Beato Angelico. La Pala di San Marco
La ricomposizione dell'opera smembrata nell'Ottocento
Luogo centrale della vita e della produzione artistica di Beato Angelico è il convento e la chiesa di San Marco a Firenze: il complesso affidato ai domenicani osservanti attraverso il sostegno finanziario della famiglia Medici che ne intraprese anche la trasformazione in uno dei principali centri spirituali e culturali della città.
Nel febbraio 1436 entrò a San Marco solo un piccolo numero di domenicani, nove religiosi provenienti dal convento di Fiesole, uno dei quali era Angelico. La sua presenza era necessaria in vista dei grandi lavori di rinnovamento del complesso conventuale che avrebbero incluso il suo intervento artistico.
La pala per l’altare maggiore della chiesa fu eseguita dall'Angelico tra il 1438 e il 1442 su commissione di Cosimo e di suo fratello Lorenzo.
Molti sono gli aspetti, strutturali, stilistici, storici, iconografici e di contenuto, che ne caratterizzano l’unicità. In essa si riconosce il fulcro dell’intero programma culturale e politico dei domenicani, dei Medici e di papa Eugenio IV: la celebrazione dell’osservanza domenicana e dell’eccezionale impegno della committenza, in un imprescindibile e inscindibile legame.
Pala di San Marco: Tavola principale con S.Cosmo (dettaglio)
Qui Angelico realizza la prima vera pala rinascimentale, che univa la monumentalità del nuovo formato quadrato alla chiarezza narrativa della predella.
La scena raffigurata nella Pala di San Marco è ambientata in uno spazio parzialmente recintato, un hortus conclusus tipico dell’iconografia mariana, che però qui vuole probabilmente richiamare uno spazio reale, fruibile dai frati: forse l’orto cui danno molto rilievo le cronache, luogo di grande importanza nel convento. Al di là del muro di fondo, la vista si allarga verso il mondo esterno: un boschetto, colline abitate, il cielo forse notturno che vede l’arrivo dell’alba, sull’orizzonte.
La Madonna, col Bambino redentore, fulcro del dipinto, è seduta su un trono inquadrato da una tipica architettura michelozziana, con nicchia semicircolare coperta da una valva. Intorno si dispongono otto angeli e otto santi che nteragiscono fra loro in una “sacra conversazione”. Le figure sono distribuite su piani diversi, lungo due direttrici prospettiche che dal primo piano conducono alla Vergine e che vengono sottolineate dal disegno del tappeto.
La scelta di Cosma e Damiano, chiaro omaggio alla famiglia dei Medici, è innovativa per il valore che viene loro conferito, in primissimo piano, come cerniera fra il mondo terreno e quello trascendente.
Nella predella l'artista dispiega episodi narrativi della vita dei due santi, fratelli e taumaturghi, fino al loro martirio e alla morte per decapitazione.
Il grande complesso ligneo della Pala di San Marco, una cosiddetta “pala quadra”, secondo il modello brunelleschiano per la basilica di San Lorenzo , fu rimosso dall’altar maggiore di San Marco e smembrato nel 1678-1679, quando la chiesa fu ristrutturata per poi seguire le vicende delle soppressioni degli ordini religiosi fino alla restituzione della parte principale all’attuale Museo di San Marco. La predella, con storie dei santi Cosma e Damiano e la Pietà al centro, fu a sua volta smembrata e le singole scene andarono disperse. Vanno collegate alla pala anche otto piccole figure di santi, provenienti dai pilastri. Solo in occasione della mostra allestita a Palazzo Strozzi nel 2025 è stato possibile studiare attraverso l’indagine radiografica tutti i frammenti, compresi i piccoli santi dei pilastri.
