"Prova d'orchestra"

Elogio dell'ordine in risposta al '68? La controversa pellicola di Federico Fellini

Marcello Mastroianni affermò più volte che assistere ai provini di Federico Fellini era un’esperienza unica, perché anche in quei momenti veniva fuori tutta la genialità del maestro riminese. Per Prova d’orchestra l’attore accompagnò il regista a Napoli, città prediletta da Fellini per la varietà di facce e personaggi “felliniani” che offriva. L’arrivo dei due fu anticipato da inserzioni apparse sui giornali locali, dove si informava la popolazione che Fellini era lì per cercare figuranti che avrebbero avuto il ruolo di musicisti per il suo prossimo film. Quando entrò il primo candidato, Fellini gli chiese se sapesse suonare uno strumento, e l’aspirante attore rispose candidamente “Nessuno, ma mio fratello è un genio”: fu immediatamente ingaggiato grazie alla risposta nonsense. Quale altro regista avrebbe fatto la stessa cosa? Eccetto i ruoli da protagonista, per tutti gli altri Fellini non cercava la bravura nella recitazione ma solo i volti, meglio se con un pizzico di follia nello sguardo.

Nel 1977 Fellini accetta l’invito del direttore di Rai1 Mimmo Scarano a dirigere il suo secondo film per la Rai, dopo I clowns di sette anni prima. L’idea di Prova d’orchestra Fellini l’aveva da tempo, sviluppata poi con Brunello Rondi. Le connessioni fra il film e il caso Moro, che molti critici e lo stesso Fellini evidenziarono, emersero molti mesi dopo i fatti. Il regista sosteneva che: 

Una prova d’orchestra è il tentativo di un gruppo di individui diversi, scompaginati, dissociati, distratti, separati, di realizzare sotto la guida di un altro individuo un’utopia, cioè l’esecuzione perfetta di un’idea altrui 

Il progetto fu preso in carico da Paolo Valmarana, capostruttura della rete ammiraglia, il quale faticò non poco a far sbloccare la concessione del finanziamento di 200 milioni di lire previsti dalla Rai, per poi mettere la macchina produttiva nelle esperte mani del delegato Fabio Storelli, direttore dei programmi di prosa e sceneggiati tratti da opere.

Fellini non era un appassionato di musica e per prepararsi al meglio su quel mondo che non conosceva si avvalse della consulenza del maestro Carlo Savina. Per due settimane il regista invitò ogni giorno un orchestrale diverso a mangiare con lui nel suo ristorante romano preferito, da Cesarina, noto per essere anche la “dimora culinaria” di Orson Welles. Con i suoi ospiti Fellini parlò di tutto tranne che di musica: il regista voleva sapere se anche in un’orchestra ci fossero litigi, pettegolezzi, ribellioni.

Il primo ciak fu battuto a Cinecittà il 22 maggio 1978, meno di due settimane dopo l’assassinio di Aldo Moro. Giuliano Geleng e suo padre Rinaldo erano su un set di Fellini per la quarta volta consecutiva: il loro compito era realizzare pitture e affreschi che avrebbero arredato le scenografie di Dante Ferretti. Per Prova d’orchestra i Geleng furono gli autori dei grandi dipinti che ritraevano Amadeus, Mozart, Chopin, Beethoven. A proposito di queste opere Giuliano Geleng ha un aneddoto da raccontare: qualche anno dopo il film, passeggiando in via Panisperna, Geleng notò i suoi quadri in vendita presso la bottega di un antiquario, che accanto al prezzo aveva apposto una targhetta con scritto “dipinto dell’800”. Geleng ritenne l’antiquario vittima di un raggiro di qualche attrezzista di Cinecittà e preferì pensare al bel lavoro che lui e suo padre avevano fatto, tanto da far passare quei dipinti per quadri d’epoca.

Fellini riuscì a rispettare il piano di lavorazione: le riprese durarono un mese senza che la stampa ne venisse a conoscenza. Il doppiaggio fu complesso per il gran numero dei personaggi a cui dare voce: a cominciare dal protagonista, il tedesco di origini polacche Balduin Baas per il quale Fellini volle Oreste Lionello, probabilmente memore dell’accento teutonico che Lionello aveva prestato a Gene Wilder in Frankenstein Junior.

Guardando il film, non pochi pensarono a L’angelo sterminatore di Luis Buñuel, peraltro uno dei registi più amati da Fellini. Nell’elogiare il lavoro del regista, il Presidente della Rai Paolo Grassi fu alquanto criptico nel descriversi: “non amo l’autorità, ma solo l’ordine”. Il 19 ottobre il Presidente della Repubblica Sandro Pertini fece organizzare un’anteprima di Prova d’orchestra al Quirinale, alla presenza del Presidente del Consiglio Giulio Andreotti e di quello della Camera Pietro Ingrao. Terminata la proiezione Pertini chiese che “il messaggio” del film non fosse riferito alla realtà italiana; per Andreotti era importante che il pubblico comprendesse l’importanza del lavoro in comune; Ingrao mostrò irritazione, sospettando un’operazione culturale di restaurazione dell’ordine prestabilito. Antonello Trombadori, deputato del Pci, replicò a Ingrao, suo compagno di partito, che il film di Fellini era una giusta e sacrosanta risposta ai deliri del ’68.  

Scheda del film

Prova d’orchestra di Federico Fellini - 1978 - 70’
Con Balduin Baas, Clara Colosimo, Elisabeth Labi, Ronaldo Bonacchi

Nel salone di un antico oratorio arriva un gruppo di orchestrali che di lì a poco sarà impegnato in una prova per un importante concerto. Alcuni di loro descrivono il proprio strumento e raccontano le loro esperienze pregresse. Non lontani dai musicisti siede un gruppo di rappresentanti sindacali. Finalmente arriva il direttore (Baas) il quale inizia a impartire le prime disposizioni. All’inizio sembra tutto filare liscio, poi improvvisamente gli orchestrali danno segni di inquietudine che li portano a contestare il direttore; e lui, visibilmente arrabbiato, abbandona la sala lasciandola nel caos. Ormai sembra che non ci sia più la possibilità di riprendere le prove con calma, ma all’improvviso un’enorme palla d’acciaio sfonda il muro della sala uccidendo Clara (Colosimo), suonatrice d’arpa. È il segnale per tornare all’ordine. 

Produzione Daimo Cinematografica/Albatros Produktion/Rai1; distribuzione Gaumont. Uscita cinema 22 febbraio 1979, prima tv Rai1 26 dicembre 1979. Nastro d’Argento 1979 migliore musica. Presentato fuori concorso a Cannes 1979.

Fonti

Mario Verdone Federico Fellini, Il Castoro 1995
Aldo Grasso Storia della televisione italiana, Garzanti 2000
Tullio Kezich Federico, Feltrinelli 2010
Jean A. Gili Marcello Mastroianni, EdizioniSabinae 2019
La Repubblica/Robinson, 14 dicembre 2019
Conversazione con Giuliano Geleng, 20 dicembre 2019

Per gentile concessione della Direzione Comunicazione della Rai