Addio Michel Piccoli
L'attore anticonformista amato da Buñuel e Ferreri
Il 12 maggio si è spento all'età di 94 anni Michel Piccoli, attore molto amato da giganti della regia come Luis Buñuel. Per ricordarlo vi proponiamo la visione del film drammatico del 1969 Dillinger è morto, di Marco Ferreri.
Papà violinista di origine italiana, mamma pianista francese, Piccoli nasce a Parigi nel dicembre del 1925. Famiglia borghese, scoprì il teatro a 9 anni e se ne innamorò. Negli anni Cinquanta Piccoli diventerà un importante attore di teatro tanto che oltre a recitare in prestigiose compagnie parigine, incontrerà grandi registi francesi e Peter Brook per il quale esordì in un suo Il giardino dei ciliegi.
Durante la guerra nasce il suo impegno politico che lo accompagnerà per tutta la vita, fino agli ultimi anni. Debutta nel cinema nel 1945 con una piccola parte in Sortilege di Christian-Jaque poi ancora nel ’49 grazie a Louis Daquin, regista comunista che lo fa recitare in Le point du jour. Finalmente è protagonista nel film French Cancan di Jean Renoir nel 1954 ma la vera svolta nella sua carriera è datata 1956 quando Piccoli incontra il regista spagnolo Luis Buñuel che lo chiama per interpretare il ruolo di un prete in fuga durante una rivoluzione in La selva dei dannati. Negli anni successivi, sempre diretto dal regista spagnolo, interpreterà anche il cliente di un bordello con la Deneuve in Bella di giorno, il marchese De Sade ne La via Lattea e ne Il fascino discreto della borghesia e Il fantasma della libertà.
Il sodalizio artistico e umano con Buñuel si ripeterà dieci anni dopo con il regista italiano Marco Ferreri. Ma è anche un momento della storia del cinema dove stanno per avvenire cambiamenti epocali. Come Bunuel anche Godard, che lo ingaggia nel 1962 per Il disprezzo (1962), uno dei film manifesto della Nouvelle Vague, è un autore di rottura rispetto al passato così Piccoli diventa un’icona del ribelle rispetto al cinema precedente.
Negli anni successivi recita per Agnès Varda, Costa-Gavras, Roger Vadim e Jean-Pierre Melville. Le sue scelte privilegiano personaggi mai scontati che hanno come suprema aspirazione, personale e politica, la libertà. Così nel 1968 è prima l’ispettore Ginko nel Diabolik di Mario Bava e Dillinger nel capolavoro Dillinger è morto di Marco Ferreri che qui vi proponiamo. Per Ferreri interpreta altri sei film tra il 1969 e il 1981, tra cui il film-scandalo a Cannes La grande abbuffata (1972), con Philippe Noiret, Ugo Tognazzi e Marcello Mastroianni. L'anno successivo gira L’amico di famiglia di Claude Chabrol e, sempre negli anni Settanta, quattro film con Claude Sautet: da L’amante a Tre amici, a Mado dove interpreta uno uomo di successo che perde la testa per una prostituta.
In seguito lavora con Marco Bellocchio, Claude Lelouch, Leos Carax, Louis Malle, Jacques Rivette, Sergio Castellitto, Manoel De Oliveira. Nel 2011 è il cardinale Melville nel film di Nanni Moretti Habemus papam.
Papà violinista di origine italiana, mamma pianista francese, Piccoli nasce a Parigi nel dicembre del 1925. Famiglia borghese, scoprì il teatro a 9 anni e se ne innamorò. Negli anni Cinquanta Piccoli diventerà un importante attore di teatro tanto che oltre a recitare in prestigiose compagnie parigine, incontrerà grandi registi francesi e Peter Brook per il quale esordì in un suo Il giardino dei ciliegi.
Durante la guerra nasce il suo impegno politico che lo accompagnerà per tutta la vita, fino agli ultimi anni. Debutta nel cinema nel 1945 con una piccola parte in Sortilege di Christian-Jaque poi ancora nel ’49 grazie a Louis Daquin, regista comunista che lo fa recitare in Le point du jour. Finalmente è protagonista nel film French Cancan di Jean Renoir nel 1954 ma la vera svolta nella sua carriera è datata 1956 quando Piccoli incontra il regista spagnolo Luis Buñuel che lo chiama per interpretare il ruolo di un prete in fuga durante una rivoluzione in La selva dei dannati. Negli anni successivi, sempre diretto dal regista spagnolo, interpreterà anche il cliente di un bordello con la Deneuve in Bella di giorno, il marchese De Sade ne La via Lattea e ne Il fascino discreto della borghesia e Il fantasma della libertà.
Il sodalizio artistico e umano con Buñuel si ripeterà dieci anni dopo con il regista italiano Marco Ferreri. Ma è anche un momento della storia del cinema dove stanno per avvenire cambiamenti epocali. Come Bunuel anche Godard, che lo ingaggia nel 1962 per Il disprezzo (1962), uno dei film manifesto della Nouvelle Vague, è un autore di rottura rispetto al passato così Piccoli diventa un’icona del ribelle rispetto al cinema precedente.
Negli anni successivi recita per Agnès Varda, Costa-Gavras, Roger Vadim e Jean-Pierre Melville. Le sue scelte privilegiano personaggi mai scontati che hanno come suprema aspirazione, personale e politica, la libertà. Così nel 1968 è prima l’ispettore Ginko nel Diabolik di Mario Bava e Dillinger nel capolavoro Dillinger è morto di Marco Ferreri che qui vi proponiamo. Per Ferreri interpreta altri sei film tra il 1969 e il 1981, tra cui il film-scandalo a Cannes La grande abbuffata (1972), con Philippe Noiret, Ugo Tognazzi e Marcello Mastroianni. L'anno successivo gira L’amico di famiglia di Claude Chabrol e, sempre negli anni Settanta, quattro film con Claude Sautet: da L’amante a Tre amici, a Mado dove interpreta uno uomo di successo che perde la testa per una prostituta.
In seguito lavora con Marco Bellocchio, Claude Lelouch, Leos Carax, Louis Malle, Jacques Rivette, Sergio Castellitto, Manoel De Oliveira. Nel 2011 è il cardinale Melville nel film di Nanni Moretti Habemus papam.