"Cosmonauta"

La corsa alla conquista dello spazio

Fine anni ’50. Il sogno di conquistare lo spazio ed insieme l’utopia di poter costruire una società più giusta. Sono questi i due perni su cui ruota il film d’esordio di Susanna Nicchiarelli, sceneggiatrice e regista di Cosmonauta (2009). Gli eroi, in questa delicata storia di educazione politico-sentimentale di un’adolescente romana, si chiamano Jurij Gagarin e Valentina Tereshkova, i pionieri dei viaggi spaziali.
Mentre Unione Sovietica e Stati Uniti si sfidano a colpi di missioni in quella che i libri di storia definiscono la “prima era spaziale” (1957 – 1975), in uno degli aspetti che assume la guerra fredda tra le due superpotenze, una bambina di nove anni, Luciana (Miriana Raschillà), sogna che la rivoluzione comunista possa trionfare inaugurando un'era di giustizia ed eguaglianza sociale. Il suo primo atto di ribellione “politica” è scappare dalla chiesa il giorno della Prima Comunione. Dirà alla madre che le chiede una spiegazione: 

Io là non ci torno, perché sono comunista!

Anche suo fratello Arturo (Pietro Del Giudice), ragazzino sovrappeso e solitario, è un fan delle missioni spaziali. Tutte le sere si rifugia sul tetto del palazzo e si sdraia per terra con Luciana al suo fianco: osservano incantati il firmamento e parlano dei loro sogni di adolescenti.
Come in tutti i percorsi di crescita, anche per Luciana arrivano le prime delusioni: i maschi, anche quelli che frequentano la sezione del Pci insieme a lei, le rubano le idee e poi la snobbano, sua madre (Claudia Pandolfi), rimasta vedova di un vero militante, si risposa con un uomo di destra (Sergio Rubini), suo fratello Arturo scopre di essere epilettico.
La bellezza del film di Susanna Nicchiarelli, definita dalla critica “la figlioccia di Moretti”, sono le immagini di repertorio che rispolverano la memoria di un’epopea mitica. Sono i brani scelti per la colonna sonora, da Cuore matto di Little Tony a Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli. E’ la ricostruzione evocativa dell’atmosfera di quegli anni con gli oggetti, gli abiti, le auto, condita da una buona dose di humor e riprodotta con scanzonata leggerezza dall’autrice.

La storia di Luciana mi è servita, come credo e spero, per raccontare un pezzo di storia del mio paese, un'epoca ormai dimenticata in cui la competizione tra due visioni del mondo divideva le nazioni e si giocava nell'orbita terrestre e nello spazio circostante il nostro pianeta. Ma la vicenda di Luciana dimostra anche qualcosa che va al di là dell'epoca in cui si svolge: essa indica come in un percorso di formazione si cerchino spesso altrove, nell'appartenenza ad un gruppo, in simboli e in definizioni inventate da altri, quei punti di riferimento che invece andrebbero cercati in noi stessi. Per chi come me è cresciuto nell'epoca della fine delle ideologie è importante, infatti, poter capire come, anche ai tempi di Luciana, quando le ideologie c'erano ed erano ben consolidate, i giovani e i meno giovani non avessero affatto più certezze di oggi
Susanna Nicchiarelli

Il film è stato candidato ai premi Alabarda d'oro 2010 per la miglior sceneggiatura ed ha vinto il premio Controcampo italiano alla 66ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica. Si è anche aggiudicato il Ciak d'oro 2010 per la miglior opera prima.