La Mostra com'era: 1964

Gli anni Sessanta

Dal 1963 cominciò l'era di Luigi Chiarini, il "professore", che fino all'edizione del 1968 rinnovò lo spirito e le strutture della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Un direttore coerente e autorevole che per sei anni organizzò le sue rassegne cinematografiche seguendo rigorosi criteri estetici nella scelta dei film e opponendosi alla mondanità, alle pressioni politiche e alle ingerenze dell'industria cinematografica.
Archivio della Biennale

Chiarini, che in queste immagini vediamo fare il discorso di introduzione alla cerimonia di premiazione dell'edizione del 1964 della Mostra,  seppe mettere insieme le opere dei maestri con quelle dei giovani emergenti, riconoscendone pari dignità artistica. Da Godard e Dreyer a Bergman e Penn, da Pasolini e Bresson a Kurosawa e Polanski. Truffaut e Rossellini, Losey e Forman. E poi Carmelo Bene, Cassavetes, Resnais, Buñuel (Leone d'oro con Bella di giorno nel 1967).

Gli anni '60 sono un periodo fortemente caratterizzato dal cinema italiano, capace di portare alla ribalta nuovi divi come Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, e di vincere per quattro volte consecutive il premio più prestigioso. Apre la carrellata, nel 1963, Francesco Rosi, Leone d'oro per la regia del film Le mani sulla città; nel 1964 - come mostrano le immagini - il primo premio se lo aggiudica Il deserto rosso di Michelangelo Antonioni, a Venezia insieme alla compagna Monica Vitti. Nel 1965 è il momento di  Luchino Visconti con Vaghe stelle dell'Orsa, premio che smonta le polemiche degli anni precedenti e riconosce il giusto valore al regista italiano. Infine, nel 1966 l'ambita statuine viene consegnata ad un altro connazionale, Gillo Pontecorvo per il film La battaglia di Algeri.