Trieste Film Festival 2025
36a edizione
Innanzitutto il manifesto ufficiale della kermesse (in copertina) che quest'anno è opera della fotografa e reporter polacca Monika Bulaj. Per quanto riguarda invece le sezioni del festival, il tradizionale spazio denominato Wild Roses sarà interamente dedicato alle autrici serbe con una selezione di 11 opere tra lungometraggi, documentari, e corti.
Realizzato con il contributo di Film Center Serbia, il focus sarà curato dal regista Stefan Ivančić, produttore e membro del comitato di selezione del Festival di Locarno:
L’obiettivo com’è ovvio è quello di aprire uno sguardo sulla prospettiva femminile della produzione serba contemporanea, muovendosi nella stessa direzione già affrontata nel corso degli anni scorsi attraverso le cinematografie polacca, georgiana, ucraina e tedesca
Tra le protagoniste della sezione ci sarà Iva Radivojević con il suo When the phone rang (Kada je zazvonio telefon), lungometraggio che l’ha posta sotto ai riflettori internazionali grazie alla menzione speciale ricevuta all’ultimo Festival di Locarno, indagine sulla dislocazione e la natura del ricordo, capace di cancellare storia e identità di un intero Paese, attraverso una telefonata della protagonista undicenne.
Altro nome è quello di Emilija Gašić con il suo ultimo lavoro 78 days (78 dana), presentato in anteprima mondiale quest’anno al Festival di Rotterdam e già vincitore di numerosi premi in festival europei, storia di tre sorelle che filmano le loro giornate, tra primi baci e prime delusioni, durante la guerra in Serbia del 1999, come unico rifugio dalle bombe.
Si aggiungono nomi già noti nella cinematografia internazionale, come Milica Tomović, con il suo film d’esordio Celts (Kelti), premiato al 33mo Trieste Film Festival con il CEI-Central European Initiative Award – e scelto dalla Berlinale nel 2021 per concorrere nella sezione Panorama. Ivana Mladenović con Ivana the Terrible (Ivana cea Groaznică), presentato a Locarno nel 2019, e Marta Popivoda con Landscapes of Resistance.
La sezione prosegue con due documentari firmati rispettivamente da Mila Turajlić con The Other Side of Everything (Druga strana svega), che ha riscosso un grande successo dopo la prima mondiale al Toronto Film Festival nel 2017 (come il Premio di miglior documentario lungometraggio a IDFA nello stesso anno), e da Jelena Maksimović con Homelands (Domovine). Completano la lista quattro cortometraggi delle registe emergenti Tara Gajović (Shoulders – U ramenima), Jelena Gavrilović (Nobody here – Nikog nema), Maša Šarović (The city – Grad) e Tamara Todorović (Pink – Roze).
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