Mutazioni urbane
In mostra i progetti fotografici premiati dalla Fondazione Giuseppe Primoli
La Fondazione Primoli assegna ogni anno premi internazionali dedicati alla figura del suo fondatore Giuseppe Primoli nell'intento di promuovere giovani talenti: la quinta edizione del Premio per la Fotografia, ha proposto il tema Mutazioni urbane prendendo ispirazione dalle fotografie del Conte Primoli e invitando le fotografe e i fotografi partecipanti a confrontarsi con i cambiamenti e le trasformazioni della città intese come organismi dinamici in continua evoluzione, mettendo in evidenza le complesse interazioni tra contesti urbani, sociali, culturali e ambientali.
In mostra, presso la Fondazione, una selezione degli scatti di Luigi Vetuschi, vincitore del Primo premio con il progetto Patine di Gelosia: Memorie automobilistiche nascoste di Teramo, "per aver interpretato con capacità tecnica ed espressiva il senso della mutazione della memoria e della nostalgia."
Negli anni '50 e '60, Teramo, pur essendo una piccola città del centro Italia prevalentemente agricola, era un vivace centro di cultura automobilistica. La città vantava costruttori di automobili, numerose carrozzerie e meccanici di grande talento, con figure di spicco come Berardo Taraschi. Questa eredità, tuttavia, è andata lentamente svanendo, frammentandosi nel tempo. La cultura automobilistica, un tempo vanto della città, rischia di essere completamente dimenticata.
Le immagini catturate rivelano non solo le vestigia di un passato glorioso, ma anche la malinconia di una tradizione che lotta per sopravvivere. Ogni fotografia è un frammento di storia, un tentativo di salvare dall'oblio la memoria di una città che ha vissuto il suo momento di gloria sulle quattro ruote.
Esposti in mostra anche i progetti fotografici di Debora Panaccione Derma e di Luca Siboni Stasi, ai quali la giuria ha assegnato la Menzione speciale.
Stasi è la memoria di una violenta offesa al paesaggio urbano provocata dall'alluvione che ha colpito la città di Forlì e l'Emila Romagna il 16 maggio 2023.
Così commenta Luca Siboni: "Osservavo quei cumuli di oggetti come se nulla fosse, ormai erano completamente immersi nel paesaggio, anzi sembrava quasi che fossero sempre stati lì, davanti alle recinzioni di case sommerse dall’acqua gelida che il fiume aveva portato con sé qualche sera prima.
Dopo il terzo giorno l’occhio si era già abituato alla vista di tutte quelle montagne secche, inermi, colorate dal fango; ma si riuscivano ancora a distinguere alcuni oggetti, come sedie, scarpe e libri che custodivano ancora il loro nome. Passata una settimana non esistevano già più, erano diventati semplicemente rifiuti appartenenti ad una discarica che non sarebbe dovuta esistere”.
Con il progetto fotografico Stasi l'autore cerca di indagare come l'arresto temporaneo di una condizione possa generare un mutamento della percezione del quotidiano.
Il mezzo fotografico colloca gli oggetti danneggiati in un tempo indefinito, entrando così in uno stato sospeso e ambiguo. Perdono completamente la funzione per cui sono stati creati e assumono un nuovo significato; non sono più oggetti in quanto tali, ma diventano una rappresentazione di concetti e riflessioni, sottolineando il distacco da ciò che è abituale e familiare. Questi oggetti, facenti parte del tessuto quotidiano, diventano testimoni silenziosi non solo delle conseguenze visibili delle mutazioni urbane prodotte dall'alluvione, ma anche della storia emotiva e simbolica che gli appartiene.
Luca Siboni Stasi; Debora Panaccione Derma
Anche Derma il progetto fotografico di Debora Panaccione ha origine dal trauma di un disastro naturale mai riassorbito dal territorio, mai cancellato dal paesaggio.
"Derma è un racconto frammentato, dettagliato, scomposto di Fontecchio. Il paese, che è ancora in ricostruzione per via del terremoto che ha colpito L’Aquila nel 2009, è un cantiere a cielo aperto. Le pareti sono la testimonianza di tracce temporali che si fondono tra loro, il passato e il presente entrano in rapporto per dare un breve spazio ad un mentre, ad una parentesi di trasformazione. Si può dire che Fontecchio sia nella fase in cui sta cambiando pelle. È in una metamorfosi.
Derma è la pelle di Fontecchio. E’ il racconto del cambiamento attraverso i dettagli, in particolare, attraverso le superfici verticali che costituiscono il corpo del paese.
