale delle Terme, presenta una pianta quadrata all’esterno e ottagonale all’interno. La copertura, una cupola con otto costolature, era in origine decorata da marmi e stucchi. La sua ubicazione e l’assenza di sistemi di riscaldamento ha fatto supporre che fungesse da frigidarium minore. L’Aula ha avuto diverse funzioni dal 1878 e con l’apertura di Via Cernaia fu isolata dal resto del complesso della Terme di Diocleziano.
Nel 1983 in occasione della ristrutturazione del Museo Nazionale Romano, l’architetto Giovanni Bulian ha iniziato un progetto di trasformazione di alcuni spazi dell’intero complesso, compresa l’Aula Ottagona. Una parte importante del piano di Bulian all’epoca non fu realizzata: prevedeva l’unione dell’Aula al complesso delle Terme, con l’eliminazione del primo tratto di Via Cernaia, per permettere la rilettura delle antiche strutture diocleziane.

L’apertura al pubblico del Museo dell’Arte Salvata è il primo passo per la realizzazione di un progetto più ampio che prevede l’attuazione del disegno di Bulian e ha come progetto finale la nascita di un’isola della cultura nel centro di Roma.


In copertina: Museo dell'Arte Salvata, Foto di Roberto Serra

Museo dell'Arte Salvata, Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, Roma
fino al 15 ottobre 2022