Adriaan Peperzak: televisione e immaginario collettivo

Coinvolge o emargina lo spettatore?

Il filosofo Adriaan Peperzak in un'intervista tratta dall'Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche ascrive al mezzo televisivo una grande responsabilità nella creazione dell`immaginario collettivo. Partendo da questa convinzione, egli asserisce la necessità di un codice etico che non deve riguardare solo gli esperti del settore, come sostiene Popper, ma deve essere esteso anche ad altri soggetti - filosofi, scienziati, educatori - coinvolti nel processo di conservazione e correzione di certe tradizioni.
Attualmente lo spettatore televisivo è un osservatore esterno di vicende che non lo riguardano. La televisione, anziché coinvolgere lo spettatore, lo emargina e così facendo, diviene espressione di una cultura museale.

La televisione ha assunto le vesti di una sorta di mitologia collettiva. Nella nostra cultura, le antiche mitologie greca e cristiana, hanno perso qualsiasi capacità di proporsi come rete di raccordo sociale. Al loro posto è subentrata la televisione, che ogni giorno, dalla mattina alla sera, ci presenta immagini, storie, relazioni e opinioni chiave più o meno generalmente accettate. Essa, nel restituirci questa immagine della nostra società, si assume una grossa repsonsabilità: la televisione può dare manforte alla politica.
Adriaan Peperzak

Adriaan Theodor Peperzak è nato il 3 luglio 1929 a Malang in Indonesia, da genitori olandesi. Ha insegnato, tra l'altro, nelle università di Nimega e Amsterdam e presso l'Università Loyola di Chicago. Ha tenuto anche corsi presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

La televisione suscita in me un ulteriore problema: l'intimità. Mi riferisco a quel genere di spettacoli che esibiscono i rapporti sessuali, penso anche a come la televisione trasfroma in oggetto di spettacolo non solo gli stili di vita dei singoli individui, bensì le loro stesse interazioni sociali, le divergenze di opinioni, i dialoghi, le forme di partecipazioni interpersonali, che vanno dal nostro modo di avvinarci agli altri al modo in cui li accettiamo per quello che sono.
Adriaan Peperzak