La donazione Sperone all'Accademia di San Luca

33 opere per celebrare l'arte come memoria e restituzione

Non accadeva dal 1934 che l’Accademia Nazionale di San Luca ricevesse una donazione tanto significativa. Con 33 opere d’arte donate – provenienti da 32 artisti diversi – Gian Enzo Sperone, esploratore instancabile dell’arte, torinese d’origine e protagonista della scena artistica internazionale, ha scelto di imprimere il proprio segno nella storia dell’istituzione artistica più antica al mondo.

Il suo collezionismo, vasto e visionario, spazia dal 350 a.C. alla settimana scorsa – come recita il titolo del volume pubblicato nel 2019 a lui dedicato da Umberto Allemandi – ed è frutto di una vita consacrata all’arte.

Fondata nel 1593, l’Accademia di San Luca ha precorso qualsiasi altra esperienza museale dedicata al disegno e alla pittura, compreso il celebre Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, fondato sì a Firenze nel 1563, ma con una funzione museale solo sviluppatasi in seguito.

La donazione Sperone non è solo un atto di generosità, ma una vera e propria dichiarazione di fede nell’arte come patrimonio collettivo.

La mia vita ora tiene d’occhio anche i titoli di merito che la società̀ assegna di tanto in tanto ai suoi figli, pure quelli apolidi come me che nell’intimo sono solo sudditi e patrioti della patria dell’arte. Vorrei arricchire un po’ il mio necrologio (quando verrà, il più tardi possibile).»  scrive Sperone nel catalogo che accompagna la donazione.


La raccolta testimonia un gusto raffinato e profondo: tra i capolavori si segnalano il Loth e le figlie di Gioacchino Assereto (Genova 1600 – 1650), già nella collezione Labia; il Sant’Andrea Apostolo di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666); il Manio Curio Dentato rifiuta i doni dei Sanniti di Vincenzo Camuccini (Roma 1771 – 1844), Principe dell’Accademia di San Luca dal 1806 al 1810 e di provenienza Aldobrandini; la Maddalena penitente di Ludovico Cardi, detto il Cigoli (Cigoli 1559 – Roma 1613), già nel Getty Museum; di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (Milano 1698 – 1767) Ritratto di gentiluomo; di Leandro Dal Ponte, detto Bassano (Bassano del Grappa 1557 – Venezia 1622) Ritratto di Sebastiano Fuginelli, ca. 1610; di Luca Giordano (Napoli 1634 – 1705) Democrito, 1650–1660; di Giovanni Antonio Guardi (Vienna 1699 – Venezia 1760), Crasso saccheggia il Tempio di Gerusalemme, dipinto che, prima di entrare nella raccolta Sperone, è appartenuto al giurista milanese Guido Rossi (morto nel 2017), noto anche per la sua raffinata collezione d’arte antica e moderna; di John Jackson (Lastingham 1778 – Londra 1831), Ritratto di Antonio Canova, 1819, che entrò nella collezione dello scultore Francis Chantrey e fu immediatamente esposto alla Royal Academy, riportando vasta eco sulla stampa periodica.
La donazione comprende anche due straordinarie opere di Jean Lemaire: Capriccio con arco trionfale e Colosseo e Capriccio con colonnato ed edificio circolare, appartenute alla collezione di Federico Zeri.
Inoltre entra a far parte della collezione di San Luca anche il Ritratto di gentiluomo (Chigi Zondadari), 1630, di Rutilio Manetti (Siena 1571 – 1639); di Anton Raphael Mengs (Aussig 1728 – Roma 1779), Ritratto del cardinale Francesco Saverio de Zelada, ca. 1773; di Giuseppe Nuvolone (Milano 1619 – 1703), Davide vince Golia, ca. 1680, già in collezione Koelliker; di Bernardo Strozzi (Genova 1581 – Venezia 1644), San Paolo, 1635–1640; e lo straordinario Ritratto di pittore di Vittore Ghislandi, detto Fra Galgario (Bergamo 1655 – 1743), che si colloca tra i vertici della pittura di figura del periodo.