Derma è un’ispezione del banale".
Il Fondo Giuseppe Primoli (1851-1927) conserva materiali fotografici risalenti all’incirca agli ultimi vent’anni del XIX secolo, frutto dell’appassionata attività di fotografo del conte Giuseppe Primoli.
L’archivio si compone oggi di circa 13000 negativi su vetro con gelatina al bromuro d’argento, 318 cartoni, di grande e medio formato, ideati e preparati dallo stesso Giuseppe Primoli, con stampe all’albumina incollate – le uniche stampe originali realizzate dal conte, giunte sino a noi. A ciò si aggiungono diapositive su vetro, carte de visite, negativi su pellicola in nitrato di cellulosa e diversi album.
Il periodo di maggior attività fotografica del conte Giuseppe Primoli può essere ristretto attorno agli anni 1888-94, anche se la sua opera continuò certamente fino alla fine del XIX secolo e le ultime lastre sono databili attorno al 1905.
I soggetti sono diversi. Un nucleo molto consistente è rappresentato dalle vedute di Roma e delle sue trasformazioni urbanistiche. Diverse sono le “scene rubate” tra la gente comune, scattate a Roma, ai Castelli Romani, a Venezia, a Napoli e agli eventi di grande richiamo mondano, quali il pallone aerostatico di Godard (1889), il circo di Buffalo Bill (ai Prati di Castello nel marzo del 1890), la manifestazione per la giornata del 1° maggio 1891 a Roma, le nozze del principe di Napoli, gli incontri di cross-country o di caccia alla volpe nella campagna romana a cui partecipavano esponenti dell’aristocrazia e della cultura dell’epoca. Numerose immagini riguardano celebrità italiane e francesi, amicizie e parentele del conte (la principessa Mathilde Bonaparte e i suoi ospiti, i membri della famiglia Bonaparte, Robert de Montesquiou, Sarah Bernhardt, Alexandre Dumas figlio) ritratte nei momenti più diversi (durante le passeggiate nell’Agro romano o in visita ai Fori oppure alle corse a Tor di Quinto e alle Capannelle) o nei tableaux vivants (con Gabriele D’Annunzio, Giulio Aristide Sartorio, la Duse, la Serao, Napoleone Parisani, Cesare Pascarella…)
Foto di copertina: Luigi Vetuschi, Patine di Gelosia: Memorie automobilistiche nascoste di Teramo
Premio Giuseppe Primoli per la Fotografia, V edizione. Mutazioni urbane
Roma, Fondazione Primoli 29 maggio - 27 giugno 2025
In mostra, presso la Fondazione, una selezione degli scatti di Luigi Vetuschi, vincitore del Primo premio con il progetto Patine di Gelosia: Memorie automobilistiche nascoste di Teramo, "per aver interpretato con capacità tecnica ed espressiva il senso della mutazione della memoria e della nostalgia."
Negli anni '50 e '60, Teramo, pur essendo una piccola città del centro Italia prevalentemente agricola, era un vivace centro di cultura automobilistica. La città vantava costruttori di automobili, numerose carrozzerie e meccanici di grande talento, con figure di spicco come Berardo Taraschi. Questa eredità, tuttavia, è andata lentamente svanendo, frammentandosi nel tempo. La cultura automobilistica, un tempo vanto della città, rischia di essere completamente dimenticata.
Le immagini catturate rivelano non solo le vestigia di un passato glorioso, ma anche la malinconia di una tradizione che lotta per sopravvivere. Ogni fotografia è un frammento di storia, un tentativo di salvare dall'oblio la memoria di una città che ha vissuto il suo momento di gloria sulle quattro ruote.
Esposti in mostra anche i progetti fotografici di Debora Panaccione Derma e di Luca Siboni Stasi, ai quali la giuria ha assegnato la Menzione speciale.
Stasi è la memoria di una violenta offesa al paesaggio urbano provocata dall'alluvione che ha colpito la città di Forlì e l'Emila Romagna il 16 maggio 2023.
Così commenta Luca Siboni: "Osservavo quei cumuli di oggetti come se nulla fosse, ormai erano completamente immersi nel paesaggio, anzi sembrava quasi che fossero sempre stati lì, davanti alle recinzioni di case sommerse dall’acqua gelida che il fiume aveva portato con sé qualche sera prima.
