Ceroli e Restany: un dialogo sulla natura
Dalla serie Habitat 1972
In questo prezioso filmato del 1972, tratto dalle Teche RAI e dalla serie Habitat — trasmessa tra il 1970 e il 1978 e dedicata a temi ambientali, urbanizzazione e cultura visiva — assistiamo a un dialogo vivace e sorprendente tra due figure centrali dell’arte del Novecento: Pierre Restany (1930–2003), critico francese e fondatore del Nouveau Réalisme, e Mario Ceroli (n. 1938), scultore italiano noto per le sue iconiche opere in legno.
Dal dialogo emerge l’idea che il compito dell’artista non sia riprodurre la natura, né celebrarla, ma intervenire: modificarla, reinventarla, sostenerla dove è diventata fragile. Ceroli non cerca l’illusione del reale, ma un rapporto attivo con il mondo che lo circonda.
Ceroli ammette subito di non sentirsi davvero in campagna. L’ambiente in cui vive è, nelle sue parole, “falsato”: non la natura che desidererebbe, ma un contesto ibrido che lo spinge a immaginare altre forme di paesaggio. Racconta a Restany del progetto di costruire un giardino sotterraneo, un labirinto scavato nel terreno, una “natura nuova” capace di sostituire — o aiutare — quella reale, ormai logorata da cliché e idealizzazioni.L’incontro si svolge nella casa-studio di Ceroli, in via della Pisana, un luogo che Restany definisce “ambigua periferia”: né campagna autentica né città, un territorio sospeso. Proprio da questa incertezza nasce la riflessione che percorre tutto il dialogo: che cosa intendiamo per natura? E quanto di ciò che chiamiamo “natura” è in realtà un’invenzione dell’uomo?
Dal dialogo emerge l’idea che il compito dell’artista non sia riprodurre la natura, né celebrarla, ma intervenire: modificarla, reinventarla, sostenerla dove è diventata fragile. Ceroli non cerca l’illusione del reale, ma un rapporto attivo con il mondo che lo circonda.