Un imprenditore anomalo a Santo Stefano di Sessanio

Intervista a Daniele Kihlgren

Oggi, con lo sviluppo esasperato e irreversibile del mercato globale e del prodotto turistico globalizzato e tutte le conseguenze in termini di identità, i luoghi della marginalità possono rappresentare un’Italia ancora autentica nel paesaggio e nel costruito storico, nel cibo e nell’artigianato”
Daniele Kihlgren

Dissacrante, anticonformista, iconoclasta, Daniele Kihlgren, terzogenito ribelle di una ricca famiglia italiana di imprenditori del cemento, alla fine degli anni Novanta scopre il borgo di Santo Stefano di Sessanio, un luogo medievale edificato sulla cima delle montagne abruzzesi: è amore a prima vista.

L’idea è di trarre profitto dalla conservazione del paesaggio anziché, come spesso accade in Italia, dalla sua devastazione

Kihlgren intuisce che è il luogo giusto per dare corpo a una sua idea: restaurare in modo filologico, ossia “conservativo”, un borgo antico in rovina e trasformare il paese intero in un “albergo diffuso”, nato dalle potenzialità intrinseche offerte dal patrimonio edilizio del passato. 
Il restauro di parte del borgo è avvenuto principalmente attraverso il recupero di aspetti identitari interni al tessuto architettonico, nonché tramite materiale iconografico proveniente dal “Museo delle genti d’Abruzzo”. Proprio grazie alle interviste di alcuni anziani conservate dal Museo sono state recuperate alcune culture autoctone, a partire dal cibo, fino al recupero di arredi storici prodotti in loco. 

Le parole e l’artigianato domestico costituiscono due universi antropologici, rispettivamente immateriali e materiali, giunti al limite della loro definitiva scomparsa

Con la Regione Abruzzo, Kihlgren vuole attuare un piccolo gesto estremamente simbolico per i nuovi destini di questi territori: l’abbattimento dell’unico edificio moderno, invasivo e di nessuna funzione sociale, abbandonato da decenni accanto al tessuto tardo medievale del borgo. La demolizione è fatta per pure ragioni di tutela del rapporto tra la storia e il paesaggio; infatti, il materiale antico di costruzione locale restituisce certe armonie cromatiche che quasi naturalmente si fondono con la ricchezza dell’ambiente naturale.

Data la modesta dimensione di questi borghi sulla montagna appenninica, per ragioni meramente prospettiche, ogni edificio moderno diventa molto visibile, facendosi chiaramente detrattore rispetto all’originario rapporto tra costruito storico e paesaggio
Daniele Kihlgren

Dopo i primi interventi, a Santo Stefano di Sessanio cominciano ad accorrere turisti e sull’onda dell’entusiasmo Kihlgren inizia a comprare case in altri borghi simili avviando un programma analogo nei Sassi di Matera. 
Questi progetti captano il turismo più sensibile alla bellezza e fin da subito rivelano le loro potenzialità di valore insieme culturale ed economico.
Ma Kihlgren ha un temperamento artistico e un perfezionismo quasi maniacale; presto un’amministrazione poco accorta inizia a generare problemi: il sogno di un progetto condotto senza nessun intervento pubblico rischia di infrangersi nei debiti. Ma non sarà così perché Kihlgren è un artista e trova la soluzione.

Quei borghi spesso svuotati dall’emigrazione, che ha portato lontano la manodopera italiana e anche i cervelli, possono diventare una vera risorsa
Daniele Kihlgren

Il modello di recupero dei Borghi proposto da Kihlgren ha favorito lo sviluppo di economie locali, più equilibrate ed efficienti. Le strutture a gestione familiare, infatti, tendono a reinvestire nel territorio promuovendo un turismo più sostenibile e attento alla comunità. Questo modello evita il fenomeno del “drenaggio economico” (tourism leakage), tipico delle grandi catene alberghiere internazionali che spostano il guadagno locale in altri paesi. 

Daniele Kihlgren. Diplomato a 17 anni, si laurea in filosofia specializzandosi in Epistemologia delle Scienze Umane a Milano; per altri due anni segue un corso di specializzazione Post-Laurea in Terapia della Famiglia ad indirizzo sistemico relazionale all’Ospedale Niguarda. Insoddisfatto della sterilità dei fondamenti di certe teorie e della pratica clinica, Kihlgren rifiuta le proposte di collaborazione del settore pubblico e inizia una sua attività imprenditoriale. Nel Borgo di Santo Stefano di Sessanio decide di dar vita al progetto di recupero e tutela del Patrimonio Storico Minore e fonda “Sextantio Ospitalità Diffusa”. Per l’alto valore culturale e imprenditoriale del progetto, nel 2016 gli viene conferito il dottorato di ricerca Honoris Causa dall’Università Tor Vergata di Roma. In questi anni, Kihlgren, si dedica ad attività umanitarie in Africa, tra cui la costruzione di un ospedale pediatrico in Congo e un progetto di assicurazione sanitaria per i poveri del Ruanda.
Nel 2019, la rivista “Condé Nast Traveler” lo inserisce nell’elenco delle venticinque personalità più influenti che hanno cambiato il modo di viaggiare.
Nel 2022 nasce il “Progetto Capanne sull’isola di Nkombo”, nel lago Kivu (Ruanda) i cui utili serviranno per pagare l’assicurazione sanitaria a persone indigenti. L’intervento sarà clinicamente valutato in collaborazione con l’Ospedale San Raffaele.

FOTO DI COPERTINA 
Santo Stefano di Sessanio

 

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