L'eredità di Alighiero Boetti

Ricreazione immaginativa del reale

Io trovo che il suo lascito sia infinito. È proprio tutto, cioè Alighiero è in tutto.
Andrea Mastrovito, artista

Protagonista riconosciuto dell’Arte Povera e dell’Arte Concettuale degli anni Sessanta e Settanta del Novecento, Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994) ha saputo anticipare temi cardine dell’arte contemporanea internazionale, come quelli dell’identità, del nomadismo culturale, della globalizzazione e il valore di realtà che l’elemento autobiografico possiede. Per questo motivo, per ricordare l'artista a quarant'anni dalla sua scomparsa, in connessione con la mostra Alighiero e Boetti, raddoppiare dimezzando, concepita da Marco Tirelli e Caterina Boetti presso l’Accademia Nazionale di San Luca, la Fondazione Alighiero e Boetti ha organizzato un convegno, presso l'Istituto Centrale per la Grafica di Roma, teso ad approfondire l’eredità intellettuale del maestro racchiusa, in particolare, nella grande Opera Postale (De Bouche à Oreille) del 1993: vera e propria opera testamento.

A tal fine, sono stati invitati artisti di diverse generazioni, che sulla lezione di Alighiero Boetti hanno riflettuto direttamente o indirettamente all’interno della propria personale ricerca, a partire da Marco Tirelli, Stefano Arienti e Alberto Di Fabio, che con Boetti hanno condiviso una parte della propria biografia. Hanno partecipato, inoltre, Andrea Aquilanti (artista), Caterina e Giordano Boetti (Fondazione Alighiero e Boetti), Gaia Ceriana Franchetti (regista), Franco Losvizzero (artista) Paolo Mussat Sartor (fotografo), Angela Vettese (critica d'arte). Ha coordinato il convegno Francesca Franco (docente di Storia dell’Arte e Storia della Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila e responsabile attività della Fondazione Alighiero e Boetti).

Boetti è stato tra gli artisti italiani, uno di quelli che ha sviluppato più forme, più metodi, più regole, più vie che possono essere percorse da artisti giovani. E' stato un artista concettuale, ma questo sua concettualità è stata tutt'altro che monolitica, quindi la sua produzione è come se fosse un grande catalogo di spunti e si può dire che nessun artista italiano sia veramente esente dalla sua presenza, dalla sua influenza.
Angela Vettese, critica d'arte


Alighiero Boetti: Tutto, 1992 – 94, ricamo su tela, cm 270 X 600 ca. Archivio Alighiero Boetti

Il convegno è stata l'occasione per presentare ed esporre la cartella Alighiero e Boetti, fotografie 1968/1978, composta da sedici scatti di Paolo Mussat Sartor, fotografo che, analogamente a Giorgio Colombo, vanta una lunga collaborazione con l’artista, avendo condiviso con lui progetti artistici e avendo documentato il passaggio dagli esordi torinesi al trasferimento a Roma. Tra le immagini proposte, fotografie inedite e fotografie diventate iconiche, legate a opere seminali come Strumento musicale (1970) e Manifesto (1972).

Il filmato realizzato da Rai Cultura raccoglie le testimonianze di alcuni artisti e studiosi per evidenziare la vitalità della ricerca artistica di Boetti e le profonde connessioni con i linguaggi della contemporaneità. Il rapporto con i giovani e con i giovanissimi, il vivo interesse per le loro idee e sperimentazioni hanno sempre caratterizzato la vita dell’artista. L’incontro con "l'altro diverso da sé" era, infatti, per Boetti un’occasione preziosa di confronto e una risorsa, per meglio comprendere il reale o per vederlo con una differente focalità.
(Alcune immagini e video presenti nel filmato sono stati concessi, cortesemente, dagli artisti intervistati)

Foto di copertina, Manifesto, 1972 di Paolo Mussat Sartor
Le immagini delle opere di Alighiero Boetti sono state concesse, cortesemente, dagli Eredi Boetti
 

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