Dopo il terzo giorno l’occhio si era già abituato alla vista di tutte quelle montagne secche, inermi, colorate dal fango; ma si riuscivano ancora a distinguere alcuni oggetti, come sedie, scarpe e libri che custodivano ancora il loro nome. Passata una settimana non esistevano già più, erano diventati semplicemente rifiuti appartenenti ad una discarica che non sarebbe dovuta esistere”.
Con il progetto fotografico Stasi l'autore cerca di indagare come l'arresto temporaneo di una condizione possa generare un mutamento della percezione del quotidiano.
Il mezzo fotografico colloca gli oggetti danneggiati in un tempo indefinito, entrando così in uno stato sospeso e ambiguo. Perdono completamente la funzione per cui sono stati creati e assumono un nuovo significato; non sono più oggetti in quanto tali, ma diventano una rappresentazione di concetti e riflessioni, sottolineando il distacco da ciò che è abituale e familiare. Questi oggetti, facenti parte del tessuto quotidiano, diventano testimoni silenziosi non solo delle conseguenze visibili delle mutazioni urbane prodotte dall'alluvione, ma anche della storia emotiva e simbolica che gli appartiene.

Luca Siboni Stasi; Debora Panaccione Derma
Anche Derma il progetto fotografico di Debora Panaccione ha origine dal trauma di un disastro naturale mai riassorbito dal territorio, mai cancellato dal paesaggio.
"Derma è un racconto frammentato, dettagliato, scomposto di Fontecchio. Il paese, che è ancora in ricostruzione per via del terremoto che ha colpito L’Aquila nel 2009, è un cantiere a cielo aperto. Le pareti sono la testimonianza di tracce temporali che si fondono tra loro, il passato e il presente entrano in rapporto per dare un breve spazio ad un mentre, ad una parentesi di trasformazione. Si può dire che Fontecchio sia nella fase in cui sta cambiando pelle. È in una metamorfosi.
Derma è la pelle di Fontecchio. E’ il racconto del cambiamento attraverso i dettagli, in particolare, attraverso le superfici verticali che costituiscono il corpo del paese.
Derma è un’ispezione del banale".
Il Fondo Giuseppe Primoli (1851-1927) conserva materiali fotografici risalenti all’incirca agli ultimi vent’anni del XIX secolo, frutto dell’appassionata attività di fotografo del conte Giuseppe Primoli.
L’archivio si compone oggi di circa 13000 negativi su vetro con gelatina al bromuro d’argento, 318 cartoni, di grande e medio formato, ideati e preparati dallo stesso Giuseppe Primoli, con stampe all’albumina incollate – le uniche stampe originali realizzate dal conte, giunte sino a noi. A ciò si aggiungono diapositive su vetro, carte de visite, negativi su pellicola in nitrato di cellulosa e diversi album.
Il periodo di maggior attività fotografica del conte Giuseppe Primoli può essere ristretto attorno agli anni 1888-94, anche se la sua opera continuò certamente fino alla fine del XIX secolo e le ultime lastre sono databili attorno al 1905.
I soggetti sono diversi. Un nucleo molto consistente è rappresentato dalle vedute di Roma e delle sue trasformazioni urbanistiche. Diverse sono le “scene rubate” tra la gente comune, scattate a Roma, ai Castelli Romani, a Venezia, a Napoli e agli eventi di grande richiamo mondano, quali il pallone aerostatico di Godard (1889), il circo di Buffalo Bill (ai Prati di Castello nel marzo del 1890), la manifestazione per la giornata del 1° maggio 1891 a Roma, le nozze del principe di Napoli, gli incontri di cross-country o di caccia alla volpe nella campagna romana a cui partecipavano esponenti dell’aristocrazia e della cultura dell’epoca. Numerose immagini riguardano celebrità italiane e francesi, amicizie e parentele del conte (la principessa Mathilde Bonaparte e i suoi ospiti, i membri della famiglia Bonaparte, Robert de Montesquiou, Sarah Bernhardt, Alexandre Dumas figlio) ritratte nei momenti più diversi (durante le passeggiate nell’Agro romano o in visita ai Fori oppure alle corse a Tor di Quinto e alle Capannelle) o nei tableaux vivants (con Gabriele D’Annunzio, Giulio Aristide Sartorio, la Duse, la Serao, Napoleone Parisani, Cesare Pascarella…)
Foto di copertina: Luigi Vetuschi, Patine di Gelosia: Memorie automobilistiche nascoste di Teramo
Premio Giuseppe Primoli per la Fotografia, V edizione. Mutazioni urbane
Roma, Fondazione Primoli 29 maggio - 27 giugno 2025