"I 400 colpi" compie 60 anni

François Truffaut e il suo primo diario intimo

… Il film di domani mi appare più personale ancora di un romanzo, individuale e autobiografico come una confessione o come un diario. I giovani registi si esprimeranno in prima persona e ci racconteranno del loro primo amore o di uno più recente, una presa di coscienza dinanzi alla politica, un racconto di viaggio, una malattia, il loro servizio militare, il loro matrimonio, le loro ultime vacanze, e ciò piacerà per forza perché sarà autentico e nuovo… Il film di domani sarà un atto d’amore
Francois Truffaut, Cahiers du cinéma, 1957

Nel 2019 I 400 colpi di François Truffaut compie 60 anni. Sessanta candeline che il regista francese, se fosse ancora vivo, spegnerebbe una ad una, religiosamente, con orgoglio e gratitudine. Ed avrebbe ragione di farlo dato che quest’opera prima, scritta e girata a soli 27 anni, anticipa e definisce il senso di tutta la sua produzione cinematografica successiva.
Quella che i critici chiamarono la “rivoluzione della sincerità”, teorizzata da Truffaut sui Cahiers du cinéma qualche anno prima, trova ne I 400 colpi la sua prima realizzazione concreta. Il cinema, per coinvolgere lo spettatore, non può che essere autobiografico, espressione diretta delle emozioni, dei sentimenti, delle gioie e dei dolori che gli autori di questo nuovo modo di raccontare per immagini, hanno vissuto in prima persona. 
Il protagonista di questa storia si chiama Antoine Doinel, ha dodici anni e vive con i genitori a Parigi. Incompreso a casa e a scuola, in preda alle inquietudini tipiche dell'adolescenza, Antoine è irrequieto, monello e svogliato. Una serie di marachelle completamente fraintese dagli adulti che lo circondano, lo porteranno in un riformatorio da dove riesce a fuggire in modo rocambolesco per raggiungere un luogo da sempre sognato: il mare.
La telecamera segue il ragazzo da vicino nella sua corsa liberatoria sulla spiaggia. Il fermo immagine del suo volto in primissimo piano, mentre fissa in macchina, chiude il film lasciando gli spettatori turbati e commossi. Quanti di loro si sono riconosciuti in quel fotogramma, allora come adesso. L’effetto che fece, nel 1967, nelle sale italiane Incompreso di Luigi Comencini. 
Il film raccolse consensi in tutto il mondo. A Cannes, che l’anno precedente aveva bandito Truffaut per le sue critiche all’organizzazione elitaria del Festival, vince la Palma d’Oro per la migliore regia. Subito dopo arriva anche la nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Era nata la Nouvelle Vague.
Il quattordicenne Jean-Pierre Léaud, diventerà, negli anni successivi, il perfetto alter ego del regista. Girarono insieme altri quattro film culto, della cosiddetta “saga di Antoine Doinel”: Antoine e Colette, episodio de L'amore a vent'anni (1962),  Baci rubati (1968), Non drammatizziamo... è solo questione di corna (1970) e L'amore fugge (1979).