Beethoven, il mito e un unico ritratto live

Non avevo mai incontrato un artista così fortemente concentrato, così energico, così interiore … Il suo talento mi ha stupefatto !
Johann Wolfgang Goethe, 1812

L'immagine da cui proviene l'icona di Ludwig van Beethoven, è tratta da un olio su tela del 1820 del tedesco Joseph Karl Stieler (1781–1858), un abile ritrattista della corte bavarese che consegna alla storia l'unico ritratto mezzo busto del compositore, realizzato in vita (Karl Stieler, Ritratto di Beethoven, 1820). In poche sedute, Stieler coglie con una tecnica degna del grande francese David, particolari precisi come il volto magnetico che irrompe nella luce sacra, quella dell'attimo di ispirazione, l'espressione assorta, le gote rosse, lo sguardo rapito con gli occhi all'insù. I lineamenti sono esaltati dalla luce dei due complementari con cui definisce il busto, fazzoletto rosso e giacca verde, introdotti dallo stacco prodotto della camicia bianca. Beethoven tiene saldamente in mano un manoscritto e una penna puntata sul foglio.  

L’uomo con molte teste, molti cuori, molte anime …
Franz Joseph Haydn

Per ben due secoli, questa immagine popolare del compositore è diventata ambitissima, più volte riprodotta e contesa tra artisti, musicisti e poeti di Otto e Novecento. Beethoven inizia ad essere celebrato con monumenti di commemorazione, nell'epoca in cui si definisce l'icona del genio creatore romantico. Un po' prima, l'Illuminismo aveva già elevato l'artista allo status di "Grand Homme", capace di incarnare un intero popolo e di unire una nazione.
Molte le città che in due secoli e più hanno innalzato un monumento a Beethoven, sia per celebrare un anniversario, sia alla ricerca della sua identità. Bonn, Vienna, Boston, New York, Città del Messico, Parigi e più recentemente, Naruto e Qingdao (Lizhong Xu, Monument Beethoven, Qingdao, Music Square, 2003), quest'ultima, città della Cina che, da quando il paese ha prodotto le giovani superstar Lang Lang e Yundi Li, sempre più studenti di musica cinese si sono fatti strada verso le università europee e americane. 

Nella vecchia Europa, il primo monumento di una lunga serie a celebrare il fascino per l'aura universale del grande compositore, è una statua in bronzo di Ernst Julius Haehnel (1811–1891), inaugurata nella sua città natale, Bonn, nel 1845 (Ernst Julius Haehnel, Monumento a Beethoven, 1845), in occasione del 75° anniversario di nascita. La sfrenata personalità di Beethoven, si erge a figura intera emanando il furore creativo del genio nei capelli scomposti e il volto concentrato con lo sguardo in su, alla Stieler. Oggi, a  Bonn, gli stessi lineamenti e sentimenti esplodono nel volto di Beethoven, restituito negli scatti del fotografo argentino Pablo Castagnola, in visita alla Beethoven Haus, il più grande archivio di materiali sul compositore istituito a fine dell'Ottocento nella casa natale. E ancora, per il 250° anniversario di nascita, nella città tedesca il volto del compositore diventa silhouette nera di un semaforo verde.

Molti progetti di busti e monumenti furono interrotti, tuttavia rimangono su carta, quelli di Antoine Bourdelle, François Garas, Franz von Stuck e José de Charmoy che a Parigi, capitale dell'arte del primo Novecento, progettò il suo grande monumento a Beethoven (José de Charmoy, Monumento a Beethoven, Bois de  Vincennes, 1927) mai portato a termine.  José de Charmoy lo realizzò finendo il solo basamento (6X4m, h. 3m) e nel 1914, interruppe i lavori per andare in guerra senza più tornare. Nel 1927, in occasione del centenario della morte di Beethoven, venne messo nel piedistallo il gesso che l'artista aveva eseguito a bozzetto, pensando così di aprire le celebrazioni del grande musicista con una raccolta di fondi per terminare l'opera. Il tempo passò e il gesso si sgretolò per cui oggi, non rimane che una fotografia del 1927 e un basamento che avrebbe dovuto accogliere un Beethoven sdraiato. 

Nel castello di Brunszvik a Martonvásár (Ungheria), appartenuto alla famiglia Brunszvik, protettrice delle arti e amanti della musica, è ospitato un piccolo ed emozionante museo dedicato al compositore pieno di manoscritti ed effigi. Qui, Beethoven giungeva in visita nel 1799 e da quel momento, l'artista teneva vivi nel tempo i legami con questo posto, stringendo  amicizia con i coniugi e dando lezioni di pianoforte alle due figlie Teresa e Giuseppina. 

A Währing, nel 1888, furono riesumate le spoglie di Beethoven e trasportate al cimitero centrale di Vienna (Zentralfriedhof). Poste in un'area detta delle “tombe di onore”, assieme a Schubert, Brahms, Lehar, Strauss e Mozart, a ricordare il compositore questa volta non è il volto, ma una lapide a forma piramidale con nel mezzo una lira dorata e sotto, la sola scritta Beethoven. La tomba viennese fu copiata dalla originale di Währing, un piccolo monumento realizzato con pietre ordinarie, dove già era stato isolato il suo solo cognome in lettere dorate. 
Nella Vienna di fine Ottocento cresceva il mito romantico del genio di Beethoven. Un'associazione di giovani, riuniti sotto il manifesto della Secessione viennese, nel 1902 dedicarono al maestro una mostra storica, interpretando il mito con l'immagine decadente del superuomo nietzschiano. Gustav Klimt (1862-1918), per l'occasione, realizzò il Fregio di Beethoven ispirandosi alla sua Nona sinfonia e Max Klinger (1857-1920), una statua ritratto del compositore (Klimt e il Fregio di Beethoven).

L'effige di Beethoven torna iconica e quasi astratta in un'opera Land Art di Roger Baker (1925) che, nel 2016 a Ellenville (stato di New York, contea di Ulster), in un campo d'erba, ritaglia il ritratto del compositore con delle falciatrici. Baker, detto il "Vinci del tosaerba", ha eseguito anche l'effige di Albert Einstein, Jimi Hendrix ed Elvis Presley.

Per le celebrazioni del 250° compleanno di Beethoven, l'artista concettuale tedesco Ottmar Hoerl (1950), ha istallato a Mosca Ludwig van Beethoven. Ode To Joy (2019), presso il centro espositivo multifunzionale VDNH (Exhibition of Achievements of National Economy). Circa 82 piccole statue sorridenti di Beethoven occupano una grande piazza fra passanti incuriositi.