Il Neorealismo

Alberto Castellano

Il Neorealismo italiano si identifica soprattutto in questi quattro titoli: Roma città aperta, Paisà, Ladri di biciclette e Sciuscià. Capolavori universali perché - spiega il critico cinematografico Alberto Castellano - hanno saputo dar voce, senza retorica, ai dimenticati, agli ultimi e agli oppositori del Regime. La grandezza di Vittorio De Sica e Roberto Rossellini, i due maestri del neorealismo, insieme ai grandi sceneggiatori con i quali lavoravano, consiste nell'aver intuito che la partita si giocava proprio sulla lingua.

Insieme a loro i cosiddetti registi post-neorealisti, che attingono a questa formula senza aderirvi pienamente: Giuseppe De Santis (Riso amaro e Non c'è pace tra gli ulivi), Alberto Lattuada (Bandito), Pietro Germi (Un maledetto imbroglio). Castellano aggiunge alla lista anche i melodrammi strappalacrime di Raffaello Matarazzo (Catene, Tormento, Figli di nessuno) e i registi Antonio Pietrangeli e Pierpaolo Pasolini, soprattutto con Accattone, il suo film di esordio.


Alberto Castellano, saggista e critico cinematografico, ha scritto per Il Mattino di Napoli, attualmente, collabora con il settimanale Film TV e il supplemento de Il Manifesto, Alias. Ha fatto parte di giurie Fipresci (La Federazione della Critica Internazionale) in numerosi festival (Venezia, Ginevra, Lecce, Cluj, Salonicco, Karlovy Vary, Lubiana, Rotterdam, Locarno).

Nello Speciale La lingua del cinema italiano sono presenti anche i seguenti video:

- Il cinema nazionalpopolare
- I dialetti nel cinema
- Il caso Totò
- Il doppiaggio
- Modelli linguistici
- Il cinema di genere
- Il cinema d’autore
- Il cinema italiano, oggi
- Influenza sulla lingua