Aristotele teoretico. La metafisica

Ciò che va oltre la fisica

Andreas Kamp, in un'intervista del 1993, quando era professore di teoria politica all`Università di Colonia, fornisce la propria interpretazione del termine metafisica, sotto il quale sono stati riuniti quattordici libri scritti da Aristotele (Stagira, 384 – Calcide, 322 a.C.). Il filosofo greco non ha mai scritto un libro intitolato Metafisica, e tale nome, successivamente attribuito, può essere interpretato in due modi; da una parte, come ciò che va oltre la fisica, in senso assiologico o gerarchico, e dall`altra semplicemente come ciò che dal punto di vista della semplice collocazione dei libri viene dopo la fisica. Secondo il docente, la prima interpretazione è da privilegiare, poiché Aristotele inserisce la teologia in una gerarchia delle scienze teoretiche, come la scienza prima, superiore alla fisica ed alla matematica, che tratta anche gli assiomi più universali, alla base di tutti gli altri campi di ricerca.

Il sapere tutto appartiene soprattutto a chi ha la scienza dell'universale: poichè questi sa in un certo modo tutte le nozioni subordinate. E le nozioni universali sono le più ardue ad acquistare perchè le più lontane dalla sensazione.
Ma le scienze più perfette sono quelle che più concernono i princìpi. Ma ancora più suscettibile d'insegnamento è la scienza che specula le cause; poichè insegna che di ogni cosa sa dir la causa.
E chi sceglie l'apprendere e il sapere per se stesso sceglierà soprattutto la scienza per eccellenza, e tale è la scienza del conoscibile per eccellenza, ossia dei princìpi e delle cause, poichè per loro mezzo e da esse si apprendono le altre cose, ma non esse dalle cose subordinate.
E scienza dei princìpi per eccellenza e al di sopra di ogni altra è quella che fa conoscere il fine di ogni operare: che è il bene in ogni cosa e l'ottimo universalmente in tutta la natura.
Aristotele