Foto di copertina: Beato Angelico, Pala di San Marco Tavola principale (dettaglio):1438-1442 Tempera e oro su tavola cm 228 × 235, Firenze, Museo di San Marco, su concessione del Ministero della Cultura - Opificio delle Pietre Dure
Nel febbraio 1436 entrò a San Marco solo un piccolo numero di domenicani, nove religiosi provenienti dal convento di Fiesole, uno dei quali era Angelico. La sua presenza era necessaria in vista dei grandi lavori di rinnovamento del complesso conventuale che avrebbero incluso il suo intervento artistico.
La pala per l’altare maggiore della chiesa fu eseguita dall'Angelico tra il 1438 e il 1442 su commissione di Cosimo e di suo fratello Lorenzo.
Molti sono gli aspetti, strutturali, stilistici, storici, iconografici e di contenuto, che ne caratterizzano l’unicità. In essa si riconosce il fulcro dell’intero programma culturale e politico dei domenicani, dei Medici e di papa Eugenio IV: la celebrazione dell’osservanza domenicana e dell’eccezionale impegno della committenza, in un imprescindibile e inscindibile legame.
Rimossa e smembrata già nel 1678-1679, l'opera è eccezionalmente ricomposta nella mostra a Palazzo Strozzi con diciassette delle diciotto parti oggi note: il pannello centrale, le scene della predella con episodi della leggenda dei santi protettori medicei Cosma e Damiano e i pilastri laterali con figure di santi.

Pala di San Marco: Tavola principale con S.Cosmo (dettaglio)
Qui Angelico realizza la prima vera pala rinascimentale, che univa la monumentalità del nuovo formato quadrato alla chiarezza narrativa della predella.
La scena raffigurata nella Pala di San Marco è ambientata in uno spazio parzialmente recintato, un hortus conclusus tipico dell’iconografia mariana, che però qui vuole probabilmente richiamare uno spazio reale, fruibile dai frati: forse l’orto cui danno molto rilievo le cronache, luogo di grande importanza nel convento. Al di là del muro di fondo, la vista si allarga verso il mondo esterno: un boschetto, colline abitate, il cielo forse notturno che vede l’arrivo dell’alba, sull’orizzonte.
La Madonna, col Bambino redentore, fulcro del dipinto, è seduta su un trono inquadrato da una tipica architettura michelozziana, con nicchia semicircolare coperta da una valva. Intorno si dispongono otto angeli e otto santi che nteragiscono fra loro in una “sacra conversazione”. Le figure sono distribuite su piani diversi, lungo due direttrici prospettiche che dal primo piano conducono alla Vergine e che vengono sottolineate dal disegno del tappeto.
La scelta di Cosma e Damiano, chiaro omaggio alla famiglia dei Medici, è innovativa per il valore che viene loro conferito, in primissimo piano, come cerniera fra il mondo terreno e quello trascendente.
Nella predella l'artista dispiega episodi narrativi della vita dei due santi, fratelli e taumaturghi, fino al loro martirio e alla morte per decapitazione.
Il grande complesso ligneo della Pala di San Marco, una cosiddetta “pala quadra”, secondo il modello brunelleschiano per la basilica di San Lorenzo , fu rimosso dall’altar maggiore di San Marco e smembrato nel 1678-1679, quando la chiesa fu ristrutturata per poi seguire le vicende delle soppressioni degli ordini religiosi fino alla restituzione della parte principale all’attuale Museo di San Marco. La predella, con storie dei santi Cosma e Damiano e la Pietà al centro, fu a sua volta smembrata e le singole scene andarono disperse. Vanno collegate alla pala anche otto piccole figure di santi, provenienti dai pilastri. Solo in occasione della mostra allestita a Palazzo Strozzi nel 2025 è stato possibile studiare attraverso l’indagine radiografica tutti i frammenti, compresi i piccoli santi dei pilastri.
Foto di copertina: Beato Angelico, Pala di San Marco Tavola principale (dettaglio):1438-1442 Tempera e oro su tavola cm 228 × 235, Firenze, Museo di San Marco, su concessione del Ministero della Cultura - Opificio delle Pietre Dure