Manolo Valdés. Le forme del tempo

Il Museo di Palazzo Cipolla a Roma ripercorre il libero cammino nella storia dell'arte dello spagnolo Valdés: dal Seicento all'informale, all'immagine pop fino all'installazione urbana. Con dipinti materici e colore nelle sculture, in una ricerca ludicamente visionaria.

 Dipingere è continuare a sommare, accumulare, tutto si mescola. Ci sono artisti che credono che annulleranno tutto ciò che li precede con la loro opera, ma può darsi che ciò che ci precede annulli tutti noi, tutto è mescolato, niente ha messo fine a niente. 

Mi sono abituato a guardare il mondo attraverso gli occhi della cultura. Per farla breve, osservo, apprezzo e provo simpatia per una mela dipinta da Cézanne. Mi piace il cielo se assomiglia a un Friedrich e amo i girasoli grazie a Van Gogh.
Manolo Valdés

Noto al grande pubblico per i suoi ritratti femminili, l'artista spagnolo Manolo Valdés ha individuato sin dagli esordi la propria poetica, inserendosi nel lungo solco della tradizione figurativa e traendo spunto dai più celebri capolavori del passato per reinterpretarli in maniera assolutamente attuale.
La mostra allestita al Museo di Palazzo Cipolla (voluta dal Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, realizzata da POEMA in collaborazione con la Galleria Contini di Venezia e curata da Gabriele Simongini), propone una settantina di opere (provenienti dallo studio dell’artista e da importanti collezioni private) fra quadri e sculture (in legno, marmo, bronzo, alabastro, ottone, acciaio, ferro, ecc.), alcune delle quali di grandi dimensioni che danno conto del percorso creativo dell'artista dai primi anni Ottanta (poco dopo la conclusione dell’esperienza di Equipo Crónica) ad oggi. 
 
Allestimento della mostra Manolo Valdés. Le forme del tempo. Palazzo Cipolla, Roma

Tanti gli interlocutori, i maestri antichi che sollecitano l'artista ad una reinvenzione di figure diffuse nell'immaginario collettivo: da Rogier van der Weyden a Cranach e Dürer, da Velázquez a Rubens e Zurbarán, da El Greco a Ribera e Rembrandt, e tra i maestri del XIX-XX secolo: Goya, Manet, Picasso, Léger, Matisse, Torres García, Lichtenstein. Tuttavia il confronto con il grande autore di Las Meninas, è centrale, dominante, nella ricerca ludicamente visionaria di Valdés.

L’opera-matrice, di capitale importanza per l’inesausto andirivieni di Valdés nel labirinto della storia dell’arte, è Las Meninas (1656) di Velázquez, non solo e non tanto per la citazione di forme e figure, quanto soprattutto per quell’intreccio fra realtà ed illusione, per quel gioco con la verità e con le apparenze, che costituiscono il cuore di quel capolavoro (talmente potente da indurre, fra gli altri, Picasso a realizzarne 44 versioni fra l’agosto e il dicembre del 1957) e del barocco spagnolo ma anche del lavoro stesso del protagonista della mostra a Palazzo Cipolla.
Gabriele Simongini

La sapiente lavorazione dei materiali più vari è una delle spiccate caratteristiche dell’artista spagnolo che approda ad esiti quasi illusionistici, in grado di suscitare una sensazione tattile, riuscendo "a conferire una tridimensionalità scultorea a figure e personaggi prima condannati alla bidimensionalità della tela, in un continuo ribaltamento di ruoli nei valori plastici attribuiti alla pittura con la sua strabordante matericità e in quelli pittorici dati spesso alla scultura tramite l’importanza del colore, nonché nella sorprendente materializzazione plastica del disegno in opere di notevoli dimensioni ma dall’estrema leggerezza visiva e poetica". 

Allestimento della mostra Manolo Valdés. Le forme del tempo. Palazzo Cipolla, Roma


Manolo Valdés nasce in Spagna, a Valencia, l’8 marzo 1942. Nel 1957 si iscrive alla Real Academia de Bellas Artes de San Carlos di Valencia.
Due anni dopo lascia la scuola per dedicarsi interamente alla pittura. Nel 1962, partecipa all’Esposizione Nazionale di Belle Arti, presentando l’opera “Barca” (ora al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía), nella quale già sono evidenti quelli che saranno gli elementi costanti della sua pittura: il tema figurativo e l’uso informale della materia. Valdés attinge molto dal patrimonio artistico spagnolo, in particolare da Velázquez e Picasso, e dall’informale dei suoi immediati predecessori: Manolo Millares,Antonio Saura e Antoni Tàpies.
Alla fine del 1964, partecipa alla creazione del gruppo Estampa popular, che si distingue per l’uso di immagini pubblicitarie, i prezzi popolari, l’utilizzo delle incisioni come supporto e una tematica prevalentemente basata sulla vita valenciana. Dopo quattro esposizioni individuali, il gruppo si scioglie.

Nel 1965, insieme a Rafael Solbes e Juan Antonio Toledo, Valdés partecipa al XVI Salone della Giovane Pittura di Parigi, ottenendo un grande successo di critica. Nasce così il gruppo Equipo Crónica, che si differenzia dal gruppo precedente per il prevalente utilizzo della pittura e la scelta di una tematica più ampia, impersonale e fortemente influenzata dalla Pop Art, con uno sguardo critico verso il regime franchista e la storia dell’arte. Toledo lascia il gruppo molto presto, mentre Valdés e Solbes continuano a lavorare insieme fino alla morte di quest’ultimo nel 1981.
Nel 1983, Manolo Valdés ottiene un notevole successo anche nell’ambito della grafica e riceve il Premio Nazionale delle Arti Plastiche. Tre anni dopo, viene invitato a partecipare
alla Biennale del Festival Internazionale di Arti Plastiche di Baghdad, dove ottiene la Medaglia d’Oro.

A partire dal 1992, l’artista concentra il suo interesse sulla scultura e decide di aprire uno studio più grande a New York, dove si era trasferito nel 1988. Nel 1999, insieme a Esther Ferrer, rappresenta la Spagna alla Biennale di Venezia. Nel 2000, Valdés ritorna in Spagna e alterna i suoi soggiorni tra New York e Madrid. Nel 2002 il Guggenheim Museum di Bilbao gli dedica una retrospettiva. A Madrid, realizza un insieme di sculture per il nuovo aeroporto internazionale.
Nel 2006, al Museo Reina Sofia di Madrid, si tiene una retrospettiva, nella quale vengono riuniti tutti i lavori dei suoi ultimi venticinque anni. Da menzionare sono, a seguire e fra le tante, le esposizioni del 2008 al National Art Museum of China di Pechino e allo State Russian Museum di San Pietroburgo; nel 2019 gli è stata dedicata un’importante antologica nel Museo Casa Rusca di Locarno.

Manolo Valdés.Le forme del Tempo. Museo di Palazzo Cipolla, Roma, fino al 25 luglio 2021