Adriana Cavarero. La violenza sulle donne

La complicità tra maschi potenti

Episodi che hanno una portata simbolica forte come, ad esempio, il ratto delle sabine dimostrano, secondo la filosofa Adriana Cavarero - ospite del Kum! Festival di Ancona - quanto il tema della violenza sulle donne sia storicamente un tema fondante addirittura della costruzione di imperi: vincere il nemico, conquistare il suo territorio e le sue donne. Poi c'è la violenza consumata nel quotidiano, quella delle molestie e degli stupri di cui si parla nelle pagine di cronaca nera dei giornali, che rappresenta un tipo di violenza perpetrata da un potente a scapito di un inerme in posizione subordinata.

Il fenomeno quindi ha molte sfumature e diversi gradi di gravità ma lo scenario è sempre lo stesso: una violenza condotta su persone - donne, bambini - in posizione socialmente inferiore. L'aspetto meno considerato ma interessante è la complicità che, nell'esercizio della violenza, si stabilisce tra maschi potenti, un costume purtroppo ancora molto diffuso: c'è una solidarietà nella violenza e nell'osceno.  


Adriana Cavarero è professoressa di Filosofia politica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Verona. Tra le fondatrici del pensiero della differenza sessuale, nelle sue ricerche ha fatto emergere le irrisolte questioni di genere nella tradizione filosofica. Le sue riflessioni vertono, da un lato, sul significato della narrazione e dell'espressione vocale nella costituzione dell'identità e, dall'altro, sulle pratiche di violenza collettiva legate alle trasformazioni della guerra contemporanea. Tra le sue opere: Nonostante Platone. Figure femminili nella filosofia antica (Roma 1990); Corpo in figure. Filosofia e politica della corporeità (Milano 1995); Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione (Milano 1997); A più voci. Filosofia dell'espressione vocale (Milano 2003); Orrorismo, ovvero della violenza sull'inerme (Milano 2007); Inclinazioni. Critica della rettitudine (Milano 2013).