Silvana Mangano, l'antidiva che ballava da sola

Silvana Mangano, l'antidiva che ballava da sola

Un ricorso a 32 anni dalla scomparsa

Silvana Mangano, l'antidiva che ballava da sola
Sarà per sempre nella memoria degli appassionati di cinema nel ruolo di Silvana, la mondina di Riso amaro. Pantaloni arrotolati, una maglietta aderente, statuaria e conturbante allo stesso tempo. A 32 anni dalla sua morte, se si pensa a lei, la prima immagine è quella. Ma non ha mai amato il ruolo che le ha dato la fama. Negli anni il suo aspetto ha avuto una mutazione decisa, diventando quasi etereo, elegante, rarefatto. La sua vita privata, per carattere appartata e schiva, era aperta solo a pochi amici.

Una persona complessa, secondo alcuni enigmatica, molto disciplinata, capace di grande controllo. A tre giorni dal parto di uno dei suoi figli, era già sul set de L'oro di Napoli di Vittorio De Sica, film che ha amato moltissimo, girato nel 1954 in bianco e nero. Qui interpretava Teresa, una prostituta ingannata e umiliata dal suo uomo che le aveva promesso di sposarla. Un ruolo intenso nel quale la Mangano esprimeva tutta la sua sensibilità. Nella scena madre, quando Teresa coglie l’inganno, il regista la riprende in primo piano mentre scoppia a piangere e dice:

Nun se tratta così una persona
Teresa-Silvana Mangano

Tutto è così vero, autentico. La battuta non sembra frutto della sceneggiatura ma incarnazione del suo dolore reale. Tanto vera che si dimentica il suo aspetto favoloso. Nell’Italia bacchettona del 1954 Teresa è solo una donna che soffre ed è indimenticabile.

A 16 anni aveva vinto il concorso di Miss Roma. A 18 era stata scelta da Giuseppe De Santis per il ruolo della mondina, nel film Riso amaro del 1949. Opera neorealista di grande drammaticità. Diventata una star, declina l’offerta di lavorare in America. Ancora qualche film e Silvana Mangano darà una svolta alla sua carriera. Con Alberto Lattuada gira Anna, film del 1951 dove è una ballerina di night club che prende i voti. La foto ricordo è quella in cui balla scatenata sulle note della canzone El negro zumbon: bellissima, ammiccante, ironica. E Mambo di Robert Rossen del 1954, dove sempre ballando magnificamente si meritò il titolo di "Rita Hayworth italiana". Le piaceva molto ballare, soprattutto da sola, raccontavano gli amici che frequentavano la sua casa. Ballava da sola, si scatenava. Il suo sogno era stato quello di diventare ballerina e per questo fin da giovane aveva studiato danza.

Nel 1948 conosce il produttore Dino De Laurentis che sposerà l’anno successivo. Comincia a cambiare pelle. A scegliere un cinema più raffinato e registi intellettuali come Pier Paolo Pasolini e Luchino Visconti. Anche il suo corpo subisce un cambiamento radicale. Diventa meno fisico, più etereo. Il viso bellissimo si affina. Interpreta Penelope e Circe nell’Ulisse di Mario Camerini del 1954 accanto a Kirk Douglas e Anthony Quinn, una produzione hollywoodiana. Poi altri due film importanti: La diga sul Pacifico di René Clemént del 1958 e il capolavoro La grande guerra di Mario Monicelli del 1959, due tra i suoi film preferiti, con Vittorio Gassman e Alberto Sordi. Si è sempre detto che Alberto Sordi, scapolo per tutta la vita, abbia avuto un solo grande amore, Silvana Mangano.

Io lo chiamavo zio Alberto. Lui la amava tanto. Era sempre a casa nostra. Adorava mamma. Era bello perché la faceva ridere
Veronica De Laurentis la figlia

Nel 1961 gira Il giudizio universale, di Vittorio De Sica, film che ebbe poca fortuna ai botteghini. Con Luchino Visconti gira tre film importanti: Morte a Venezia del 1971, Ludwig del 1972 e Gruppo di famiglia in un interno del 1974. Il primo incontro tra il regista e l’attrice fu intenso:

Ha cominciato a parlare del mio personaggio e più parlava più mi spaventavo perché voleva che interpretassi sua madre, una grandissima responsabilità. Mi disse: nel mio ricordo sarai sempre mia madre. Una cosa molto commovente 
Silvana Mangano

Anche Pier Paolo Pasolini rappresentò per Silvana Mangano l’emancipazione dai ruoli di sex-symbol e maggiorata degli esordi. L’attrice voleva sempre migliorarsi. Il primo film fu l’Edipo re del 1967. Silvana Mangano era la tragica Giocasta. Poi Teorema del 1968, in cui era una moglie e madre che rivoluzionava il suo stile di vita, dopo l’incontro con un ospite trasgressivo. Film questo che subì aspre critiche e il sequestro per oscenità. Nel 1972 partecipa al film Lo scopone scientifico di Luigi Comencini, che insieme a L'oro di Napoli, La grande guerra e La diga sul pacifico, sono stati i suoi film più amati.

Era una donna molto diffidente nello stabilire amicizie. Però quando questo avveniva era un’amica straordinaria. Divertente e allegra. Non come appare nelle foto sempre cupa e chiusa 
Piero Tosi costumista

Silvana Mangano e Dino De Laurentis ebbero quattro figli. Tre femmine e un maschio. Il ragazzo morì in un incidente aereo a 25 anni, nel 1981. Niente fu più lo stesso. Si separò dal marito e si raccolse sempre più nella sua casa, tra i veri affetti. Tornò a recitare due sole volte: con una piccola parte in Dune di David Lynch del 1984. Un'apparizione quasi gotica: La Reverenda Madre Ramallo. E insieme a Marcello Mastroianni Oci Ciornie di Nikita Mikhalkov del 1987, la sua ultima struggente apparizione sul grande schermo. Morì due anni dopo, il 16 dicembre 1989, malata e stanca. Aveva 59 anni.

Per ricordare l'attrice Il film di Giuseppe De Santis del 1957 Uomini e lupi in cui recita accanto a Yves Montand