Gassman racconta Gassman

L'attore nasce il 1° settembre 1922

Roma, quartiere Aventino. La troupe della Rai entra nella casa di Vittorio Gassman per intervistare l’attore e ricostruire le fasi più significative della sua carriera teatrale e cinematografica. Siamo nel 1967, l’attore romano ha 45 anni. Immagini di repertorio lo immortalano giovanissimo nelle piazze italiane, circondato dalla folla mentre, con dei veri e propri comizi, fa promozione alla sua attività del momento. 

La sua è una biografia difficile da ricostruire. Sarebbe più semplice raccontare cosa Gassman non ha fatto, cosa non ha avuto. A 35 anni viene nominato commendatore mentre piovono sulla sua carriera teatrale e cinematografica premi di ogni tipo e foggia: grolle, nastri d’argento, maschere d’oro, targhe, donatelli. La disinvoltura con cui riesce a passare da ruoli tragici e intensi alla macchietta ne fanno il beniamino di un pubblico eterogeneo che va dall’intellettuale all’operaio. 

Quando Mario Monicelli lo sceglie per interpretare Peppe er pantera ne I soliti ignoti, la sua carriera conosce la prima importante svolta: arriva la commedia.
La seconda svolta è legata indissolubilmente al nome di un altro grande regista italiano: Dino Risi. Il genere rimane quello della commedia, i ruoli sono sempre comici ma i panni sono quelli del borghese in doppiopetto. 

Ho un debito anche nei confronti di un altro regista: Dino Risi che, soprattutto con Il sorpasso, ma anche in altre occasioni, mi ha condotto a ruoli di carattere satirico ma in chiave più realistica e in cui l’osservazione era proprio quella dei dati più contingenti, più quotidiani della realtà: il riscontrabile giorno per giorno con una carica di simpatia un po’ cialtronesca che, se non altro, mi ha molto giovato per stabilire un aggancio di simpatia con il pubblico

Come vede Gassman il Gassman del futuro? Come si immagina la sua vita tra dieci anni? Gli chiede l’intervistatrice. La risposta è spiazzante: 

Francamente, tra dieci anni, spero di essere fuori dal mestiere. Prima di tutto perché concepisco il mestiere dell’attore come oberato da una componente artigianale e fisica così forte che la scurrilità del mestiere diventa intollerabile dopo una certa età…