A Cannes il restauro di "Sbatti il mostro in prima pagina"

Il film di Marco Bellocchio del 1972

Lunghi applausi e standing ovation per la presentazione al Festival di Cannes, sezione Classics, della versione restaurata del film del 1972 di Marco Bellocchio Sbatti il mostro in prima pagina

Il restauro in 4K, realizzato dalla Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, in collaborazione con Surf Film e Kavac Film, ha avuto la supervisione dello stesso Bellocchio. I negativi scena e suono originali sono stati digitalizzati da Augustus Color.

Interpretato da Gian Maria Volonté nel ruolo del redattore capo Giancarlo Bizanti, Sbatti il mostro in prima pagina 

... racconta una storia che attraversa una serie di eventi reali che hanno scosso in quegli anni la coscienza del paese. Si va dai riferimenti a primi episodi terroristici, come le bombe alla Fiera campionaria di Milano del 1969, o di cronaca nera (la morte di Milena Sutter) a episodi di guerriglia urbana o a eventi traumatici come la strage di Piazza Fontana, la morte dell’anarchico Pinelli, o quella dell’editore Giangiacomo Feltrinelli. Un film con la capacità di trasmetterci il senso di tensione sociale di temperatura ideologica in aumento e di lotta cieca e senza esclusione di colpi tra le varie forze organizzate, istituzionali e spontanee
Gian Piero Brunetta, Storia del cinema italiano  

 Alberto Moravia, intervenuto sulle colonne de L’Espresso, parlò così della vicenda narrata dal film:

Un giornale gode fama di organo di informazione oggettivo, imparziale, indipendente, illuminato. Ciononostante o forse appunto per questo, si tratta di una facciata menzognera dietro la quale si nasconde un proprietario che difende con piena consapevolezza gli interessi dei gruppi di potere e un direttore cinico e pronto a tutti i compromessi. Accade che proprio alla vigilia delle elezioni l’opposizione attacchi i gruppi finanziari che si servono del giornale. Allarmato, il proprietario convoca Bizanti, il direttore, gli chiede di sviare l’attenzione del pubblico dalla vera pista rappresentata dai finanziatori del quotidiano, verso la falsa pista di qualche fatto di cronaca apolitico. Per l’appunto, in quei giorni, una ragazzetta, Maria Grazia Martini, è stata ritrovata violentata e strangolata in un prato della periferia. Una lettera anonima inviata al giornale promette informazioni sull’assassino. Bizanti non perde tempo e si dà con alacrità al creare il diversivo del mostro. Bizanti ha fortuna. Incastra l’autrice della lettera, una povera donna gelosa, e le strappa il nome del presunto assassino, un ragazzo della contestazione. Bizanti non spetava tanto: ecco il mostro e, per giunta, situato, politicamente, a sinistra. A questo punto, però, un giovane redattore, Roveda, non se la sente di seguire il direttore nelle sue immaginose ricostruzioni
Alberto Moravia

 Goffredo Fofi, co-sceneggiatore del film assieme a Sergio Donati, ha raccolto nel suo saggio del 1984, Il cinema italiano d’oggi la testimonianza di Marco Bellocchio:

La lavorazione di Sbatti il mostro in prima pagina era iniziata con Sergio Donati come sceneggiatore e regista. Di comune accordo lui e il produttore avevano giudicato che Donati non era in grado di poter passare ancora alla regia, e così Franco Committeri si dette da fare per trovare uno che riprendesse il film. Io accettai perché m’interessava un’esperienza di questo genere; saltare su un treno già in marcia, vedere cosa si poteva fare come lavoro strettamente professionale, e anche trasformare il film, che era un giallo sul mondo del giornalismo milanese, in un film di taglio politico. Mi trascinai appresso Fofi e con lui riscrivemmo velocissimamente la sceneggiatura giorno per giorno, mentre si girava. Restarono gli ambienti, restarono quasi tutti gli attori, ma vennero aggiunti nuovi ruoli, tra cui quello fondamentale di Laura Betti, e la storia diventò completamente diversa
Marco Bellocchio

Lo stesso Goffredo Fofi ricorda così la sua esperienza di sceneggiatore:

Il mio modello era il Fritz Lang dei piccoli film americani. Una storia veloce che mostrasse il funzionamento del potere dentro i mass-media a partire da un caso di manipolazione politica che era ricalcato su quello di Valpreda

Al film hanno partecipato, tra gli altri, Nicola Piovani, autore delle musiche; Dante Ferretti per la scenografia e Roberto Mastroianni per il montaggio.