Il disegno del mobile razionale in Italia 1928-1949
Arredi e complementi dalla collezione razionalista di Freak Andò di Maurizio Marzadori
03 Mar 2022 > 19 Mag 2022
Dopo la mostra Il ‘900 ritrovato del 2019, il mercante, antiquario ed esperto connoisseur del Novecento, il bolognese Maurizio Marzadori (già noto per la sua collezione di mobili da bambino e giocattoli d'epoca) presenta per la prima volta al pubblico un corpus significativo di arredi e complementi frutto di oltre trent’anni di lavoro e ricerca sul mobile razionalista italiano, oggi al centro di questa mostra a cura di Valerio Borgonuovo e dello stesso Marzadori.
Su queste premesse, il movimento si muove tanto sul piano teorico, anche e soprattutto attraverso le numerose riviste di settore nate in quegli anni come Rassegna Italiana, La Casa Bella (poi rinominata Casabella con Giuseppe Pagano come direttore), Domus fondata nel 1928 da Giò Ponti, Quadrante ed Edilizia Moderna; quanto su quello operativo, con interventi in ambito di architettura e di arredo.
Ambivalente, controverso e infine inconciliabile (ma non per questo meno produttivo) è il rapporto col Fascismo e dunque con la rappresentazione architettonica di una nuova società fondata su quella ideologia che, con l’entrata in un regime autarchico intorno al 1936, non solo renderà inevitabile ma anzi accellererà il processo di partecipazione dei nuovi progettisti all’individuazione di nuove tecniche, materiali (e rispettive applicazioni) come il cemento armato, il linoleum, il legno stratificato, massello, ricurvo, i tubi e i profilati di acciaio, le leghe leggere, la paglia, la corda, ecc.
Un processo che genera straordinari binomi tra artefice e produttore grazie anche all'apporto di ditte illuminate come A. L. Colombo – Mobili Razionali Columbus, Cova, Maggioni, Olivetti, Palini, Antonio Parma e Figli (Pas), Pino, Rima, Valabrega, e altre ancora, il cui contributo in quegli anni nella definizione della figura dell’architetto-arredatore risulterà fondamentale.
Figini e Pollini, Mucchi, Nizzoli, Pagano, Palanti, Ponti, Rambaldi, e Terragni sono alcuni degli autori delle oltre sessanta opere selezionate tra i principali protagonisti di quella esperienza, alternati ad autori di opere di altrettanta qualità ma ancora in fase di identificazione, in un percorso espositivo distillato secondo una successione di ambienti negli ambienti, all’interno di quel suggestivo transatlantico verticale di inizio Novecento che è per l’appunto oggi l'Hotel Ca’ Pisani, vera e propria gemma Art Decò racchiusa tra le mura tardo trecentesche del suo palazzo storico.
A quelle opere si aggiunge una selezione di oggetti da ufficio, soprammobili, e giocattoli che nel decretarne il rango di vero e proprio stile rende questa rara retrospettiva sul razionalismo italiano un’occasione ancora più unica per conoscere da vicino innanzitutto una straordinaria collezione privata come quella della ditta Freak Andò di Maurizio Marzadori a Bologna, ora per la prima volta in mostra; ma anche per approfondire una pagina della storia dell’arredo italiano che a distanza di oltre un secolo dalla sua scrittura si rivela capace di offrire ancora ampi margini di ricerca e sorpresa.
Una mostra a cura di Valerio Borgonuovo e Maurizio Marzadori
allestimenti a cura di Gianni Serandrei
Originato nel 1928 con la fondazione del Movimento italiano per l'architettura razionale (MIAR) da parte di una nuova generazione di architetti provenienti dal Politecnico di Milano, nell’arco di vent'anni il razionalismo italiano esprime tutta la tensione verso un’architettura “nuova” di ascendenza modernista, traducendosi in una messa in discussione del valore assoluto di quei modelli e al contempo nell’interesse a declinarli in chiave locale e nazionale.
Su queste premesse, il movimento si muove tanto sul piano teorico, anche e soprattutto attraverso le numerose riviste di settore nate in quegli anni come Rassegna Italiana, La Casa Bella (poi rinominata Casabella con Giuseppe Pagano come direttore), Domus fondata nel 1928 da Giò Ponti, Quadrante ed Edilizia Moderna; quanto su quello operativo, con interventi in ambito di architettura e di arredo.
Ambivalente, controverso e infine inconciliabile (ma non per questo meno produttivo) è il rapporto col Fascismo e dunque con la rappresentazione architettonica di una nuova società fondata su quella ideologia che, con l’entrata in un regime autarchico intorno al 1936, non solo renderà inevitabile ma anzi accellererà il processo di partecipazione dei nuovi progettisti all’individuazione di nuove tecniche, materiali (e rispettive applicazioni) come il cemento armato, il linoleum, il legno stratificato, massello, ricurvo, i tubi e i profilati di acciaio, le leghe leggere, la paglia, la corda, ecc.
Un processo che genera straordinari binomi tra artefice e produttore grazie anche all'apporto di ditte illuminate come A. L. Colombo – Mobili Razionali Columbus, Cova, Maggioni, Olivetti, Palini, Antonio Parma e Figli (Pas), Pino, Rima, Valabrega, e altre ancora, il cui contributo in quegli anni nella definizione della figura dell’architetto-arredatore risulterà fondamentale.
Figini e Pollini, Mucchi, Nizzoli, Pagano, Palanti, Ponti, Rambaldi, e Terragni sono alcuni degli autori delle oltre sessanta opere selezionate tra i principali protagonisti di quella esperienza, alternati ad autori di opere di altrettanta qualità ma ancora in fase di identificazione, in un percorso espositivo distillato secondo una successione di ambienti negli ambienti, all’interno di quel suggestivo transatlantico verticale di inizio Novecento che è per l’appunto oggi l'Hotel Ca’ Pisani, vera e propria gemma Art Decò racchiusa tra le mura tardo trecentesche del suo palazzo storico.
A quelle opere si aggiunge una selezione di oggetti da ufficio, soprammobili, e giocattoli che nel decretarne il rango di vero e proprio stile rende questa rara retrospettiva sul razionalismo italiano un’occasione ancora più unica per conoscere da vicino innanzitutto una straordinaria collezione privata come quella della ditta Freak Andò di Maurizio Marzadori a Bologna, ora per la prima volta in mostra; ma anche per approfondire una pagina della storia dell’arredo italiano che a distanza di oltre un secolo dalla sua scrittura si rivela capace di offrire ancora ampi margini di ricerca e sorpresa.
Una mostra a cura di Valerio Borgonuovo e Maurizio Marzadori
allestimenti a cura di Gianni Serandrei