"Falchi" di Tony D'Angelo (2017)

Quegli agenti in moto che devono somigliare ai criminali

Giorgio Caruso non fa giri di parole quando parla della sezione speciale della Polizia a cui si è ispirato nel 2016 per scrivere, insieme a Toni D’Angelo e Marcello Olivieri, soggetto e sceneggiatura di Falchi, diretto poi dallo stesso D’Angelo:

Spesso quelli della Falchi sono border line, pronti a compiere un atto illegale per ottenerne uno legale dal risultato concreto più importante, muovendosi su una linea grigia, sottile e pericolosa

Creata nella prima metà degli anni ’70 dal Prefetto di Catania Emanuele De Francesco, l’unità speciale ‘Falchi’ rispondeva all’esigenza crescente di contrastare la microcriminalità, tanto da essere successivamente introdotta in altre città dell’Italia del sud e infine anche a Roma e Milano. La mitologia della ‘Falchi’ nasce e si sviluppa specie negli anni ’90 a Napoli, dove militano agenti che hanno una profonda conoscenza del territorio. Nel descriverla Caruso, napoletano doc, spiega che i poliziotti nel guidare moto di grossa cilindrata sono privi del casco perché per la malavita locale è sinonimo di legalità e dunque con quello in testa gli agenti verrebbero subito identificati; i poliziotti invece devono assumere atteggiamenti e avere sguardi analoghi a quelli che hanno i criminali a cui danno la caccia. Insieme all’alta professionalità e al coraggio, quelli della ‘Falchi’ devono possedere anche “un pizzico di follia”, avendo un ruolo più pericoloso rispetto a quello di molti altri loro colleghi, non potendo contare né sulla “protezione” della divisa, né su una distanza di sicurezza dai malviventi.

L’idea di Falchi risale al 2008 quando Gianluca Curti, produttore della Minerva Pictures Group, sul set partenopeo di Fortapàsc di Marco Risi conobbe un agente della ‘Falchi’; otto anni dopo quell’idea diventò lo script del film di D’Angelo che Curti e Gaetano Di Vaio della Figli del Bronx presentarono a Paola Malanga, responsabile produzioni di Rai Cinema. Curti ricorda che fra i tre sceneggiatori ci fu un serrato confronto nel più assoluto rispetto non soltanto dei propri ruoli, ma anche dell’amicizia e della stima che ciascuno aveva per l’altro; a differenza delle produzioni americane dove generalmente le sceneggiature, una volta terminate, vengono “blindate”, in Europa - specie in Italia - spesso il regista ha facoltà di decidere se affrancarsi dallo script o meno. Caruso racconta che in fase di scrittura D’Angelo si comportò da sceneggiatore senza mai rivendicare il ruolo che avrebbe avuto successivamente e che gli avrebbe consentito “l’ultima parola”. Caruso e gli altri scrissero due finali: uno nero, l’altro nerissimo. D’Angelo ha girato il primo.

In Falchi sono presenti alcune sequenze di combattimenti clandestini fra cani, gestiti dal clan mafioso cinese, eppure i titoli di testa e di coda contengono l’avvertenza che nessun animale ha subìto alcun tipo di violenza. Su questo Curti assume un atteggiamento tetragono, rivendicando non soltanto la bravura dei tecnici degli effetti speciali, ma anche il suo innato e profondo amore per gli animali, specialmente i cani.

Lo stile di D’Angelo si ispira ai suoi idoli di Hong Kong Johnnie To, John Woo, Andy Lau e agli americani William Friedkin, Michael Mann e Abel Ferrara (di quest’ultimo D’Angelo è stato aiuto regista). Per la colonna sonora D’Angelo non poteva non ricorrere a papà Nino il quale, come nel film d’esordio del figlio Una notte, anche in Falchi in un cammeo veste i panni di un tassista. Nino D’Angelo firma il main theme con Puortame cu te, che gli farà guadagnare una candidatura al Globo d’Oro.

Con orgoglio Curti rivendica d’essere uno dei pochi produttori italiani attenti al genere poliziesco: in Falchi c’è una sequenza dove alcuni componenti della gang di Tuccillo, interpretato da Salvatore Striano, sono seduti di fronte alla tv a guardare Milano calibro 9, il poliziesco che Fernando Di Leo girò nel 1972 e che è diventato nel corso degli anni un autentico cult. Attualmente Curti è impegnato nella lavorazione di Calibro 9, diretto sempre da D’Angelo e coprodotto con Rai Cinema. Girato fra la Calabria, Milano e il Belgio, Calibro 9 è il sequel del film di Di Leo, regista verso il quale Curti ha uno speciale legame essendo l’ultimo ad aver diretto sua madre, l’attrice Leonora Ruffo, in Brucia ragazzo brucia. In Calibro 9 Marco Bocci è Fernando Piazza, figlio di Ugo e di Nelly Bordon che nel film del 1972 erano interpretati da Gastone Moschin e Barbara Bouchet, quest’ultima presente anche sul set di D’Angelo insieme a Michele Placido, Alessio Boni e Kseniya Rappoport. Curti assicura che ne vedremo delle belle.

 
Falchi di Toni D’Angelo - 2017 - 105’
Con Fortunato Cerlino, Michele Riondino, Xiaoya Ma, Stefania Sandrelli

Napoli. Peppe (Cerlino) e Francesco (Riondino) sono due poliziotti della Falchi, l’unità della Mobile specializzata nella caccia alla microcriminalità. A contatto con la malavita, si trovano spesso a camminare sul confine invisibile fra legalità e illegalità. Francesco ha alle spalle l’omicidio involontario di una ragazza che si è trovata sulla sua linea di tiro e che lo ha costretto a una lunga sospensione dal servizio, in uno stato di prostrazione che lo spinge a bere e a consumare droghe; Peppe arrotonda lo stipendio addestrando cani da combattimento per la mafia cinese. I due sono uomini soli ai quali il destino sembra dare una chance rappresentata da due donne: Francesco conosce Mei (Ma), bella e giovane ragazza madre cinese che lavora in un centro massaggi, in realtà casa di appuntamenti; per Peppe c’è Arianna (Sandrelli) con la quale il poliziotto fa amicizia grazie alla comune passione per i cani. Ma le due donne saranno involontarie artefici del tragico destino che accomuna Peppe e Francesco.

Produzione Minerva Pictures Group/Figli del Bronx/Rai Cinema; distribuzione Koch Media. Uscita cinema 2 marzo 2017, prima tv free.

Fonti

filmtv.it

mymovies.it

comingsoon.it

Noir in Festival, Ponte Sisto 2017

Conversazione con Giorgio Caruso, 3 marzo 2020

Conversazione con Gianluca Curti, 3 marzo 2020

Per gentile concessione della Direzione Comunicazione della Rai