La nuova "Sala Zigaina" a Casa Cavazzini

La nuova "Sala Zigaina" a Casa Cavazzini

Mecenati e donatori nelle Civiche Collezioni di Udine

La nuova "Sala Zigaina" a Casa Cavazzini
Per i cento anni di Giuseppe Zigaina (1924-2015) è stata allestita a Casa Cavazzini (Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Udine) un’intera Sala dedicata al Maestro (maggio 2024). 
Il Comune di Udine e il Civico “Museo di Arte Moderna e Contemporanea” rendono così omaggio al grande pittore friulano, protagonista indiscusso della stagione del Realismo del Secondo Dopoguerra e interprete straordinario di temi civili acutamente e duramente analizzati in rapporto alla storia, al territorio e alla memoria. 
L’iniziativa del Comune di Udine si inscrive in “Zigaina 100/Anatomia di una Immagine”, il progetto sostenuto dalla Regione Friuli-Venezia Giulia che vede capofila il Comune di Cervignano del Friuli, cittadina natale del Maestro dove trascorse la sua vita e svolse il suo lavoro rinunciando a mete più conformi allo status d’artista.

Nell’occasione, la responsabile del Museo, Vania Gransinigh, ha organizzato un incontro con l’Accademia Udinese di Scienze Lettere e Arti, per parlare del valore culturale e civile delle opere di Zigaina nelle Civiche Collezioni di Casa Cavazzini

La Sala Zigaina, ora permanente, valorizza circa venti opere del pittore oggi parte importante del patrimonio civico della città di Udine. Tra queste, alcune sono tele fondamentali che determinano alcune tappe del suo lungo percorso creativo. 


Giuseppe Zigaina, “Assemblea dei braccianti sul Cormor. Sciopero a rovescio del luglio 1950”, 1952, olio su tela, 250×316 cm., Casa Cavazzini, Museo di Arte Moderna e Contemporanea, Udine

“Assemblea di braccianti sul Cormor: sciopero a rovescio del luglio 1950”, tra i capolavori de Maestro, è una grande tela che rappresenta una assemblea di contadini sul greto del Cormor, il torrente che dal Friuli sfocia nella laguna di Grado e Marano. Nel dopoguerra, il Cormor divenne luogo emblematico delle lotte dei braccianti friulani: contro un destino di emigrazione, questi ribadivano e dimostravano la necessità del loro lavoro in queste terre attraversate da un torrente che, periodicamente, esondava sottraendo terreni all’agricoltura. 
La forma di protesta scelta, lo sciopero a rovescio, cioè il fatto di lavorare non pagati, vide nel 1950 l’adesione di migliaia di uomini osteggiati pesantemente dalle forze dell’ordine, ma sostenuti da una rete civile e dall’impegno di alcuni intellettuali. Tra questi, Zigaina pubblicò sulle pagine della rivista “Rinascita” un testo di adesione alla causa e alla “Galleria al Naviglio” di Milano realizzò un’intera mostra dedicata alle lotte del Cormor.  
Il quadro monumentale, esposto alla “XXVI Biennale di Venezia” (1952) sostenuto anche da una serie di disegni, divenne il manifesto delle lotte dei lavoratori della terra. 


Giuseppe Zigaina, Uomini che uccidono cavalli, 1948, olio su compensato, Casa Cavazzini, Museo di Arte Moderna e Contemporanea, Udine

Di notevole importanza, le due tavole titolate “Uomini che uccidono cavalli” realizzate nel 1948. Memore del “quadro della mia vita”, come Zigaina definiva la “Battaglia di San Romano” di Paolo Uccello, “Uomini che uccidono Cavalli” fu un tema che l’artista trattò più volte, tra il 1947 e il ‘49, con tecniche e supporti diversi. L’esattezza formale dal forte impianto geometrico, l’eleganza della rappresentazione propria del Maestro fiorentino, in Zigaina lasciano spazio al dramma dello scontro di forze e alla violenza della sopraffazione che il soggetto esprime nel difficile Dopoguerra italiano. Ecco allora i contorni duri e severi, “a filo di ferro” scrisse la critica, in un’opera dove la grande lezione pittorica restituisce una calibrata costruzione e le luci, al centro della tela, imprimono un complesso e vigoroso dinamismo.

Giuseppe Zigaina, Uomini che uccidono cavalli, bozzetto preparatorio, 1948, olio su tavola, Casa Cavazzini, Museo di Arte Moderna e Contemporanea, Udine

Questa forza grafica sarà trasferita nelle opere successive con biciclette, falci e carri, tutti elementi che caratterizzano la pittura dell’artista in quegli anni.
La critica (Marchiori, Goldin, D’Angelo) sottolineò la suggestione provata da Zigaina dal diretto confronto con “La Pesca Notturna ad Antibes” di Picasso esposto alla Biennale veneziana del 1948, la prima delle prestigiose esposizioni a cui il giovane partecipò.

