Beato Angelico miniatore

I codici esposti alla Biblioteca di San Marco

Tra il 1441 e il 1444, al termine dei lavori per il nuovo convento di San Marco e grazie ancora alla munificenza di Cosimo de’ Medici, Michelozzo di Bartolomeo (Firenze 1396-1472) realizzò quella che può essere considerata la prima biblioteca pubblica moderna. Nel 1808, con l’occupazione francese, il patrimonio inizio a disperdersi; nel 1867, con le soppressioni del Regno d’Italia, i volumi rimasti furono divisi tra la Biblioteca Medicea Laurenziana e la Biblioteca Nazionale.
In occasione della mostra Beato Angelico, la biblioteca ospita due sezioni: una dedicata ad Angelico miniatore, l’altra ad Angelico e la biblioteca di San Marco, con numerosi codici nuovamente esposti nella loro sede originaria.

Cuore della biblioteca di San Marco era la raccolta di Niccolo Niccoli, umanista fiorentino che lasciò i suoi manoscritti a Cosimo de’ Medici e a un gruppo di amici perché fossero accessibili a studiosi scelti. Comprendeva testi sacri e profani in latino e greco, ma anche opere in ebraico e arabo, spaziando dagli autori classici a trattati teologici e patristici.
Molti volumi ebbero un ruolo centrale nei dibattiti culturali e religiosi del tempo, come i testi greci usati al Concilio di Ferrara-Firenze per sostenere l’unione delle Chiese o la Legenda aurea che ispirò episodi dipinti da Angelico. Altri, come la Naturalis historia di Plinio, univano sapere enciclopedico e splendida miniatura. Questi codici, oggi nuovamente esposti a San Marco, testimoniano l’ampiezza degli interessi di Niccoli e l’impatto della sua biblioteca sulla cultura umanistica e sull’immaginario artistico di Angelico.

Nell'esecuzione delle miniature Angelico recupera sistemi narrativi risalenti alla tradizione libraria toscana del Due e Trecento, ora riassorbiti in una visione profondamente innovativa, introducendo una nuova naturalezza narrativa, intensità espressiva e spazialità luminosa.

Parallelamente alla pittura, Angelico si dedicò alla miniatura con esiti di straordinaria importanza. La sua arte si fonda su illustri precedenti: la tradizione camaldolese fiorentina di Santa Maria degli Angeli, portata a vertici di fastosità da Lorenzo Monaco, e da altre botteghe cittadine, come quella di Mariotto di Nardo, dai quali Angelico trasse motivi ornamentali, impianto della pagina e sobrietà compositiva, reinterpretandoli in chiave personale.
Il più antico codice miniato noto di Angelico è il Graduale 558 di San Domenico a Fiesole, che segnò una svolta nella miniatura fiorentina, introducendo una nuova naturalezza narrativa, intensità espressiva e spazialità luminosa. Vi si intrecciano la delicatezza di Masolino e l’eleganza di Ghiberti. Nel margine inferiore, l’abbraccio tra i santi Francesco e Domenico è la prima raffigurazione nota di un tema che diverrà ricorrente nell’opera dell’artista. 
L’esecuzione delle miniature sembra essersi prolungata nel corso di alcuni anni; tuttavia le strettissime tangenze stilistiche con la pala dipinta dall’artista per l’altare maggiore della chiesa di San Domenico rendono verosimile una datazione entro il 1424-1425.

Altre opere straordinarie comprendono il Messale 533, i Salteri di San Marco e l’Antifonario 43. Innovatore, Angelico sperimentò costantemente forma, colore e luce, ideando e supervisionando personalmente i programmi illustrativi, pur avvalendosi di collaboratori secondo l’uso dell’epoca. Questa attività, in costante scambio con la pittura, contribuì a formare allievi e miniatori come Benozzo Gozzoli, Domenico di Michelino e Zanobi Strozzi, segnando a lungo la miniatura fiorentina.

Foto di copertina: Beato Angelico e collaboratori Antifonario (dettaglio), 1440-1442 circa, Membranaceo mm 515 × 375, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Corale 43, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana. Su concessione del Ministero della Cultura - Direzione regionale Musei nazionali Toscana - Museo di San Marco