Tognazzi: l'uomo, l'attore, la televisione

Dal programma "Italiani", 2018

La carriera artistica di uno dei "mostri sacri" dello spettacolo italiano comincia a quattro anni quando recita per beneficienza. Cresciuto, calca le scene nei dopolavoro delle molte città nelle quali si trasferisce a causa del lavoro del padre che fa l'assicuratore. Durante la Guerra, arruolato in Marina di stanza a La Spezia, intrattiene i commilitoni con spettacoli a base di gag e barzellette. Nel 1943 torna nella sua città natale, Cremona, dove organizza spettacoli di rivista, cimentandosi soprattutto con le imitazioni. Nel 1945 è a Milano. La metropoli gli regala la sua prima soddisfazione: vince un concorso che gli apre le porte della rivista con la compagnia della soubrette Erika Sandri. Nel 1950 il cinema si accorge di lui e debutta nel film I cadetti di Guascona di Mario Mattoli.

Nel 1954 nasce sul piccolo schermo la coppia comica Ugo Tognazzi- Raimondo Vianello che dà vita al primo e fortunato varietà della Rai  Un, due, tre, che lo impegnerà fino al 1959 e gli darà successo e notorietà. Nel 1956, insieme a Gianni Agus e Lia Zoppelli, crea la Compagnia Tognazzi con cui porta in giro i suoi spettacoli. Ma il cinema lo cattura sempre di più. Nel 1961, dopo aver interpretato Il federale diretto da Luciano Salce, decide di passare dietro la cinepresa e dirige Il mantenuto, primo di cinque film che, nel corso degli anni, l’attore vorrà dirigere: Il fischio al naso (1967), Sissignore (1968), Cattivi pensieri (1976), I viaggiatori della sera (1979) ai quali si aggiunge, nel ’70, l’esperienza di regista della serie televisiva F.B.I. Francesco Bertolazzi lnvestigatore.

Dopo La marcia su Roma (1962) di Dino Risi, trova la definitiva consacrazione con I mostri di Mario Monicelli. Nello stesso decennio, nasce la collaborazione artistica con il regista più discusso e anticonformista dell'epoca: Marco Ferreri. Con lui gira Una storia moderna: l’ape regina (1963), La donna scimmia (1964), Controsesso (1964) e Marcia Nuziale (1966). E poi, con Antonio Pietrangeli (Io la conoscevo bene, 1965), con Pietro Germi (L'immorale, 1967), con Ettore Scola (Il commissario Pepe, 1969) e con Piepaolo Pasolini (Porcile, 1969). Federico Fellini lo scrittura per il film Viaggio di Mastorna che poi rinuncia a girare. Dalla delusione Tognazzi cercherà di riscattarsi con il ruolo di Trimalcione nel Satyricon (1969) di Gian Luigi Polidoro, realizzato in gran fretta proprio per precedere l'uscita dell'omonimo film di Fellini.

Con Mario Monicelli produce due grandi successi, Romanzo popolare (’74) e Amici miei (1975). Di nuovo con  Dino Risi realizza ln nome del popolo italiano (1971), La stanza del vescovo (1977) e Primo amore (1978). Con Alberto Bevilacqua gira La Califfa (1970) e Questa specie d’amore (1972) e ritrova un Marco Ferreri più maturo in L’udienza (1971) e La grande abbuffata (1973). Con Il vizietto di Edouard Molinaro ottiene un primo e importante riconoscimento a livello internazionale.

Il Festival di Cannes, edizione 1981, lo premia per la sua interpretazione in Tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci: è il raggiungimento di  un traguardo. Intanto un'altra passione irrompe nella vita di Tognazzi, la cucina. Nasce il primo chef del piccolo schermo. Tra un film e l'altro, ama invitare a cena gli amici del mondo dello spettacolo, offrendo cene raffinate ed esclusive. È il suo modo di essere mattatore anche a riflettori spenti.

Tra le sue grandi passioni ci sono anche le donne. Ne ha molte, ma poche sono quelle importanti: Pat O'hara, ballerina inglese madre di Ricky; Margarete Robsahm che sposa e che diventerà madre di Thomas. L'ultima moglie, Franca Bettoja, madre di Gian Marco e Maria Sole, radunerà tutti i figli dell'attore, amatissimi da Ugo, creando una grande famiglia allargata. 

Tognazzi muore il 27 ottobre del 1990, a 68 anni, reduce dal set del telefilm Rai Una famiglia in giallo di cui riuscì a girare soltanto i primi tre episodi, e in procinto di ritornare al suo primo amore: recitare in teatro.