Hayao Miyazaki, the never ending man

Il 5 gennaio il regista giapponese compie 80 anni

Le vent se leve!… il faut tenter de vivre!

Un verso del poema di Paul Valery Le Cimitier Marin riassume quello che avrebbe dovuto essere il testamento poetico di Hayao Miyazaki. Con l’uscita nelle sale cinematografiche di tutto il mondo del melanconico film di animazione Si alza il vento, nel 2013 il regista giapponese annunciava il suo ritiro definitivo dal mondo del cinema: avrebbe continuato a disegnare solo per puro diletto personale. 

Un passaggio delicato nella vita di questo meraviglioso artista - sceneggiatore, animatore, fumettista - che il 5 gennaio 2021 spegne 80 candeline. Lo racconta bene il documentario Never-ending man (2016): a 75 anni Miyazaki sente la sua creatività sbiadire, teme di aver già detto tutto, di aver già condiviso, grazie al cinema, i propri sogni e le proprie paure fino in fondo e senza riserve. Ma non è così. 

Il cortometraggio Kemushi no Boro (Boro il bruco) segna un nuovo inizio: nel 2015 Miyazaki tira fuori dal cassetto e  riprende in mano un antico progetto e lo trasforma in un’occasione per sperimentare nuove e più moderne tecniche di animazione fino a quel momento volutamente ignorate a favore del vecchio pennello e delle tempere. Il risultato sono 14 minuti realizzati interamente in computer-grafica, ad uso esclusivo del Museo dello Studio Ghibli, la sua casa di produzione fondata nel 1985. 

Ho idee che potrei non essere in grado di disegnare a mano, e la Computer Grafica potrebbe essere un modo per realizzarle, questa è la mia speranza. È una nuova tecnologia
Hayao Miyazaki

La voglia di vivere di cui scriveva il poeta Valery e che anima i sogni dI Jiro, protagonista del film Si alza il vento, riporta anche Miyazaki, considerato da molti il più grande regista d’animazione vivente, al suo tavolo di lavoro, nonostante l’età. E voi come vivrete? è il titolo dell’opera cinematografica alla quale Miyazaki si sta dedicando dal luglio 2016. Concepita come un dono per suo nipote, il film ha riaperto le porte dello Studio Ghibli a impiegati e collaboratori e insieme ha ridato ai molti estimatori del regista la speranza di assistere ad un altro capolavoro.

La filosofia di Miyazaki unisce romanticismo e umanesimo a un piglio epico, una cifra di fantastico visionario che lascia sbalorditi. Il senso di meraviglia che i suoi film trasmettono risveglia il fanciullo addormentato che è in noi
Marco Müller, già direttore della Mostra del Cinema di Venezia

Questa gallery fotografica ripercorre i 50 anni della straordinaria carriera di Hayao Miyazaki, dalle prime serie animate Lupin III (1971) e Haidi, la ragazza delle Alpi (1974) ai sei episodi de Il fiuto di Sherlock Holmes, comprodotto dalla Rai nel 1982; dall’anime Nausicaä della Valle del vento del 1984, il cui successo permise al regista di fondare lo Studio Ghibli, ai lungometraggi prodotti negli anni ’90 come Porco Rosso (1992) ambientato in Italia, I sospiri del mio cuore (1995), la Principessa Mononoke (1997), record di incassi in Giappone, fino a La città incantata, Orso d’oro al Festival di Berlino nel 2001 e Oscar 2003 per il Miglior lungometraggio d’animazione. In quell'occasione Miyazaki, convinto pacifista, si rifiutò di ritirare personalmente la statuetta in aperta polemica con la campagna militare Usa in Iraq. Invece andò a Los Angeles nel 2014, quando l'Academy gli assegnò un secondo Oscar onorario alla carriera.

Nel 2004 Miyazaki partecipa alla 61a Mostra del cinema di Venezia con un capolavoro indiscusso: Il castello errante di Howl, un manifesto contro tutte le guerre, tratto dall’omonimo romanzo di una delle sue scrittrici preferite, Diana Wynn Jones e l’anno successivo la Mostra lo premia con il Leone d’oro alla carriera. Nel 2008 il Lido ospita l’anteprima di un altro successo internazionale firmato dallo Studio Ghibli: Ponyo della scogliera che in Giappone diventerà anche una pièce teatrale.

Talvolta lo paragonano a me. Mi dispiace per lui perché lo abbassano di livello
Akira Kurosawa su Hayao Miyazaki