L'Italia tutta a fiamma e foco

Il tempo della Battaglia di Pavia in mostra all'Accademia dei Lincei

Mentre che io canto, o Iddio redentore, / veggio l’Italia tutta a fiamma e a foco / per questi Galli, che con gran valore / vengon per disertar non so che loco. 
Matteo Maria Boiardo, Orlando innamorato (1495)

In occasione del quinto centenario della Battaglia di Pavia (24 febbraio 1525), l’Accademia Nazionale dei Lincei ha organizzato (22–23 ottobre 2025) il convegno internazionale Europa divisa. Il tempo della Battaglia di Pavia (1525) e presentato la mostra L’Italia tutta a fiamma e a foco. Il tempo della Battaglia di Pavia.
Le iniziative intendono approfondire il contesto storico europeo di questa cruciale battaglia e i suoi esiti a livello politico, religioso e culturale. La vittoria imperiale a Pavia non pose fine al conflitto europeo per la conquista dell’Italia scatenato nel 1494 dalla discesa di Carlo VIII ma fu decisiva per l’affermazione della egemonia asburgica sulla penisola che avrebbe  segnato per due secoli la storia peninsulare.

La mostra, a cura di Maria Antonietta Visceglia e Ebe Antetomaso, attraverso i materiali dell’Accademia, intende commentare aspetti e implicazioni della “giornata” di Pavia, tanto carica, anche nel lungo periodo, di valenze reali e simboliche. Ma la lunga stagione di quelle che i contemporanei stessi definirono le “Guerre d’Italia” era iniziata già con la discesa del re francese Carlo VIII in Italia nel 1494. Eco di quell’avvenimento è l’ottava conclusiva dell’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, rimasto incompiuto a causa dell’invasione francese e pubblicato l’anno successivo (1495): “Mentre che io canto, o Iddio redentore, / veggio l’Italia tutta a fiamma e a foco / per questi Galli, che con gran valore / vengon per disertar non so che loco”.


Enea Vico - Niccolò Della Casa, Ritratto di Carlo V (dettaglio)Accademia Nazionale dei Lincei (deposito presso Istituto Centrale per la Grafica, Fondo Corsini)

Il percorso espositivo, ricco di testi letterari e preziose incisioni conservate presso l’Istituto Centrale per la Grafica (Fondo Corsini e Fondo Nazionale), inizia proprio dal ‘riflesso’ delle “Guerre d’Italia” nella poesia di Boiardo e Ariosto, per esplorare – attraverso le pagine di Machiavelli, Paolo Giovio e Guicciardini – la percezione dei contemporanei e il livello di consapevolezza delle trasformazioni epocali che, allora con l’introduzione di nuove armi e di nuovi modi di combattere, avvennero nell’arte della guerra. Tramontata l’epoca della cavalleria pesante, armata di lunghe lance e corazze d’acciaio a figura intera, emerge il ruolo della fanteria dotata di picche ed armi da fuoco, addestrata a muoversi in modo coordinato.

La guerra moderna, fatta di fanteria disciplinata, armi da fuoco e tattiche coordinate, aveva definitivamente soppiantato l’ideale cavalleresco. La Battaglia di Pavia, raccontata in varie cronache dell’epoca, non fu solo uno scontro tra eserciti, ma uno spartiacque tra due epoche.

La mostra, oltre a presentare i protagonisti della battaglia di Pavia, i sovrani Francesco I di Francia e Carlo V, il papa Clemente VII, e i principali condottieri coinvolti, delinea il contesto letterario italiano, caratterizzato, in quegli anni, da nuovi fermenti. La frammentazione politica si intrecciava ad una percezione e rappresentazione dell’Italia come una realtà unica e ad un sentimento di italianità che investiva molti campi e soprattutto la cultura. La pubblicazione, nel settembre del 1525, delle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo, segna un momento importante ed unificante nella storia della lingua italiana. L’opera ebbe una vasta influenza sulla normativa linguistica italiana e fu alla base della formazione del canone letterario nei secoli successivi.

L’esposizione si conclude col riferimento all’impatto degli sconvolgimenti religiosi e sociali legati alla Riforma luterana sullo scenario politico europeo del "tempo di Pavia". Proprio nel 1525 Lutero diede alle stampe il De servo arbitrio, come risposta diretta al De libero arbitrio, pubblicato da Erasmo da Rotterdam nel 1524. All’umanista olandese, secondo il quale la Grazia è essenziale ma agisce attraverso la libertà dell’uomo, Lutero obiettava che il fondamento della salvezza risiede nella insondabilità e onnipotenza divina. Questa disputa rappresenta uno dei momenti più intensi del dibattito teologico del XVI secolo.

L’Italia tutta a fiamma e a foco. Il tempo della Battaglia di Pavia
Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana
23 ottobre – 21 novembre 2025