La coppia De Sica - Zavattini

Un sodalizio lungo trent'anni

Noi due siamo come il cappuccino, che non si sa il latte qual è, e qual è il caffè, ma c'è il cappuccino. Questo significa che c'è stata una specie di vocazione a unirci, ci siamo uniti su una base reale, umana; e quando dico umana voglio dire certi valori espressivi che ci hanno trovato d'accordo subito in partenza, e vorrei dire, la semplicità, la chiarezza
Cesare Zavattini

Il 1935 è l'anno dell'incontro professionale tra Vittorio De Sica e Cesare Zavattini. Nel film di Mario Camerini Darò un milione, l'uno è protagonista, l'altro soggettista. Da lì, per un trentennio la coppia ha dato vita ad una serie di opere che hanno fatto la storia del cinema: da I bambini ci guardano a Una breve vacanza: uno dei pochi sodalizi artistici importanti del nostro cinema, lo definì il critico Claudio G.Fava.
Non si tratta di una coppia chiusa, spesso si allontanano per collaborare con altriregisti e altri sceneggiatori per poi ritrovarsi. Llitigano, discutono, si confrontano, la voglia di lavorare insieme li unisce e riunisce fino al 1974, anno della scomparsa di Vittorio.

Uno laziale partenopeo, l'altro emiliano, uno naturalmente elegante, l'altro così naturalmente 'contadino', l'uno a proprio agio con la voce, l'altro con la scrittura. Entrambi illuminati dalla visione dei film di Chaplin, Zavattini ha portato a De Sica una riserva inesauribile di storie e personaggi mai uguali, un nuovo sguardo sulla realtà e una vena irrazionale che gli hanno consentito di superare gli stereotipi del cinema italiano e lo hanno fatto volare molto alto
Claudio G. Fava

E' il film La porta del cielo del 1944 a segnare l'inizio del sodalizio De Sica regista - Zavattini sceneggiatore. Un "piccolo film", commissionato dal Vaticano che dà loro l'occasione per misurarsi l'uno con l'altro per ottenere, nel 1946, con Sciuscià riconoscimenti in Italia e all’estero, compreso l'Oscar. Due anni dopo, Ladri di Biciclette (1948) fa il bis grazie ad una sceneggiatura originale e alla grande abilità di De Sica di ottenere prestazioni eccezionali da attori che recluta dalla strada. Con Miracolo a Milano (1951) l’obbiettivo si sposta nella favola lasciando più spazio all’invenzione zavattiniana che usa tutto il suo potere immaginativo e il gusto per l'utopia sociale. In Umberto D. (1952) si torna alla presentazione del reale mostrando il dramma quotidiano di un pensionato costretto a vivere con 18000 lire al mese, la situazione è caricata di una tale forza emotiva da provocare reazioni negative nella critica e nel pubblico che preferiscono dimenticare questo aspetto del reale.  Nel 1960 la consacrazione definitiva con La Ciociara (1960) e Il giudizio universale (1961).