De Sica e l'Oscar del 1972

Intervistato a pochi minuti dalla notizia della vittoria

Direi che questo premio, parrà strano, ma mi dà un senso di angoscia in quanto aumenta la mia responsabilità verso la critica, verso il pubblico, di far sempre meglio
Vittorio De Sica 

E' il commento a caldo del regista, a pochi minuti dall'annuncio della vittoria dell'Oscar edizione 1972 per il film Il giardino dei Finzi Contini, ispirato all'omonimo romanzo di Giorgio Bassani, a 26 anni di distanza dalla precedente statuetta assegnata a De Sica dall'Academy per il capolavoro neorealistico Sciuscià (1946). L'opera è una dolorosa presa di coscienza di quanto gli italiani stessi, durante la guerra e l'occupazione nazista del paese, contribuirono con le leggi razziali del '38 e con le deportazioni, alla vergogna della Shoah. 

Canto intenso e pacato per celebrare il delicato fiore della libertà e della democrazia, è un film elegante dove gli attori, magistralmente guidati da De Sica, danno il meglio della loro arte

Il film fu un grande successo di pubblico, mentre più discordante fu la critica, che nel caso di Morando Morandini (Il Messaggero) ne contestò la rappresentazione eccessivamente melensa, mentre per Tullio Kezich (Corriere della Sera) si trattò di uno dei migliori lavori del regista da molti anni a quella parte. Oltre ad aggiudicarsi l'Oscar al miglior titolo straniero nel 1972, l'anno precedente il film di De Sica aveva vinto il David di Donatello e l'Orso d'oro, due Nastri d'Argento al Miglior attore non protagonista (Romolo Valli) e alla Migliore scenografia (Giancarlo Bartolini Salimbeni). 

La versione digitale restaurata, curata dall'Istituto Luce Cinecittà e realizzata presso i laboratori "Studio Cine" di Roma e "L’Immagine ritrovata" di Bologna, è stata presentata nella primavera del 2015.