Capogrossi e Palma Bucarelli

La collezione della Galleria Nazionale d'Arte Moderna

 La Galleria Nazionale d'Arte Moderna possiede la collezione più importante delle opere di Giusepep Capogrossi, un nucleo di circa quaranta dipinti che sono stati acquisiti sin dal 1935, attraverso acquisti ed alcune consistenti donazioni: la prima di Renato Cardazzo, fratello di Carlo, mercante di Capogrossi, la seconda della figlia di Capogrossi, Olga, che ha donato nel tempo molte opere, tra le quali la più grande tela realizzata dall'arista, Superficie 512, visibile nell'allestimento permanente del museo.

Nel filmato realizzato da Rai Cultura, Francesca Romana Morelli, curatrice della mostra Giuseppe Capogrossi. Dietro le quinte, presentata per ricordare i cinquant'anni dalla morte dell'artista, racconta del rapporto privilegiato di Giuseppe Capogrossi con la Galleria e, in particolare, con Palma Bucarelli, direttrice dell'Istituzione dal 1942 al 1975.
Palma Bucarelli sostiene la pittura del maestro sin dai suoi esordi e considera "l'avventura del segno" intrapresa da Capogrossi, uno dei contributi più fecondi per l'arte italiana del secondo Novecento. 


 Capogrossi con la moglie Costanza mentre ritocca la Superficie 512, 1963, Archivio, Galleria Nazionale

Tra le opere della stagione figurativa nella collezione della Galleria Nazionale d'Arte Moderna: Giocatore di ping pong  (1932.33, olio su compensato), Giuochi (1935 circa, olio su tela, acquisito nel 1936), Oggetti rustici (1938 circa, olio su tavola, acquisito nel 1939), Paesaggio romano (1938-39, olio su tela  acquisito nel 1940). 

Oltre all'imponenete Superficie 512, la produzione pittorica di Capogrossi posteriore agli anni Cinquanta è rappresentata nella Galleria da molti oli su tela tra i quali Superficie 207 (1957), Superficie 323 (1959), Superficie 538 (1961),Superficie 553 (1965),Superficie 600 (1960), Superficie 603 (1951), Superficie 655, 1961-69.


Giuseppe Capogrossi: Superficie 655 (dettaglio), 1961-69, olio su tela - Galleria Nazionale 

Giuseppe Capogrossi nasce a Roma il 7 marzo del 1900. Laureato in Giurisprudenza, si è sempre dedicato alla pittura. Nel 1923 frequenta la Libera scuola di nudo di Felice Carena, in quel tempo tra le più accreditate di Roma.
Tra il 1927 e il 1933 compie ripetuti soggiorni a Parigi dove elabora una pittura figurativa e tonale che si ricollega a fonti classiche italiane. Espone per la prima volta nel 1927 in una mostra collettiva alla Pensione Dinesen di Roma con Cavalli e Di Cocco; ancora con Cavalli, Cagli e Sclavi partecipa nel 1933 alla mostra nella Galleria Bonjean di Parigi, presentata dal noto critico Waldemar George che per primo si riferì a questo gruppo con il termine Ecole de Rome (da cui quello di Scuola Romana).D’ora in avanti partecipa a numerose mostre in gallerie private e spazi pubblici. Dagli inizi degli anni Quaranta avvia una trasformazione della sua ricerca pittorica: il colore si accende nelle gamme dei rossi, viola e arancio, e la pennellata si anima.
Con il graduale abbandono della figurazione, dopo un breve periodo di esperienze a carattere neo cubista (1947-1949), approda a un rigoroso e personale astrattismo caratterizzato da una unica forma-segno che coniugandosi in infinite variazioni arriva a costruire lo spazio del quadro, rappresentazione simbolica di una interiore organizzazione spaziale.

Espone le opere della sua nuova maniera in una famosa mostra nel 1950 alla Galleria del Secolo di Roma, poi alla Galleria Il Milione di Milano ed alla Galleria del Cavallino di Venezia.
In questo periodo ha inizio il rapporto con Carlo Cardazzo, titolare delle gallerie Il Cavallino di Venezia e Il Naviglio di Milano, che si definisce nella stipula di un contratto di esclusiva che avvia la diffusione e il commercio della produzione di Capogrossi anche all’estero.
Nel 1951 partecipa alla fondazione del gruppo Origine, con Ballocco, Burri e Colla e raggiunge la notorietà internazionale partecipando nel marzo 1951 a Parigi – unico italiano – alla mostra Véhémences Confrontées.
Nel 1954 viene pubblicata dalle Edizioni del Cavallino di Carlo Cardazzo, a cura di Michel Seuphor, la prima monografia dedicata all’opera di Giuseppe Capogrossi.
Dal 1940 diviene titolare dell’insegnamento di “Figura disegnata” al Liceo Artistico di Roma fino al 1966 anno in cui viene chiamato alla cattedra di “Decorazione” nella Accademia di Belle Arti di Napoli fino al 1970.
Nella sua lunga carriera artistica ottiene numerosi premi e riconoscimenti: nel 1962 con una sala personale alla XXXI Biennale di Venezia il premio per la pittura, ex aequo con Morlotti; nel 1971 il premio “Vent’anni di Biennale” alla Biennale di S. Paolo del Brasile e il Prix d’honneur alla Esposizione Internazionale dell’incisione di Lubiana.
Nel 1968 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, diretta da Palma Bucarelli, dedica un’intera sala alle opere dell’artista; oltre ai dipinti già presenti nella collezione del museo vi vengono esposti i lavori donati da Renato Cardazzo in memoria del fratello Carlo scomparso nel 1963. Nel 1971 il Ministero della Pubblica Istruzione gli conferisce la medaglia d’oro per meriti culturali.

In copertina: Giuseppe Capogrossi, Superficie 207 (dettaglio), 1957, olio su tela - Galleria Nazionale