Due le opere dei primi del Novecento: Filippo de Pisis (Ferrara 1896 – Milano 1956), Natura morta melodrammatica, 1923; e Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria 1851 – Francavilla al Mare 1929), Ritratto di Don Salvatore Petito - maschera buffa, straordinario e insuperato interprete di Pulcinella e altri ruoli del teatro napoletano di tradizione.

Ho dormito per anni su una specie di palafitta-trespolo per non rubare spazio ai quadri.» racconta Sperone, con il tono ironico di chi ha fatto della collezione una forma di vita.
E aggiunge:
«Per un soggetto come me, frenetico nell’azione di individuare e incamerare opere d’arte che mi riguardassero (ma sono stato di manica larga), è stato quasi un gioco trovare, pur con uno scrutinio frettoloso, quanto delle mie raccolte potesse piacere e servire all’Accademia Nazionale di San Luca. Del resto, tutta l’arte dipende dal gioco, specialmente quello dell’eccesso.»


Nella donazione di Sperone all’Accademia di San Luca, l’arte contemporanea è rappresentata da due capolavori: il grandioso Costellazione del Leone (1980) di Carlo Maria Mariani (Roma 1931 – New York 2021), disegno preparatorio della grande tela a olio esposta nel 1981 nelle gallerie di Sperone a Roma e New York.
L’opera è una grande rappresentazione collettiva “all’antica” dei personaggi del mondo dell’arte della fine degli anni Settanta del secolo scorso, con al centro il suo autore nelle vesti accademiche, circondato dagli artisti, dai mercanti e dagli storici dell’arte a lui coevi.

L’altra opera è Crepuscolo degli Idoli (1997) di Giulio Paolini (Genova 1940), una grande installazione dove la classicità è evocata nella sua caduta e nei suoi frammenti scomposti, vera “visione” del suo crepuscolo.

L’attuale presentazione della donazione all’Accademia di San Luca si conclude il 7 giugno 2025. Dall’autunno 2025, le opere della collezione Sperone saranno esposte in modo permanente in uno spazio a loro dedicato, collocato al piano terra di Palazzo Carpegna, sede dell’Accademia, appositamente restaurato per l’occasione

Con la donazione Sperone, l’Accademia Nazionale di San Luca non riceve soltanto un insieme prezioso di opere d’arte. Raccoglie, accoglie e restituisce alla collettività la visione intellettuale e affettiva di un uomo che ha fatto dell’arte una patria e del collezionismo una forma di vita.


