"Tanto pe' cantà": Manfredi porta Petrolini a Sanremo

L'edizione 1970 del Festival

Edizione 1970 di Sanremo, il festival della canzone italiana ospita Nino Manfredi, uomo di spettacolo eclettico con un ricco repertorio canoro e una bella voce cristallina. Dopo un esilarante monologo da intrattenitore arguto qual era, Manfredi tira fuori una sigaretta dal pacchetto che ha nel taschino e pretende di cantare e il pubblico, con un applauso, accoglie la sua richiesta.

A gentile, grande richiesta, anzi a furor di popolo, canterò una canzone di uno che le sapeva scrivere, le sapeva cantare e le sapeva recitare pure un po' meglio di me. No, non è falsa modestia, è Petrolini

Tanto pe' cantà, uno dei cavalli di battaglia del Manfredi cantante, è una canzone musicata da Ettore Petrolini e scritta da Alberto Simeoni nel 1932. Testo scanzonato, inno alla spensieratezza della gioventù, in buona parte in dialetto romanesco, esprime tutto lo spirito ironico di cui Petrolini era capace. Petrolini la interpretava con la sua tipica voce nasale, per fare il verso e prendere in giro i cantanti impegnati dell'epoca. 

La versione più conosciuta del brano resta questa, incisa da Nino Manfredi per il Festival di Sanremo, con arrangiamenti del maestro Maurizio De Angelis, e rimasta vari mesi nelle hit-parade. Manfredi la canta da attore, entrando nella parte del personaggio e trasformandola in un atto unico di cabaret. In un'intervista gli chiesero perché del testo originale avesse sostituito la parola rintontoniva con rincojoniva. Lui rispose scherzosamente: "sennò all'estero non capivano".