Liu Jianhua alla Fondazione Made in Cloister a Napoli

08 Dic 2018 > 21 Mar 2019
A Napoli esiste Made in Cloister, una realtà interessante che mira a realizzare progetti con artisti e designers internationali coinvolgendo al contempo artigiani locali.
La Fondazione Made in Cloister ha nel 2012 iniziato con il restauro del chiostro cinquecentesco della Chiesa di Santa Caterina a Formiello –che versava in uno stato di totale abbandono, per farne la sede della Fondazione.

Recuperando così una parte del patrimonio culturale della Città di Napoli la Fondazione continua a favorire una rigenerazione urbana organizzando eventi e mostre che hanno un impatto sociale.  

Attualmente nella sede della Fondazione è in corso una mostra di Liu Jianhua, artista cinese che approda nella città partenopea grazie a Demetrio Paparoni, curatore dell’esposizione.

Quando l’artista nel gennaio del 2018 è arrivato a Napoli per visitare il Chiostro di Santa Caterina a Formiello e per incontrare gli artigiani che lavorano la ceramica e la cartapesta, Liu Jianhua è entrato in contatto con la realtà variegata, popolare e multietnica dell’area di Porta Capuana. Sono stati la presa d’atto di questa realtà sociale e l’incontro con gli artigiani a suggerirgli il progetto della mostra, che ha intitolato Monumenti, nella quale ricongiunge le due diverse anime del suo lavoro, quella sociale degli esordi e quella spirituale dei lavori successivi al 2008.

Il nucleo centrale della mostra è costituito da un’installazione composta di ventitré piedistalli ricoperti di piastrelle di ceramica di Vietri sui quali, durante l’inaugurazione, con brevi pause, sono saliti  ventiquattro performer, tutti immigrati di diversa provenienza che vivono e lavorano nell’area di Porta Capuana. 

Le statue riproducono le sembianze dei performer, come testimonia il video presentato su minischermi, in cui gli immigrati raccontano la propria storia e i ritratti fotografici riportati su un breve questionario, compilato e firmato dai singoli soggetti e attaccato alle pareti. Questi moduli fanno riferimento ai questionari da compilare e firmare richiesti dai consolati prima di dare l’autorizzazione a entrare in un Paese. Esponendoli, Liu Jianhua rimarca che molti individui non sono nelle condizioni di fornire le garanzie richieste e si trovano pertanto nell’impossibilità spostarsi liberamente da un paese all’altro.

Fanno parte dell’installazione infine circa duemila fiori e ramoscelli di porcellana bianca di Capodimonte, non dissimili dai fiori e da ramoscelli di ceramica prodotti a Jingdezhen, che l’artista ha inserito in altre sue opere dal 2001. Come lo stesso artista ha chiarito, queste porcellane, candide e delicate, suggeriscono un senso di fragilità e solennità che fa eco all’incertezza che avvolge la vita dei migranti.

Le difficili condizioni di vita degli immigrati giunti a Napoli e stabilitisi nel quartiere di Porta Capuana, in una realtà spesso molto dura anche per i residenti più poveri, contrastano con gli antichi edifici che raccontano epoche di splendore attraverso la loro raffinatezza architettonica.

Nomi di sovrani, di ricche e nobili famiglie e di potenti prelati sono rimasti legati a molti di questi luoghi. Con la sua installazione Liu Jianhua ridefinisce la concezione di monumento come opera celebrativa di uomini illustri o potenti e dà voce a chi, lontano dalla sua terra, in un luogo che gli è talvolta ostile, cerca un posto in cui vivere dignitosamente. Contestualmente trascende il soggetto nella sua individualità e fa della sua storia una narrazione universale. Invogliando ad accostarci agli altri, a guardarli in modo diverso, ad ascoltarli, Monumenti ci induce ad avere uno sguardo omnicomprensivo che include noi stessi e ci rende tutti ugualmente importanti o insignificanti.

Le maioliche di Vietri, le porcellane di Capodimonte e la cartapesta di Nola che Liu Jianhua ha utilizzato per questa installazione sono materiali la cui lavorazione ha una radicata tradizione nel territorio campano. Come le ceramiche di Jingdezhen, anche quelle campane sono state utilizzate tanto per forgiare umili oggetti d’uso quotidiano quanto raffinati manufatti artistici. La cartapesta, a sua volta, è stata utilizzata, in Cina come in Italia, per i carri allegorici durante le feste popolari, ma anche per modellare statue di divinità, oggetti devozionali e vere e  proprie opere d’arte.

Monumenti crea un legame tra la tradizione cinese e quella locale, rimarcando come le diverse conoscenze e tecniche viaggino e si diffondano insieme agli uomini. Accostarsi a culture diverse dalla propria non implica necessariamente focalizzare l’attenzione sulle differenze, al contrario aiuta a individuare i punti che costituiscono un patrimonio condiviso. L’uso che Liu Jianhua fa della porcellana e della cartapesta nella mostra di Napoli, pur richiamando la propria cultura d’appartenenza, rispetta e dà spazio a tradizioni che caratterizzano lo spirito del luogo. Se dunque da un lato Monumenti evidenzia degli squilibri nei rapporti di potere all’interno della società, dall’altra pone l’accento sull’importanza che gli spazi condivisi della tradizione assumono nelle relazioni tra gli esseri umani.

 

 

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