BIOGRAFIA GIAN ENZO SPERONE
Gian Enzo Sperone è nato a Torino, il 15 maggio 1939. Dopo la maturità classica si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Torino, coltivando al contempo interessi per la poesia contemporanea, specie americana; trova lavoro all’Olivetti ed è costretto a rallentare gli studi, abbandonandoli successivamente. Presto lascia il posto nella grande azienda di Ivrea per accettare uno stage alla Galleria Galatea di Mario Tazzoli, nel 1961. 
Alla fine del 1962, auspice l’artista Aldo Mondino diventa direttore della neonata Galleria Il Punto, e comincia ad aprire il suo sguardo verso l’America e le arti di avanguardia anche attraverso la frequentazione di Leo Castelli e Ileana Sonnabend, allora interessata al lavoro di Pistoletto. Nel 1963, grazie al rapporto con la Sonnabend, Sperone apre una mostra di Liechtenstein alla galleria Il Punto. 
Questo rapporto con la grande gallerista porterà Sperone alle esperienze della pop art americana e gli permetterà di aprire già nel 1964 una galleria con il proprio nome, a Torino. Rauschenberg Rosenquist, Warhol, Jim Dine e Robert Morris, sono tra gli artisti presentati dal gallerista nei primi anni della sua attività indipendente dal 1964 al 1966, in anticipo o in perfetta coincidenza con la loro presenza alla Biennale di Venezia. Pistoletto, rimane legato al gallerista come artista ma anche come ispiratore di iniziative espositive: la mostra di Pino Pascali “ le armi” nel 1966 è un suggerimento dell’amico artista. Il riscontro di pubblico è immediato, e troverà, nella prima mostra dedicata a Dan Flavin nel 1966 organizzata in uno spazio a Milano che Sperone terrà aperto due soli anni a cura di Tommaso Trini. L’intera mostra è acquistata da Giuseppe Panza di Biumo che si porrà per alcuni anni come principale sostenitore di Sperone. Nello stesso spazio saranno dedicate due mostre personali a Ettore Sottsass Jr. e a Andy Warhol.
Nel 1967 è il momento di Marisa Merz, Gilberto Zorio e (nel 1968) di Mario Merz, Michelangelo Pistoletto e Giovanni Anselmo. Già nel 1967 comincia l’avventura del “Deposito d’Arte Presente” fondata insieme a Gilberto Zorio e Giovanni Anselmo, ma anche a figure di collezionisti come Corrado Levi, Sandra Furlotti, Marcello Levi o critici d’arte come Luigi Carluccio; uno spazio di iniziative e di dibattito pubblico tra arte e spettacolo, in collaborazione con il Teatro Stabile di Torino con cui viene organizzato in anteprima lo spettacolo teatrale Orgia di Pier Paolo Pasolini. Sperone è il coordinatore e non è un caso che alcune mostre aperte in quello spazio siano dedicate ad artisti a lui sempre più spesso legati, come i rappresentanti dell’Arte Povera, da Mario Merz a Calzolari, a Penone. 
Le esplorazioni di Sperone lo portano a Roma, dove dal 1969 al 1985 diventa il gallerista di Cy Twombly rappresentato anche a New York, ma presto il suo sguardo è sempre più internazionale, coltivando relazioni commerciali con Leo Castelli e il gallerista/artista Konrad Fischer, a lungo suo socio in una galleria a Roma, che inaugurerà nel 1971 con una personale di Gilbert & George. 
È attraverso il gallerista tedesco che inizia il suo sodalizio con Angela Westwater, con la quale entrerà in società nel 1975 e che si unirà nell’avventura della galleria di New York, già aperta però nel 1972 da Gian Enzo Sperone e il suo socio d’allora Pier Luigi Pero. Lì, passeranno mostre memorabili dedicate a Donald Judd, Carl Andre, Gerhard Richter, Bruce Nauman, Gino De Dominicis, Julian Schnabel, Louise Bourgeois. 
Sperone intercetta tutte le novità artistiche, interagendo con gli artisti della Transavanguardia guidati da Achille Bonito Oliva, con maestri internazionali come Carle Andre, Lawrence Weiner, con protagonisti del Minimalismo americano, da Sol Lewitt a Ryman, alla Land Art, da Richard Long a Walter De Maria all’arte concettuale, da Donald Judd a Joseph Kosuth. Ma il suo cuore batte sempre per gli artisti italiani, di cui garantirà la fortuna internazionale, dai maestri dell’arte povera, a quelli della Transavanguardia fino ad artisti con cui strinse un lungo sodalizio come Alighiero Boetti di cui le gallerie Sperone ha fatto mostre sin dal 1968. 
Accompagna questa attività di mercante con una grande attenzione alla ricerca, diventando editore nel 1969 insieme a Germano Celant. Alla sua attività, celebrata nei manuali di storia dell’arte,  sono stati dedicati due volumi (Gian Enzo Sperone. Torino, Roma, New York. 35 anni di mostre tra Europa e America, con scritti di A. Minola, M. C. Mundici, F. Poli, M. T. Roberto, Torino, Hopefulmonster 2000), mentre alla sua attività di collezionista, tra antico e moderno e contemporaneo un volume (Gian Enzo Sperone, Dealer and Collectorr. From 350 B. C. to last week, a cura di L. Trezzani, Torino Umberto Allemandi 2019), e una mostra “L’uomo senza qualità”. Gian Enzo Sperone collezionista, da un’idea di Vittorio Sgarbi catalogo della mostra – Rovereto, Mart – a cura di D. Isaia con T. Pistone, Silvana Editoriale, 2023).

 

Condividi