Forse fu proprio qui che egli comprese la possibilità di risolvere “il grande dramma dell’artista moderno: quello cioè di salvare la libertà dell’arte senza rinunciare al suo impegno civile”
Giuseppe Zigaina, 1973

Occupa la terza parete della Sala l’opera “Alessandra e la stella filante” (1966) esposta nel 1966 nella Sala personale dell’artista alla “XXXIII Biennale Internazionale d’Arte” di Venezia, assieme ad altre sedici opere allora recentissime. Pubblicata in catalogo, la tela suscitò nella critica del tempo appellativi come, “pittura realistica ed orfica” (De Micheli 1966) mentre, alcuni anni dopo, lo stesso Zigaina affermava l’ingresso nella sua produzione degli anni Sessanta di “un’altra parte della realtà”, un vero filtrato attraverso i sedimenti della sua storia più intima e personale.
Alessandra, la figlia appena nata, viene rappresentata dormiente nella parte inferiore del dipinto, mentre la stella cadente con il suo carico di magia e destino traccia la scia luminosa nel cielo. 

Un nucleo di disegni dedicati al tema della “Donna assassinata” e del “Dormitorio” chiude Sala Zigaina che, cronologicamente, si ferma agli anni Sessanta 

La serie “Donna assassinata”, realizzata con matite grasse su carta intelata tra il 1961 e il ’65, apre al nuovo approccio grafico di Zigaina che, da ora, adotta un segno forte, marcato e materico per denunciare la violenza assassina e feroce sul femminile. L’artista ha circa quarant’anni e dagli anni Sessanta la sua riflessione creativa affronta una realtà di dolore e sopraffazione in opere caratterizzate dal senso del tragico, un discorso che trova radici nella storia della civiltà friulana. Zigaina è già lontano dal segno perfetto che negli anni Quaranta gli aveva valso il “Premio Diomira” per giovani disegnatori e che nel Cinquanta, assieme alla sua generazione di artisti, lo portava ad affrontare il disegno come banco di prova necessario per misurare e affinare il mestiere nell’intendimento del vero.
Simile la fattura della serie dei “Dormitori” realizzata tra il 1964 e il ’67. Anche qui, le matite grasse e il chiaroscuro emotivo introducono il tema della denuncia e dell’angoscia, un “sentimento d’ombra”, “rimasto nell’animo del pittore sin dagli inizi della guerra” (Marchiori, 1973). Con il “Dormitorio”, Zigaina affronta il tema della deportazione, del lager, della sopraffazione dell’essere umano sul suo stesso simile. Ancora una volta, la storia in Zigaina assume un valore di consapevolezza e coscienza civile.
Il “Dormitorio”, inoltre, è anche il tema che nel 1965 avvierà le prime incisioni del Maestro aprendo a uno straordinario approccio alla stampa che condurrà Zigaina ai vertici della grafica internazionale.

Il corpus di opere  delle Collezioni Civiche di Zigaina restituisce anche l’importanza di un certo mecenatismo friulano, attento e qualificato 

Va ricordato, in primis, il lascito di Antonio Marangoni che consentì alle Civiche Collezioni di nascere attraverso una mirata politica di acquisizioni, anche di Zigaina. Tra queste, nel 1948 entrava nei Musei Civici “Uomini che uccidono cavalli” e nel 1988, la tela dei “Braccianti del Cormor”. 
Un altro mecenate sensibile fu il grande collezionista triestino, di origine greca, Socrate Stavropulos che, nel 1954, donò il piccolo olio su faesite di “Uomini che uccidono cavalli” (1948). 
Alba e Livio Fontana, collezionisti di Monfalcone, regalarono con grande generosità la tela “Dal Colle di Redipuglia. Farfalla e anatomia” (1973). Questa grande opera è oggi esposta al primo piano del Museo, fuori dalla Sala dedicata; essa, infatti, ricorda un altro capitolo storico della pittura di Zigaina legato alla tragedia della Prima Guerra Mondiale, così come si è svolta nei territori friulani.
Un importante nucleo di disegni quali, “Donna assassinata” e “Dormitorio”, realizzati a tecnica mista e su carta intelata, fu donato nel 1995 da Bianca Marini Solari, mecenate ed eroina, moglie dell’imprenditore e senatore Fermo Solari. 
Gli “Amici dei Musei di Udine”, infine, nel 1971 offrivano alla Civiche Collezioni un disegno sul “Colle di Redipuglia”.

FOTO DI COPERTINA
Giuseppe Zigaina, Uomini che uccidono cavalli, 1948, olio su compensato, Casa Cavazzini, Museo di Arte Moderna e Contemporanea, Udine