Burtynsky: Extraction / Abstraction

Burtynsky: Extraction / Abstraction

Una retrospettiva del fotografo canadese al Museo M9 del '900

21 Giu 2024 > 12 Gen 2025
Burtynsky: Extraction / Abstraction

Con il mio lavoro ho intrapreso un viaggio, quello di creare un linguaggio visivo che ci metta davanti agli occhi il nostro dilemma senza indurci a distogliere lo sguardo o l’attenzione. Nell’universo infinito delle possibilità, andare in cerca della bellezza e degli archetipi radicati nel fondo della nostra coscienza umana collettiva mi sembra un compito degno. 
Edward Burtynksy

Dopo il successo mondiale della mostra Anthropocene, esplorazione fotografica che documentava l’indelebile impronta umana sulla terra, il fotografo Edward Burtynsky continua la sua indagine sull’impatto dell’azione umana sul pianeta attraverso una nuova mostra ospitata in anteprima italiana in M9 - Museo del ’900, dopo il debutto alla Saatchi Gallery di Londra (Regno Unito).
La mostra è la più ampia retrospettiva sugli oltre quarant’anni di carriera del grande artista canadese Edward Burtynksy che ha dedicato la sua vita a testimoniare l’impatto ambientale del sistema industriale sul nostro pianeta.
Curata da Marc Mayer, già direttore della National Gallery of Canada e del Musée d’Art Contemporain di Montreal, l’esibizione propone oltre ottanta fotografie di grande formato, tredici murales ad alta definizione, un'experience di realtà aumentata e un’inedita sezione, Archive of Process, che mostra gli strumenti e le fotocamere usate negli anni da Burtynsky nel corso del suo instancabile lavoro intorno al mondo.
La mostra include anche la pluripremiata proiezione multimediale immersiva In the Wake of Progress, che verrà proiettata nella nuova sala M9 Orizzonti.


Fiume Thjorsá (dettaglio), Islanda, 2012 photo © Edward Burtynsky, courtesy Flowers Gallery, Londra 

Il lavoro di Burtynsky si concentra su quelle che l’artista descrive come “le incursioni industriali su larga scala nel pianeta”. Attraverso una profonda comprensione storica dei processi industriali novecenteschi, dei contesti geografici e culturali selezionati nelle sue campagne e grazie ad una impressionante padronanza del mezzo fotografico, Burtynsky invita i suoi spettatori a guardare luoghi che esistono al di là della nostra esperienza comune, luoghi che soddisfano i nostri desideri e i bisogni del presente ma che, allo stesso tempo, determinano il futuro del nostro habitat.

Le grandi fotografie di Burtynsky si presentano ad un primo sguardo come indecifrabili campiture di colori e di forme astratte che lasciano l’osservatore sospeso ma affascinato, interdetto di fronte ad oggetti naturali o antropici spesso non immediatamente intellegibili, ma capaci di attirare lo spettatone dentro l’opera e di invitarlo a perdersi nei dettagli immortalati nello scatto.

La mostra ospitata da M9 si compone di sei sezioni tematiche (oltre a una sezione extra dedicata agli effetti della Xylella sugli olivi pugliesi e un’esperienza di augmented reality) che indagano tutti i principali campi di azione del fotografo canadese. Dalle campagne di documentazione del sistema industriale alle mastodontiche infrastrutture energetiche e di collegamento, dall’agricoltura intensiva all’estrazione mineraria di materie prime rare e sempre più preziose, dall’inquinamento degli ecosistemi mondiali alla sovrapproduzione di rifiuti non riciclabili e all’impatto devastante in termini di carbon foot print.
La fotografia di Burtynsky vuole infatti illustrare tutte le ricadute di un modello energetico e di sfruttamento basato sui combustili fossili e insieme sollecitare l’opinione pubblica a non cadere in pericolose “ecoansie” ma piuttosto ad attivarsi concretamente per favorire una transizione verso modelli più sostenibili e a minor impatto ambientale.

Le fotografie di Burtynsky dimostrano che, dal punto di vista industriale, viviamo ancora nel ventesimo secolo, dal momento che il nostro ambiente continua a subire le conseguenze di un insostenibile deterioramento. Per esplicitare la sua visione, l’artista recupera l’estetica del XX secolo, nella forma dinamica di un espressionismo astratto, fondendo così le eredità materiali e spirituali del secolo scorso, in un corpus coerente ed emotivamente potente.
Marc Mayer, curatore della mostra

Per questo negli ultimi anni, il campo di azione di Burtynsky si è concentrato in quei paesi dove lo sviluppo economico ed industriale è in fieri e dove, di conseguenza, il rischio di un’alterazione dell’equilibrio naturale è più forte e spesso meno controllato. Da un lato la Cina e dall’altro il continente africano sono i due poli intorno a cui il fotografo ha concentrato la sua attività di documentazione nell’ultimo decennio, abbracciando altresì nuovi strumenti tecnici per l’acquisizione delle immagini – i droni sono entrati stabilmente nella sua strumentazione, che prima prevedeva le foto aeree – e scegliendo anche supporti di stampa più moderni e coinvolgenti.

In mostra sono presenti, infatti, anche tredici murales di dimensioni monumentali – i più larghi arrivano ad otto metri di larghezza per quattro di altezza - che allargano la prospettiva e trasportano davvero i visitatori dentro i luoghi fotografati. I murales vengono allestiti a parete con pellicole viniliche non laminate ad altissima definizione e resa di stampa. Sono il prodotto di una post produzione che include fino a quattrocento scatti in un'unica fotografia dove ogni centimetro quadrato risulta perfettamente a fuoco e documenta uno spazio geografico di oltre un kmq.
Nella mostra sono inclusi inoltre alcuni scatti della campagna fotografica commissionata a Burtynsky dalla Fondazione Sylva nel 2022 per mappare gli effetti della Xylella sugli olivi pugliesi. Le nove fotografie, insieme ad un’immagine delle miniere di marmo di Carrara, rappresentano gli unici scatti effettuati nel nostro paese dal fotografo canadese.


Burtynsky in Belridge, California, USA, 2003 Photograph by Noah Weinzweig, courtesy of the Studio of Edward Burtynsky

Edward Burtynsky è considerato uno dei fotografi contemporanei più affermati al mondo. Le sue rappresentazioni fotografiche di paesaggi industriali globali rappresentano oltre quarant'anni di impegno nel testimoniare l'impatto dell'uomo sul pianeta. Le fotografie di Burtynsky sono presenti nelle collezioni di oltre ottanta importanti musei di tutto il mondo. Tra le principali mostre si ricordano Anthropocene (2018); Water (2013) organizzata dal New Orleans Museum of Art & Contemporary Art Center, Louisiana; Oil (2009) presso la Corcoran Gallery of Art di Washington D.C.; China (tournée quinquennale del 2005) e Manufactured Landscapes (2003) presso la National Gallery of Canada.
Tra i numerosi riconoscimenti, di recente ha ricevuto il Premio PHotoESPAÑA 2023 per la carriera professionale e il Premio Pino Pascali (25° edizione). Burtynsky è stato anche una figura chiave nella produzione della premiata trilogia di documentari Manufactured Landscapes (regia di Jennifer Baichwal, 2006), Watermark (regia di Baichwal e Burtynsky, 2013) e ANTHROPOCENE: The Human Epoch (regia di Baichwal, Nicholas de Pencier e Burtynsky, 2018). Tutti e tre i film continuano a partecipare a festival in tutto il mondo.

Foto di copertina: Saline (dettaglio), Cadice, Spagna, 2013 photo © Edward Burtynsky, courtesy Flowers Gallery, Londra